l'intervista
Di Segni (Ucei): “Care femministe, se siete per la libertà di tutte le donne scendete in piazza con noi”
La presidente dell'Unione delle comunità ebraiche: "Il 7 ottobre è cambiato il mondo. Chi sostiene democrazia e libertà non può non riconoscersi nella nostra manifestazione. Non una di meno? Spero siano al nostro fianco"
“Non una di meno lo diciamo noi. Se si afferma il riconoscimento della donna nella società, questo deve valere a qualsiasi latitudine. Per questo alle femministe dico: vi aspettiamo al nostro fianco in piazza”. La presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei) Noemi Di Segni si riferisce alla grande manifestazione che ci sarà questa sera in piazza del Popolo a Roma. Convocata per dire no all’antisemitismo e al terrorismo: “Tutte le associazioni che in queste settimane hanno sposato slogan pro Palestina dovrebbero capire quanta libertà avrebbero nell’associarsi alla nostra causa. Altro che finte liberazioni”, dice al Foglio. Annunciando un variegato elenco di presenze che va dai ministri ai sindacati fino a esponenti di tutte le comunità religiose.
Già prima della manifestazione del 25 novembre, quella contro la violenza di genere, Di Segni aveva promosso un appello perché le diverse associazioni femministe condannassero gli attacchi di Hamas sulle donne il 7 ottobre scorso come “femminicidi di massa”, sulla scorta di quanto fatto in Francia dalle aderenti all’associazione “Paroles des femmes”: “E invece in quella piazza c’è stato un silenzio assordante”, sottolinea la presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane. “Ma come si fanno a legittimare certe prese di posizione, se poi quelle che si vorrebbero rappresentare sono le donne che subiscono discriminazioni e violenza? Ecco, rimanere ostaggi del terrorismo, con un mitra puntato addosso, è il massimo della violenza. E invece c’è chi fa finta di non capirlo”. Secondo la presidente dell’Ucei, il 7 ottobre è stato uno spartiacque: “E’ cambiato il mondo. Ma quello che vogliamo riaffermare con la manifestazione di oggi non è solamente la difesa di Israele. L’obiettivo è capire che tipo di convivenza vogliamo qui da noi. Se siamo affezionati alla democrazia, alla libertà, anche religiosa, è impossibile non riconoscersi nei valori veicolati da questa piazza”. Anche per questo la partecipazione sarà quanto più trasversale possibile: “E’ prevista la presenza di ministri, esponenti di tutti i partiti, comprese le opposizioni. E poi ci saranno anche i sindacati, oltre a tutte le diverse confessioni”, racconta Di Segni. Che sulla risposta della politica si dice soddisfatta. “Certo, ci sono delle differenze. Perché c’è chi è stato in grado di usare parole nette. E chi invece, pur condannando il terrorismo, si è speso in distinzioni, nei ‘se’ e nei ‘ma anche’. Che fanno tutta la differenza del mondo”.
La piazza, a ogni modo, sarà anche il tentativo di dare un segnale, visto che l’Italia si è attardata di diverse settimane, rispetto a Francia e Germania, nel manifestare una solidarietà piena nei confronti del popolo ebraico. Stiamo facendo abbastanza per rispondere alle derive antisemite? “Qui da noi l’antigiudaismo è un fenomeno molto radicato. Per questo non credo all’antisemitismo come a un fattore episodico. E’ un fatto strutturale”, analizza ancora Di Segni. “Va fatto un lavoro culturale diverso, quello che ad esempio hanno fatto in Germania. Il tema è come far coesistere il rispetto della memoria del passato con comportamenti pericolosi che continuano sistematicamente a far capolino nella nostra attualità. Bisogna riuscire a fare i conti con la responsabilità della storia. Facendo di tutto perché le masse sfuggano alla propaganda, alla reiterazione di allusioni senza senso. Nel caso specifico, com’è possibile che già all’indomani del 7 ottobre c’era chi fosse convinto che le responsabilità fossero tutte degli israeliani?”.
Una parte dei messaggi più pericolosi si sono diffusi nelle università. “Ma la generalità dell’istituzione è cosa diversa rispetto ai collettivi e ad alcuni professori. Credo che nel complesso la risposta sia stata positiva”, dice ancora la presidente Di Segni. Insomma, sarà una piazza aperta a tutti per condannare questo riemergere, nelle nostre società, della caccia all’ebreo. In cui ci sarà anche spazio per la lettura di un testo “molto sofferto” inviato dalla senatrice a vita Liliana Segre. Alla fine, chissà, verranno anche le femministe di “Non una di meno”? “Magari”, dice in conclusione la presidente. “Ripeto, noi siamo veramente per non una di meno. In difesa di tutte le donne”.