la telenovela
Amendola (Pd): “Giorgetti sul Mes dice falsità. La ratifica dipende dai suoi”
Il ministro ha annunciato la discussione sul Fondo salva stati in Parlamento il 14 dicembre. "Vada dagli alleati a spiegare chi non vuole la riforma: cioè la Lega", ci dice l'ex ministro agli Affari europei
“Giorgetti dovrebbe smetterla di dire falsità in Europa. Dovrebbe andare dagli alleati e confessare loro: la responsabilità della mancata ratifica è della mia coalizione, del mio partito, non del Parlamento. Anzi, se vuole gli preparo il discorso in inglese: dear Gramegna, the responsibility for the failure to ratify lies with my coalition, my party, not with Parliament”. L’onorevole del Pd Enzo Amendola ha letto i giornali di ieri. Ha trovato la ricostruzione di quanto successo nella cena pre Ecofin, quello incaricato di riscrivere il nuovo Patto di stabilità, e proprio non ce l’ha fatta a trattenere l’istinto. “Sinceramente il ministro ci ha stancato. E’ andato a dire che tutto dipende dal Parlamento. Che la ratifica è prevista la prossima settimana. Ma sono loro che continuano a fare melina”. In effetti al direttore del Meccanismo europeo di stabilità Pierre Gramegna, Giorgetti ha detto proprio questo: la partita potrebbe risolversi in men che non si dica. Questo perché anche il ministro dell’Economia si è reso conto di una verità. E cioè che la mancata ratifica del Mes, ai tavoli che stanno ridisegnando il Patto di stabilità non è vista come una merce di scambio, bensì come un’impuntatura che rende meno forte il peso negoziale dell’Italia. Per questo, all’Ecofin straordinario del 18 e 22 dicembre, che dovrebbe essere l’appuntamento decisivo per ridisegnare le dinamiche economiche e finanziarie dell’Ue, l’Italia vorrebbe presentarsi con la ratifica del Mes incartata e pronta per essere messa sotto l’albero. Su questo, intervenendo a margine del vertice brussellese di ieri, Giorgetti ha ripetuto: “Il Mes non è nelle mie mani, è nelle mani dell’organo supremo. Come prevede la Costituzione repubblicana, decide la Camera dei deputati. Mi hanno detto che la conferenza dei capigruppo ha fissato la discussione il 14 dicembre”.
“Ma non lo voteranno nemmeno questa volta, sono tutte scuse”, dice Amendola. “Continueranno a rimandare, buttando la palla in tribuna e non se ne riparlerà prima di gennaio. Sicuro”. Eppure, la soluzione sarebbe a portata di mano. “Io lunedì chiederò alla stessa riunione dei capigruppo che il voto sulla ratifica venga messo in calendario in via prioritaria. Se davvero vogliono approvarlo ci mettiamo un’ora, non una settimana”, dice ancora il deputato dem. “E’ chiaro l’intento di inserirlo al fondo degli ordini del giorno, in modo da poterlo continuare a posticipare, come si fa alla fine dell’anno. Ma se per loro è davvero una priorità facciano una bella cosa: gli diano la preminenza su uno dei tanti disegni di legge, per esempio quelli sull’agroalimentare, che giacciono in questo momento alla Camera”.
Il Partito democratico, peraltro, sempre per bocca dell’ex ministro per gli Affari europei, si è speso in prima persona per trovare un punto di caduta sul Mes. Prevederebbe, contestualmente alla ratifica della riforma del Fondo salva stati, un passaggio alle Camere nel caso di attivazione del Meccanismo di stabilità. Si tratterebbe di raggiungere maggioranze super qualificate, i due terzi di uno o entrambi i rami del Parlamento, proprio con l’obiettivo di rendere la sua richiesta una scelta condivisa da quasi tutto l’arco politico. E quindi non esposta alle decisioni contingenti delle diverse maggioranze. Eppure, anche su quest’ultimo punto, dopo aver registrato delle aperture tra i partiti di governo, è come se fosse calato una specie di silenzio imbarazzato. “Giorgetti dovrebbe avere il coraggio di riconoscere che il problema c’è l’ha nel suo partito. Perché chi non vuole il Mes sono i vari Borghi e Bagnai. Quindi la smetta di dire cose non vere in Europa”, spiega ancora Amendola. “Abbia almeno la decenza di raccontare ai suoi partner come stanno realmente le cose”. Indovinate un po’ chi nella Lega ieri ha preso parola per dire che così com’è il Mes non va ratificato? Proprio Claudio Borghi.
Equilibri istituzionali