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La lettera

Conte rilancia la questione morale: "Meloni mandi a casa Delmastro, Sgarbi e Santanchè"

Il leader pentastellato gioca a fare il Berlinguer e chiede alla premier di "prendere finalmente decisioni chiare sulle condotte dei membri del governo coinvolti in procedimenti penali". L'accusa ai ministri e sottosegretari (anche se non indagati)

"Lei ha sempre detto che la politica, per recuperare la fiducia dei cittadini, deve dare il buon esempio". Così, in una lunga lettera pubblicata da Repubblica,  il leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte ha chiesto alla premier Meloni di rinunciare a proteggere il "suo cerchio magico", abbandonando la "logica corporativa di difesa assoluta dei membri di governo e dei suoi compagni di partito". Andrea Delmastro, Daniela Santanchè, Vittorio Sgarbi, Claudio Durigon, Maurizio Gasparri, Francesco Lollobrigida sono tutti i nomi che Conte passa in rassegna appellandosi alla premier perchè prenda posizione sulle vicende - giudiziarie e non - che li hanno visti coinvolti.

Il leader pentstellato chiede le dimissioni dei soggetti coinvolti. A proposito del sottosegretario Delmastro dice: "Ha utilizzato il suo ruolo per acquisire informazioni riservate, sensibili per l'azione dello stato contro magia e terrorismo, per poi trasmetterle al suoi coinquilino e compagno di partito, Giovanni Donzelli, il quale a sua volta le ha utilizzate per attaccare un partito di opposizione. È grave che resti al governo". E rivolgendosi alla premier, domanda: "Possono sentirisi tranquilli gli italiani se due esponenti del suo partito che ricoprono ruoli così delicati antepongono gli interessi di Fratelli d'Italia alla sicurezza del paese?".

Non risparmia neppure il ministro del Turismo Daniela Santanchè, che Conte accusa di "aver preso in giro il Parlamento e i cittadini su molte circostanze che le sono state contestate e che riguardano questioni fondamentali come il trattamento dei lavoratori". Non si è fatta attendere, intanto, la risposta del Ministro che ha commentato con ironia le parole del leader grillino ."Gli mando un bacio", ha glissato Santanchè.

Dopo aver accennato alla vicenda delle consulenze di Sgarbi e alle inchieste giornalistiche sul sottosegretario Durigon, l'ex premier è tornato all'attacco sulla polemica suscitata dalla notizia della fermata ad personam richiesta dal ministro Lollobrigida, giudicandola un esempio di "classe arroccata arrogantemente nei propri privilegi". "È devastante - continua Conte - sentir dire dal ministro che qualunque cittadino può richiedere una fermata come ha fatto lui. Vuol dire aver perso il contatto con la realtà".

 

In ultimo, il mirino del leader dei Cinque stelle si sposta sul capogruppo al Senato di Forza Italia Maurizio Gasparri e a quella che definisce la sua "oscura attività di lobbismo". "Ha svolto l'attività di senatore per rappresentare gli interessi dei cittadini o di una società privata?", chiede Conte nel suo appello alla premier. E cita le parole della stessa Meloni, ricordando quando, nel 2013, "lei era all'opposizione e con veemenza chiedeva le dimissioni di una ministra. Ecco, ora può fare in prima persona quello che ha chiesto ad altri di fare" dice il leader Cinque stelle. Una richiesta fatta in nome della "speranza che le cose possano cambiare" quella di Conte, che aggiunge: "Sempre più italiani si allontanano dalla politica, si astengono, non partecipano più alla vita democratica perché non ritengono più credibile la classe politica". "Non possiamo permettere - conclude - che quella luce si spenga del tutto con una sorta di “restaurazione” fatta di privilegi e di una classe politica occupata a proteggere se stessa".