Il racconto
Mattarella tra Musk e La Russa, cartoline dagli auguri del Quirinale
Il capo dello stato lancia l'allarme sui colossi del web e punge il governo sul premierato. Il presidente del Senato lo elogia. Draghi, Renzi e Conte: foto dal Colle
Meloni è assente malata, e lo ha detto al padrone di casa al telefono. Dunque tutti gli sguardi, qui nel salone dei corazzieri del Quirinale, cadono su Ignazio La Russa, Seconda carica dello stato, che due giorni fa a proposito della riforma costituzionale che verrà aveva piazzato una serie di frasi sui poteri del capo dello stato non proprio simpatiche. In un gioco di iper dissimulata cordialità istituzionale – ah, la forma, signora mia – il presidente del Senato nel suo breve discorso pronuncerà tre volte l’avverbio “meritoriamente” a proposito del ruolo ricoperto da Sergio Mattarella, ringraziandolo. Caso chiuso, almeno per la grammatica. Anche se il capo dello stato nel suo saluto alle alte cariche – pensate a un nome: sono tutti qui, eccetto la premier e il presidente della Camera – suonerà due squilli. Il primo “sull’equilibrio fra poteri”, vedi riforma; il secondo sugli “oligarchi della rete”. Vedi Elon Musk, ospite sabato di Atreju.
In questa versione di “Mat gpt” il presidente parla di intelligenza artificiale con toni cupi. Cita 1984 di Orwell e poi sgancia un ragionamento inedito. E qui si va di resoconto ufficiale: “Oligarchi di diversa estrazione si sfidano nell’esplorazione sottomarina, in nuove missioni spaziali, nella messa a punto di costosissimi sistemi satellitari (con implicazioni militari) e nel controllo di piattaforme di comunicazione social, agendo, sempre più spesso, come veri e propri contropoteri”. Ora, se non ci fosse stato Elon Musk, sabato scorso a Roma, alla festa di Atreju si potrebbe dire che qualsiasi riferimento sarebbe puramente casuale. Invece, non lo è. Attenzione, dice il presidente della repubblica, a questi colossi del web che sono pronti a condizionare la vita democratica degli stati. Li chiama “contropoteri”, ma capisce che ormai il mondo gira così, e che non si possono fare battaglie di retroguardia, ma di libertà.
Mattarella, al di là dell’accenno all’equilibrio fra poteri e al rispetto del Parlamento che può essere piegato alla faccenda del premierato, non entra troppo sulla riforma costituzionale messa in cottura da Meloni. Anche se quest’ultimo accenno è comunque inedito da quando il Consiglio dei ministri ha licenziato il premierato. L’aria è quella comunque composta degli auguri di fine anno. Ecco Mario Draghi, l’unico a cui qualcuno chiede un selfie. “Ma c’è ancora il rinfresco?”, chiede l’ex banchiere centrale ai tanti che lo salutano. La risposta è no: causa Covid, il brindisi è stato annullato. Maurizio Gasparri, che lo conosce da trent’anni, pizzica l’ex premier così: “Sei una risorsa planetaria”. Draghi, che alla fine è di Roma vorrebbe rispondergli in vernacolo, si limita a un “certo, certo”. Giuseppe Conte è l’ultimo ad andarsene. Dario Franceschini pattina silenzioso. Pier Ferdinando Casini sembra divertito. Ecco Luigi Di Maio, celebrato dai suoi ex amici del M5s. Arriva Sergio Costa a salutarlo, poi il questore Filippo Scerra. A tutti l’inviato Ue nel golfo dice “quando state ad Abu Dhabi chiamatemi”. Viene cinto Alfredo Mantovano, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, quando escono i flash di agenzia sul sì dell’Italia del Patto di stabilità: “Sì, si sapeva”. Il grillino Stefano Patuanelli si presenta a Gianfranco Fini (“ma ti conosco, eh”), seduto durante la cerimonia vicino a Fausto Bertinotti, rosso e nero così sbiaditi da sovrapporsi. Matteo Renzi si ferma con Licia Ronzulli e parte l’amarcord sul Cav. “Berlusconi mi fece commuovere quando arrestarono mia madre perché mi disse ‘tutto va bene, ma la mamma no’. Silvio resta un grande”. Santanchè lo invita a Cortina per Natale, al Caminetto (“lo ha prenotato Dimitri”), ma Renzi le dice che passerà la feste a casa. Due settimane a casa può far cadere tre governi, caro Renzi. “Aspettiamo l’estate poi ci divertiamo”, risponde il senatore di Rignano. Tanti auguri dal Quirinale.