L'editoriale dell'elefantino
La sinistra e l'antifascismo stonato: applausi per Segre
Ambigui sulle memorie, ma all’atto pratico, su Putin e su Hamas, la destra è stata perfetta
Non ho l’onore di conoscerla, ma deve aver pensato che una imbarazzante questione sui piazzamenti alla Scala, palco d’onore o platea, si sarebbe risolta in una sceneggiata incomprensibile. Poi la senatrice Liliana Segre può anche aver pensato che due forme contemporanee del totalitarismo il più aggressivo, fanatico, stragista, barbarico, sono la banda del 7 ottobre, Hamas, e il titolare dell’operazione speciale in Ucraina, Putin. Che le vittime civili della guerra, e i bambini, sono da attribuire a chi dà inizio all’aggressione e costringe il nemico a difendersi per esistere, per vivere, perché non succeda mai più una cosa come lo sterminio degli ebrei dal fiume al mare e la guerra in Europa. Di conseguenza: perché relegare in solitudine imbambocciata, e isolare come estranei, le autorità di maggioranza e di governo? Alcuni di loro sono o saranno ambigui sulle care memorie, ma all’atto pratico, e la ragion pratica è la ragion morale o etica, non si sono comportati male, tutt’altro, sono stati perfetti in tutti e due i casi.
Tra quanti si sentono moralmente superiori, invece, c’è chi ha corteggiato formule ambigue, o si è spinto decisamente oltre, c’è chi non ha capito o ha finto di non capire che non un palestinese è stato ucciso in quanto palestinese, e nessuno in nome di Dio misericordioso, perché una nazione ebraica che si batte per la difesa dei suoi confini e della sua sicurezza è diversa da una comunità del terrore impegnata in una guerra santa contro l’entità sionista. E nessun russo in divisa o no è stato ucciso in quanto russo, è l’aggressione imperialista che un popolo europeo di cui si nega l’esistenza cerca di respingere, con l’aiuto dell’occidente libero e contro un asse della resistenza autocratico che sta dietro a Putin come a Sinwar. La si può pensare in modi diversi, si deve essere detta la senatrice Segre, ma questi dati di fatto sono più forti di ogni opinione, io non mi faccio ostaggio mondano del benpensantismo antisionista cioè antisemita. C’è poi un altro dettaglio non irrilevante, che non dev’essere sfuggito a chi ha rifiutato la sceneggiata antifascista di basso conio. Il fascismo ce l’aveva con le elezioni, con le liste di partito, con la competizione parlamentare sorda e grigia e con lo stato di diritto.
Qui c’è stato un voto a suffragio universale diretto, libero e regolare, secondo le istruzioni di una legge elettorale fatta dal centrosinistra, e si è formata una maggioranza parlamentare che almeno sulla carta promette garantismo e non tribunali speciali, intercettazioni controllate e non retate personali o telefoniche, riforme per riequilibrare il rapporto tra accusa e difesa, non azioni di polizia o di milizia nazionale. Un antifascismo democratico deve partire anche da questo fatto. Ciascuno è libero di dissentire, di esibire ipocondria o idee incompatibili con la classe dirigente eletta da una maggioranza alla guida del governo, ci mancherebbe. Opporsi e anche ribellarsi è legittimo. I diritti sono diritti. Esiste anche il diritto alla diffidenza. Ma non ha senso che una senatrice con forte carisma simbolico lo impegni in una specie di ztl meneghina delle poltrone di platea. Applausi alla prima del 7 dicembre. Anche per lei.