Sportellate tra Roma e Madrid
Tajani all'assalto di Sanchez. Tra Israele, Ppe ed europee
Dopo l'intervento del ministro degli Esteri alla kermesse dei popolari spagnoli a Barcellona continua le tensioni sull'asse Roma-Madrid. Il premier spagnolo attacca: "In Italia governa l'estrema destra". Tajani replica: "In Spagna l'estrema sinistra governa con i secessionisti"
Francia o Spagna purché sia lagna. O anzi, meglio: legnata. Il nemico del giorno del governo italiano non è più il presidente francese Emmanuel Macron con la sua politica di respingimenti di disperati a Ventimiglia. Ora nel mirino di Roma c’è il socialistissimo Pedro Sanchez e il suo esecutivo in alleanza con i separatisti catalani. Lo scontro si era aperto lunedì con un viaggio a Barcellona in cui il ministro degli Esteri Antonio Tajani, a margine della riunione dei Paesi del Mediterraneo, aveva partecipato ad una kermesse dei Popolari spagnoli organizzata dal candidato Feijoo e dal leader dei popolari europei Manfred Weber. Obiettivo: attaccare la nuova coalizione a trazione socialista e la sua decisione di offrire concessione di un’amnistia ai separatisti catalani pur di rimanere al governo della Spagna. Viaggio notato dai socialisti spagnoli che da Bruxelles avevano definito “poco diplomatico” il comportamento di Tajani. E la cosa sembrava finita lì (una coda dopo la mancata di telefonata fra Meloni e Sanchez dopo il varo del governo di Madrid).
Ma giovedì mattina tra Roma e Madrid si ricomincia a fare a sportellate. A iniziare questa volta è lo spagnolo che a Rtve, nella sua prima intervista da quando è tornato al governo, afferma che “in Italia governa l’estrema destra: mentre noi qui l’abbiamo fermata”. Al pacifico Tajani va il sangue al cervello e su X reagisce con intervento composto quanto il ‘codazo’ di Tassotti su Luis Enrique nel 1994: “In Spagna governa l’estrema sinistra. In Italia l’abbiamo sconfitta. Noi rispettiamo lo stato di diritto. A Madrid accade lo stesso? In Italia governano i popolari, in Spagna i secessionisti”.
A Bruxelles nel frattempo l’entourage del separatista catalano Puigdemont se la ride guardando i tweet dal tavolino dell’eurobouvette: “Sì certo governiamo tutto noi qui – scherzano gli eurodeputati catalani – mi sa che Antonio ha perso la calma a questo giro”. Se il loro obiettivo era “internazionalizzare la questione catalana” meglio di così per Puigdemont non potrebbe andare.
“Questo è un regolamento di conti nei popolari”, spiega al Foglio un alto dirigente del gruppo dei Socialisti Ue, “Non è un caso che sia Tajani e non Meloni a guidare l’assalto”. Secondo i socialisti Ue “Forza Italia si sta accodando a Weber nella sua campagna battaglia politica Spagna, dove intatti i popolari speravano di andare al governo con gli alleati di Meloni di Vox”. Il loro obiettivo è minare l’alleanza tra popolari e socialisti per spostare il Ppe verso Meloni.
Preoccupazione dalle opposizioni, “nel momento in cui si sta negoziando la riforma del Patto di Stabilità, che interesse ha il governo italiano a mettere in discussione la legittimità del governo spagnolo”, commenta da Bruxelles Brando Benifei del Pd. A cui fanno eco dal M5s: “Le parole del ministro degli Esteri non fanno che aumentare l’isolamento dell’Italia danneggiando i nostri interessi nazionali”, spiega una nota pentastellata che definisce “gravissime” le parole di Tajani, il segretario di Forza Italia costretto dalla cronaca a mostrare anche il volto di chi va all’assalto, soprattutto in vista dell’appuntamento di giugno delle europee.
Sullo sfondo del litigio però la battaglia per la posizione europea sul conflitto in Medio Oriente con Sanchez che si intesta in Ue la coordata filo palestinese Bruxelles. Nel suo suo ultimo viaggio ai valichi di Rafah, tra Egitto e Israele, Sanchez infatti ha definito “intollerabile il numero di civili palestinesi uccisi dagli israeliani, chiedendo un’immediata soluzione a due Stati”.
Parole che hanno scatenato l’ira del governo Israeliano che giovedì sera ha richiamato in Israele il suo ambasciatore. Posizioni opposte di Tajani che non a caso ha scelto proprio Barcellona, lunedì scorso per ribadire, in spagnolo, che “l’Italia non sostiene il riconoscimento della Palestina senza prima un accordo con Israele”. Due posizioni quasi inconciliabili che però dovranno trovarsi di nuovo faccia a faccia al vertice europeo di dicembre a Bruxelles. Sul tavolo oltre ad allargamento e migrazione anche la riforma al patto di stabilità, una partita in cui Italia e governo si giocano la sopravvivenza e che si vince però solo giocando bene le alleanze.