la manifestazione a roma
Contro l'odio antisemita tutti i partiti in piazza (tranne Verdi e Sinistra italiana)
Alla manifestazione di Roma il governo si presenta unito insieme a quasi tutte le forze di opposizione. Anche se, sussurra qualcuno, con troppo ritardo. In piazza ci sono all'incirca settemila persone
E’ la piazza dell’unità. Della politica che si compatta a sostegno del popolo ebraico. Anche se, sussurra qualcuno, con troppo ritardo. Anzitutto ci sono loro: i due vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini. Venuti qui, in piazza del Popolo a Roma, per riaffermare che l’antisemitismo è “un seme maligno che non deve rinascere”. “Lunga vita a Israele” ripeterà più volte il leghista. “Sì, ma senza de te”, gli risponde qualcuno dalla piazza. Sul palco si alternano gli altri ministri: Sangiuliano, Valditara, Nordio. C’è il presidente del Senato Ignazio La Russa. Arrivano delegazioni di tutte le opposizioni (ma non Verdi e Sinistra). Oltre ai rappresentanti di oltre quaranta associazioni che hanno aderito. C’è Elly Schlein: “Ci preoccupa il rigurgito di antisemitismo. Importante essere qui contro ogni forma di odio e discriminazione”. Ma sul palco salirà Piero Fassino. Alla fine spunta Giuseppe Conte, che preferisce entrare nella piazza senza passerella vip: “Nulla di nuovo per noi confermare il no a ogni forma di antisemitismo”, dirà. Pur riconoscendo i limiti di “un’operazione militare che ha contraccolpi sui civili”. Ecco anche Carlo Calenda: “Mi sembra importante che tutta la politica sia qui”. Il presidente israeliano Herzog in una video messaggio saluta e ringrazia Mattarella e Meloni. Andrée Ruth Shammah legge una lettera della senatrice Liliana Segre: “Non ho più parole. Solo pensieri tristi”.
Alla manifestazione organizzata dalle comunità ebraiche per dire no al terrorismo e all’antisemitismo ci sono all’incirca settemila persone avvolte nelle bandiere di Israele, dell’arcobaleno con la stella di David e dell’Europa. Ed è proprio la mancata condanna dei movimenti femministi nei confronti del terrorismo di Hamas il principale messaggio lanciato dalla piazza. “Non una di meno, anche se israeliana”, si legge su un cartello retto da due ragazze. “Queer jews lives matter”, su diversi altri. In Francia e in Germania hanno sfilato cortei fiume, qui ci sono più delle 2.500 persone stimate. Ma la piazza è grande, viene riempita per lo più nella prima metà. “E’ in gioco la libertà di tutti, non solo degli ebrei”, dice il presidente della comunità ebraica di Roma Victor Fadlun.
“Avremmo dovuto essere ospiti”, alza la voce la presidente dell’Unione delle comunità ebraiche Noemi Di Segni. “Se non posso girare libera per le strade di Roma con la stella di David abbiamo un problema”. E invece, sono state le forze politiche ad accordarsi. E pensare che in mattinata l’aveva denunciato con parole insolitamente dure il coordinatore della lotta all’antisemitismo istituita presso Palazzo Chigi, il prefetto Giuseppe Pecoraro: “Ma c’era bisogno della comunità ebraica per organizzare questa manifestazione? Perché non l’hanno fatto i partiti? Vuol dire che la comunità ebraica si deve difendere da sola. Non è giusto. Questo è il momento delle scelte”. In piazza ribadirà lo stesso messaggio.
Chi è venuto a ogni modo ha scelto di esserci, per manifestare una presenza non solo fisica ma anche emotiva. Alla fine si sono visti tutti: meloniani, leghisti, forzisti, i dem e anche i Cinque stelle. Le femministe di “Non una di meno”, nonostante l’invito ufficiale rivolto dalla presidente Di Segni in un’intervista al Foglio, non si presenteranno. Sempre Pecoraro, intervenendo in audizione al Senato, aveva reso più esplicito il conto dei casi di antisemitismo registrati dal 7 ottobre in poi: 98. Con Milano e Roma come città più attenzionate dal rinverdire del nuovo clima d’odio. Purtroppo sarà un conto da aggiornare: nella bonifica fatta dalle forze dell’ordine prima dell’inizio della manifestazione vengono ritrovati adesivi con le scritte: sionisti uguali nazisti. La politica (quasi) tutta è venuta qui per dire: mai più. La speranza è che sia vero.