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l'intervento

Molte copertine, pochi risultati. I cinque bluff di Meloni in Europa secondo Matteo Renzi

Dal Mes alle partite perse sulla Bei e l'Expo: il leader di Italia Viva attacca i risultati del governo nei tavoli internazionali. Il discorso in Senato

Pubblichiamo di seguito il testo integrale dell'intervento che Matteo Renzi ha tenuto in Senato in occasione delle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del prossimo Consiglio europeo.


 

Signor Presidente del Senato, signora Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, la relazione della Presidente è stata una relazione abbastanza. normale, non vorrei dire quasi burocratica. Molto più interessanti sono state le repliche, anche quelle che non condividiamo, dove la Presidente del Consiglio ha sfoderato la sua vis polemica e ars oratoria con indubbia capacità e dalle quali cerchiamo di trarre un po' di considerazioni, augurando comunque alla Presidente in bocca al lupo, perché - lo diceva molto bene Spagnolli in un intervento che condivido dalla A alla Z, a parte la dichiarazione di voto finale - noi comunque facciamo il tifo per il nostro Governo e la nostra Presidente quando va in Europa.

Ci sono almeno cinque punti però, Presidente, che mi lasciano perplesso e sui quali la invitiamo a riflettere per il futuro.

Il primo: io ho trovato debole la relazione nella parte in cui non si affronta la vera grande questione che c'è. Da cittadino europeista, direi molto più convinto di altri in quest'Aula, io sono terrorizzato per il futuro dell'Europa. Secondo me noi stiamo sparendo politicamente (oltre che demograficamente, ma questa è un'altra storia) e non siamo più, purtroppo, sulle mappe della geopolitica. Non è certo colpa del Governo italiano, ma nemmeno della Commissione o del Consiglio: è un fatto storico-culturale, dove però bisognerebbe che i nostri leader a Bruxelles facessero suonare una campanella o un segnale d'allarme e in questo ci fosse una risposta politica. Faccio un esempio: la presidente Meloni dice giustamente che il Governo è per l'allargamento e questo viene poi sottolineato negli interventi della maggioranza: L'allargamento ai Balcani è un concetto sacrosanto: chi conosce la storia sa che, se nei Balcani non ci si mette mano, poi succedono problemi. Però, il tema dell'allargamento pone una domanda su che tipo di Europa vogliamo. Noi pensiamo di avere un'opinione diversa dalla sua. Noi siamo per gli Stati Uniti d'Europa, noi siamo perché l'allargamento produca una Commissione davvero politica. Questo vuol dire superamento del diritto di voto, Europa a più velocità, non retorica dell'Europa delle Nazioni, elezione diretta del Presidente, non solo del Consiglio, ma del Presidente della Commissione. Questa idea di Europa non è uscita nel dibattito di questi giorni. Le auguriamo di potersi fare promotrice di una discussione perché per noi l'Europa, così com'è, finisce.

Secondo punto, il Patto di stabilità: Presidente, mi perdoni, noi ce la ricordiamo all'opposizione, specie negli anni in cui era al Governo, con il suo atteggiamento coriaceo, per usare un eufemismo; non ci venga a prendere in giro, lo dico con rispetto. Ha detto di voler scomputare dal Patto di stabilità le spese per gli investimenti - bene, brava, bis, siamo d'accordo con lei - e quelle per interessi - bene, brava, bis - ma le hanno scomputate - forse, dicono - tenuto conto degli interessi sugli investimenti. Parliamo di numeri, altrimenti qui si fan ragionamenti astratti: diciamo che da questa norma gli investimenti del PNNR nei settori che possono essere oggetto di interesse sono circa 100 miliardi malcontati, dei quali due terzi sono a debito, con il prestito, e un terzo a fondo perduto, quindi 65 miliardi, dei quali assumiamo che ci sia il 3 per cento di interessi come spesa media; alla fine, abbiamo un guadagno tra l'1,5 e i 2 miliardi annui, che vuol dire lo 0,1 del PIL. Lei, presidente Meloni, quando noi con la flessibilità abbiamo ottenuto 30 miliardi, cioè il 2 per cento del PIL, ha detto che ci siamo svenduti: allora lei ha detto a noi che ci siamo svenduti perché abbiamo portato a casa il 2 per cento di flessibilità e lei, che porta a casa lo 0,1, la racconta come una vittoria storica. Questi sono numeri!

Terzo punto: la politica estera. L'Italia oggi gode del prestigio, secondo la presidente Meloni: io faccio il tifo per lei (finché c'è lei, poi farò il tifo per un altro e ovviamente lavoro affinché ce ne sia un altro, ma diciamo che, finché c'è lei, faccio il tifo per lei), ma non è così. Presidente, la settimana scorsa si è votato perché una cosa è raccontare i titoli dei giornali, altra sono i risultati concreti. C'era da nominare il Presidente della Banca europea per gli investimenti: siamo arrivati terzi su tre; ha vinto la spagnola Calviño, seconda è arrivata la Vestager e terzo Franco. Arrivare terzi su tre alle Olimpiadi significa prendere la medaglia di bronzo, ma in diplomazia significa avere la faccia di bronzo a sostenere che sia stato un successo. 

