Passeggiate romane
Tra Prodi e Ferragni, Schlein non sa ancora se candidarsi alle Europee
La segretaria sta valutando i pro e i contro di una sua eventuale corsa alle europee mentre non mancano all'interno del partito i dubbi sulla strategia della leader
Gli interlocutori di Romano Prodi nel Partito democratico sono rimasti alquanto colpiti dall’uscita dell’ex premier che sembra aver lanciato Elly Schlein come federatrice del centrosinistra. Prodi, infatti, in questi ultimi tempi, nei colloqui privati con i dirigenti dem che hanno con lui maggiore confidenza, si è lasciato andare ad alcune critiche sulla gestione del Pd da parte della segretaria. Perciò non di aspettavano che poi l’ex presidente del Consiglio le offrisse un assist di questo genere. Tanto più che erano a conoscenza anche della sua perplessità ad andare alla due giorni del partito per l’Europa, e della sua decisione di partecipare solo alla fine, dopo le molte insistenze della segretaria. Raccontano che anche lo stesso Arturo Parisi, arrabbiatissimo per la decisione di Schlein di abbandonare la primarie, sia rimasto molto colpito. Ma il giorno dopo la verità è venuta a galla: Prodi non ha lanciato Schlein come la grande federatrice del centrosinistra (anche se è fermamente convinto che quell’area vada federata e debba andare alle elezioni unita perché non ha altre possibilità di vincere contro il centrodestra), ha assai più banalmente risposto a una domanda diretta. Gli hanno chiesto se la segretaria dem a suo giudizio potesse svolgere quel ruolo e l’ex premier ovviamente non poteva rispondere di no. Una domanda, dicono gli avversari interni di Schlein, ben indirizzata dal suo ufficio stampa.
Nel Pd dove apparentemente tutto tace perché nessuno vuole scontentare la segretaria che farà le liste per le elezioni europee, in molti dubitano anche della linea di Schlein contro Meloni. “Va bene fomentare la polarizzazione tra lei e noi, ma non si può arrivare al punto di difendere Chiara Ferragni, protagonista di una vicenda dubbia pur di dare addosso alla premier che aveva attaccato la influencer. Lo si può fare con Roberto Saviano, ma non con lei”.
Intanto Schlein sta ancora soppesando i pro e i contro di una sua candidatura alle elezioni europee. I pro sono evidenti: riuscirebbe a portare al Partito democratico più voti. Il contro è altrettanto scontato: se si candidasse Giorgia Meloni, come ormai pare certo, qualsiasi sia il risultato del Pd, i mass media, il giorno dopo il voto, darebbero grande risalto alla sfida tra la segretaria del Pd e la presidente del Consiglio vinta da quest’ultima. Perciò Schlein aveva fatto sapere ai fedelissimi che nel caso di candidatura di Meloni lei avrebbe fatto un passo indietro.
Ma adesso c’è un altro elemento da valutare: Conte lascia filtrare la notizia secondo cui chi prenderà più voti alle Europee potrà aspirare a chiedere poi la leadership del campo largo alle prossime elezioni politiche. E la certezza di prendere più voti rispetto al Movimento 5 stelle il Partito democratico può averla solo in un modo: candidando la sua leader, tanto più che Conte non vuole scendere in campo perché ha paura di misurarsi con il voto. Quindi in casa dem la questione è sempre aperta. La cosa, ovviamente, fa infuriare le donne del Pd che aspirano a candidarsi all’Europarlamento, perché se la segretaria sarà capolista, per l’alternativa di genere, verranno penalizzate mentre saranno gli uomini a trarne beneficio.