Nasce il sindacato di destra Rai, indicato leader Palese. Vespa: “Usigrai mi ha maltrattato”
Trecento iscritti, tra antagonismo e orgoglio, hanno lasciato il sindacato unitario per la nuova sigla. In "Unirai" c'è la destra contro l’“egemonia”
Sono trecento (iscritti) come gli spartani, il loro Leonida è Genny Sangiuliano e se afferrano Sigfrido Ranucci ora lo fanno nero, anzi, Bruno (Vespa). Siamo finiti all’auditorium Due Pini, sulla Cassia, per raccontare la Rai delle Termopili. Nasce il sindacato dei giornalisti di destra e il nome è un programma. Si chiama Unirai ma viene fondato per separarsi, dall’Usigrai, il sindacato unitario, qui anche detto il sindacato dei “puzzoni”, ma, ovviamente, si fa per dire perché “alla fine siamo colleghi”. In compagnia del direttore del Tgr, Casarin, tifoso dell’Inter, con cui stringiamo amicizia malandrina, entriamo nell’accampamento Rai di destra. Contiamo almeno tre direttori che ci hanno querelato, uno che ci ha ammonito, oltre al solito Francesco Giorgino, il mezzo busto Rai che ci guarda come se gli avessimo tamponato l’auto. Grazie a Casarin riusciamo forse a “transare” con tutti loro perché oggi il nemico è caduto: “Abbracciamoci, fratello”.
Pochi lo sanno, ma in Rai ci sono stati giornalisti che sono stati umiliati, sfidati, perseguitati a diecimila euro al mese, 240 mila euro l’anno. Oggi vi raccontiamo la storia di uno di loro. E’ l’uomo che porta tutte le ferite. Si chiama Bruno Vespa e da almeno quarant’anni sopporta le angherie del sindacato dei puzzoni, quello rosso, l’Usigrai. Dice Vespa, il patriarca: “Questo sindacato mi ha sempre riservato parole di spregio. Mi presento: sono un pregiudicato Usigrai. In Rai c’è stato un problema di democrazia”. Applausi. Era lui la sorpresa che il Foglio ha bruciato, dando notizia della sua partecipazione. E’ lui l’ospite d’onore ma il più potente è Giampaolo Rossi, il dg Rai. Ci sono pure i consiglieri di cda, Agnes, De Biasio, Di Majo, Di Pietro, oltretutto il piano direttori di Viale Mazzini (Pionati, Mariella, Petrecca, Corsini, Mellone). Mezza commissione di Vigilanza Rai è sbarcata sulla Cassia in questo teatro che fa tornare in mente i balletti di Pina Bausch. Eravamo convinti che si trattasse di una storia di emancipazione sindacale, e invece, a tratti, sembra di stare in quei gruppi di terapia per controllare la collera. Il direttore del Tg1, Chiocci, che non si scompone neppure di fronte al Papa, arriva per ultimo, ma quello che arriva sempre in ritardo è Mellone, il direttore del Day Time. Oltre a fare il direttore fa pure l’artista, il regista, scrive poesie, forse consegna pure le pizze a casa. Ebbene, il rider Mellone, non solo arriva per ultimo, ma dice due parole e scappa perché “ha un impegno”. Sangiuliano, in versione presidente della Repubblica, manda un telegramma, che legge Giorgino, per benedire la nuova creatura. In pratica, in silenzio, in questo paese, a Viale Mazzini, si è consumata una feroce battaglia. Non tutti lo sanno, ma in Rai, il giornalista di destra è stato maltrattato dall’equivalente della Cgil, l’Usigrai, diretta dal potentissimo Vittorio Di Trapani, oggi presidente Fnsi, che sarebbe un Landini ma molto più cattivo. Ce lo spiega Piero Vigorelli, quasi ottant’anni, il direttore che aveva fatto innamorare Berlusconi, lo volle al Tg5, ma che in Rai è stato pure direttore del Tgr. Ci afferra per un braccio e ci dice: “Hanno sempre avuto il monopolio. Decidevano loro le promozioni. Guarda, quello l’ho assunto io”. Alla spicciolata arriva la Rai che oggi può gridare al mondo, grazie a Meloni, “Gramsci sei un delinquente”. Paola Ferrari, l’amica della ministra Santanchè, viene scortata da un giornalista di Rai Sport. Luca Salerno del Tg2 sembra uscito da una barberia. Il giornalista Marco Lollobrigida indossa la giacca scozzese. Il caporedattore Monfreda, che fa ora la parte di Vigorelli, racconta ancora che la battaglia per separarsi da questi spietati aguzzini va avanti da tempo: “Devi sapere che una prima componente di destra l’ha fondata Vigorelli. Era Singrai. Poi è nata la mia e poi l’altra ancora, la corrente Pluralismo e Libertà”. Mentre lo dice giunge Nicola Rao, direttore Rai comunicazione, Fabrizio Cassinelli, altro direttore che si occupa di comunicazione Rai. Il solito Giorgino prende appunti. Ha più fogli di un ministro. Citerà Schumpeter e dirà frasi come queste: “Questo evento vuole sviluppare un bilancio prospettico. Siamo dentro una trasformazione continua e ci sono fattori esogeni ed endogeni”. C’è l’ha pure con la dittatura dello share: “Basta!”. Ma dicevamo della destra in Rai. Sono tutti figli di Maurizio Gasparri, anche lui invitato, che se la piglia contro Netflix (viene giù la sala) anche se a dire il vero, i due sindacalisti di destra per eccellenza, in Rai, sono stati Paolo Corsini, er mutanda, e Genny Sangiuliano. Come sappiamo, er mutanda, fa il direttore mentre Sangiuliano, fa il ministro. La vera passionaria, la donna che ha inseguito il sogno del nuovo sindacato, è Cora Boccia, ma anche lei ora fa il vicedirettore di Chiocci al Tg1, e dunque il vero organizzatore è Francesco Palese, redattore ordinario di Rai news, a cui si deve la bella idea di devolvere il dieci per cento delle quote ai disabili. E’ stato eletto leader. Ci rendiamo conto che non abbiamo ancora spiegato a cosa serva questo sindacato nuovo e che come dice Vespa dovrebbe diventare la Cisl Rai. Viene in soccorso un giornalista che in romano argomenta: “Se stai n’er sindacato, dal Molise te sposti a Roma. Da Roma te sposti al Tgr, dal Tgr al Tg2. Da redattore te fanno corrispondente”. E’ il caso di Claudio Pagliara che ora sta in America, a New York, ma che se solo non avesse avuto un sindacato ostile, in America da mo’ che ci stava. Corsini parla di “cappa asfissiante dell’Usigrai”, il nostro nuovo amico Casarin è un gigante. Sul palco pronuncia la frase dell’oppresso Usigrai: “Le regole ci sono quando non vanno bene a loro”. Facendo due conti il partecipante medio, che ha vissuto nelle prigioni Usigrai, è già caporedattore. In ogni caso, al nuovo sindacato, per dirla alla Vespa “dobbiamo fare i migliori auguri. Siete un manipolo d’eroi”. Ci sentiamo strattonati dall’eterno Vigorelli. Direttore, cosa c’è? “Guarda, guarda, quello, in Rai, l’ho assunto io”.