La stessa cosa - non lo dico a voce troppo alta - è successa sull'Expo (non lo dico ad alta voce, perché già l'altra volta l'argomento dell'Arabia Saudita l'ha emozionata), ma siamo rimasti dietro anche alla Corea del Sud, cioè abbiamo preso 16 voti. È una cosa che dovrebbe far riflettere qualcuno nella diplomazia italiana - purtroppo non è presente il ministro Tajani - ma fatela una riunioncina. Com'è possibile che un Paese che sta nel G7 e nel G20 prenda 16 voti sull'Expo e tutti dicano «Tutto va bene, madama la marchesa»? Questo rinnovato prestigio del Paese esiste nei vostri film, nei vostri post straordinari: ha detto che non si può fare politica estera con le foto; l'ho pensato anch'io, quando l'ho vista fare la foto con Modi, bellissima. Oggi, per provare a commentare il profilo Instagram della Presidente del Consiglio, bisogna sapere l'hindu: è un'operazione geniale, bellissima, che davvero ammiro e lo dico sinceramente, senza ironia, anche perché deriva da una serie di considerazioni che non possiamo fare su come la propaganda indiana ha raccontato l'utilizzo dei social. Bellissimo. Però, Presidente, detto che «Melodi» è affascinante, per ragionarne tra di noi, in politica estera lei in questo momento ha le copertine dei giornali, ma non i risultati e non si permetta, Presidente - lungi da me l'idea di difendere il PD - queste battute contro il PD, Edi Rama e il Partito socialista europeo, che ora sono anche simpatiche, per carità di Dio. Ritengo però che sul Patto con l'Albania lei faccia bene a dire che non c'è alcuna violazione di diritti e chi la attacca su quello, come al solito, fa il suo gioco. Il tema è che sul Patto con l'Albania la penso come Edi Rama, che ha detto alla stampa albanese: a noi non ci cambia niente; a noi non ci interessa niente; alla Meloni serve, perché deve fare le elezioni.

Allora, mettere 70 milioni di euro perché voi dovete fare le elezioni, va bene (insomma, non tanto); almeno però si risparmi di maramaldeggiare sul Partito socialista europeo, perché è evidente che nel PD ci sono varie correnti (ho un master in materia e siamo tutti esperti del settore), ma non può mettere la bocca anche su come funziona il Partito socialista europeo. Pensi ad Abascal, signora Presidente del Consiglio; pensi ai polacchi, signora Presidente del Consiglio; non si metta anche in questa logica di rissa contro il Partito socialista europeo, pensi ai suoi alleati (a cui auguro in bocca al lupo, perché ultimamente non gli sta andando benissimo).

Finisco sul MES, che pure, ragazzi, è sempre un assist per la Presidente del Consiglio, anche perché il favore delle tenebre le funziona benissimo ed è inutile starlo a raccontare di nuovo, ma facciamolo per l'ennesima volta: il MES nasce col Governo Berlusconi; quando c'era il Governo Berlusconi, colei che ora fa la Presidente del Consiglio era Ministro. In quest'Aula, la Presidente del Consiglio è la donna che è stata più giorni al Governo, tranne Dario Franceschini e Maurizio Gasparri (ma ad impossibilia nemo tenetur, per superare quei due, per cui va bene).
Quindi, la Presidente del Consiglio che si dipinge come underdog - e fa benissimo dal punto di vista della sua narrazione - è una Presidente del Consiglio che stava al Governo quando è nato il MES. Voi avete il diritto di dire di no al MES, ma Presidente del Consiglio, faccia votare il Parlamento. Come è possibile che lei, che ci deliziava dei suoi commenti dallo scranno di deputata attaccando il Governo perché non consentiva al Parlamento di discutere le leggi di bilancio, ci abbia nascosto la legge di bilancio che arriverà, se ci va bene, il 19 dicembre per la prima volta in Senato e ci abbia nascosto la possibilità di discutere del MES? Votiamo sul MES, colleghi, uscite da questa retorica per cui siete soltanto una parte della clac organizzata. Votate, dividetevi, se qualcuno è per il MES e qualcuno è contro il MES, venite in Parlamento e vediamo anche le nostre contraddizioni. Io voterò a favore, ma è bello che ci sia un confronto, altrimenti questa retorica sulla democrazia parlamentare fa la fine della retorica sul prestigio internazionale, sul Patto di stabilità, diventa fuffa. Il fatto che lei faccia melina sul MES non le fa onore perché lei è la donna dei sì sì e dei no no, lei è la donna che ha fatto una carriera su questo, ma sulla vicenda Draghi - se lo lasci dire, Presidente - premesso che secondo me le è venuto male il passaggio e succede a tutti, figuriamoci, questa retorica per cui con il suo Governo abbiamo recuperato prestigio internazionale rispetto al Governo precedente non funziona. Sono punti di vista e io rispetto il vostro, anche se lo trovo fuori dalla realtà, ma il punto centrale è che quando voi dicevate che volevate uscire dall'euro - perché lo dicevate - Mario Draghi, con mezza frase, ha salvato l'euro. (Applausi). Quando Mario Draghi ha preso il treno e non si è fermato a Ciampino con una sosta non autorizzata. (Applausi). Quando Mario Draghi ha detto qualcosa in questo Paese ha portato l'Italia ad avere quell'alta autorevolezza e quel prestigio. Mi auguro per lei, Presidente, che anziché attaccarlo cerchi di copiarlo, non può che farle bene.

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