Foto d'archivio Ansa

visti da bruxelles

Così la Lega euro-svalvolata avvicina il Ppe di Weber a Meloni

Pietro Guastamacchia

Il meloniano Lollobrigida raccoglie applausi nel gruppo dei popolari dopo la presa di distanza dagli alleati di Salvini. Fratelli d'Italia ormai è un partito europeista

Bruxelles. La grande adunata delle destre Ue a Firenze lascia il tema delle alleanze europee ancora più confuso. Il primo dare la sua idea per le future intese a Bruxelles, all’alba dell’evento che ha visto Matteo Salvini condividere domenica il palco con i francesi di Marine Le Pen e l’ultradestra tedesca dell’AfD era stato il leader del Ppe Manfred Weber, che settimana scorsa aveva affidato al Foglio sua ricetta per le europee “con noi solo chi è europeista, per l’Ucraina e per Israele”.  All’indomani della kermesse salviniana di Firenze però via Corriere della Sera emerge una versione più povera del piatto weberiano.

La nuova versione del piatto weberiano l’ha proposta il ministro meloniano Francesco Lollobrigida: “Non ci alleiamo con chi è contro Kiev e Israele”. Come è noto, per Lollobrigida la cucina più è povera più è sana e infatti questa versione sembrerebbe pensata ad hoc per il gruppo di Meloni con i benefici allargare il campo delle alleanze anche a chi nel progetto europeo non ci credo proprio fino fondo lasciando libero Fratelli d’Italia di smarcarsi dall’etichetta di “partito europeista” buona per negoziati a Bruxelles ma stretta per la campagna elettorale a Tivoli. La ricetta Manfred Lollo ai popolari non dispiace “c’è spazio per negoziare” spiegano al Foglio dal Ppe, “Fratelli d’Italia è un partito europeista nei fatti, poi si descrivano come vogliono”, commentano dai corridoi dell’Eurocamera a Bruxelles.

A spingere ancora di più Meloni verso il centro ci pensa inoltre Salvini. Il leader leghista infatti non fa presagire di voler abbassare i toni. Se domenica a Firenze lo slogan era “via gli abusivi da Bruxelles, basta burocrazia massonica”, lunedì dal Consiglio trasporti a Bruxelles, (tavolo magari non massone ma certamente molto burocratico), non risparmia un attacco alla presidente dell’Eurocamera Roberta Metsola vuole “riproporre l’inciucio con le sinistre”. Il bersaglio non è casuale, la leader maltese dei popolari, che in questi giorni è impegnata in un tour molto bipartisan del sud Italia assieme al ministro Fitto di FdI ed alla vicepresidente Pd dell’Eurocamera Pina Picierno, per la sua elezione infatti aveva sedotto i voti leghisti con la promessa di una maggioranza alternativa a quella socialisti-liberali-popolari, nei fatti mai arrivata.

Le bordate dei sovranisti infatti continuano volare sul campo dei popolari mentre in mezzo, in cauto silenzio stampa, rimangono i conservatori Ecr, il gruppo europeo guidato da Giorgia Meloni. La famiglia europea di Fratelli d’Italia d’altronde è pronta al salto governista anche a Bruxelles ma di parlare di alleanze con la sinistra non ci pensa proprio, “noi al governo con la sinistra non ci siamo mai stati”, tagliano seccamente dalla delegazione di FdI a Bruxelles, commento rivolto ai due litiganti che invece non possono dire lo stesso.

Ma se è vero che la ricetta Weber apre le porte a Meloni, e la versione fusion di Lollo include anche Salvini, è altresì vero che per i socialisti, titolari assieme a Weber dell’attuale alleanza a Bruxelles, si tratta di un piatto indigesto. “Con Meloni Ppe non è più un gruppo europeista, si gioca la possibilità di governare l’Europa” commentano dalla leadership dei socialisti a Bruxelles. E senza socialisti, pallottoliere alla mano, al momento altre maggioranze europee non se ne vedono. Per Lollobrigida il problema non si pone “dopo il 9 giugno contiamo che ci sia un nuovo quadro europeo e quindi non è utile commentare quello attuale”, si difende il ministro. 

Tutto rimane come prima dunque, sarà il verdetto delle elezioni a sancire quale saranno le alleanze possibili ma è chiaro che la partita si gioca a destra. E se, come i numeri suggeriscono, alla fine si dovessero confermare gli equilibri attuali però rimane l’ipotesi del governo europeo a maggioranza variabile: il grande sogno di Manfred Weber. Una governance europea che oscilla tra Socialisti e Conservatori a seconda dei testi e degli argomenti, con il Ppe come ago della bilancia: un calcio all’attuale maggioranza e con ogni probabilità anche a chi la guida: Ursula von der Leyen. Una maggioranza che decreterebbe un ingresso graduale di Meloni nella governance europea, in cambio di una mano nelle questioni italiane, con Salvini fermo al palo e fuori per un altro giro. Questo sembra essere l’obiettivo dei popolari che potrebbe far gola a Meloni e questo è proprio il progetto su cui Salvini potrebbe invece convincersi a strappare, a Bruxelles, come a Roma.
 

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