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“E' deplorevole”. Lo stupore e l'irritazione della Ue per la mancata ratifica del Mes
A Bruxelles prevale lo stupore per il voltafaccia di Meloni e Giorgetti. "La finalizzazione della riforma è un elemento chiave della nostra rete di sicurezza comune", ha detto il presidente dell'Eurogruppo
Il presidente dell’Eurogruppo, Paschal Donohoe, ieri ha accusato l’Italia di mettere a repentaglio “la rete di sicurezza comune” dell’area euro, dopo che la Camera dei deputati ha bocciato la legge di ratifica del nuovo trattato del Mes. “L’Italia rimane l’unico paese che blocca la finalizzazione di una riforma su cui tutti ci siamo impegnati nel 2021”, ha spiegato Donohoe, definendo “deplorevole” che non sia stato possibile realizzare “una pietra miliare importante verso il completamento dell’unione bancaria”. Il nuovo Mes deve fornire un “backstop” al Fondo di risoluzione unico per le banche in crisi. “La finalizzazione della riforma è un elemento chiave della nostra rete di sicurezza comune nell’area dell’euro, a vantaggio di tutti i paesi membri”, ha detto Donohoe.
Le parole di Donohoe mostrano l’irritazione europea nei confronti del governo italiano, a cominciare da Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti. “Pur nel pieno rispetto delle deliberazioni parlamentari, mi rammarico per l’esito”, ha detto Donohoe. Qualcosa di simile non accadeva dal “crimine del 30 agosto” 1954, quando l’Assemblea nazionale in Francia bocciò la ratifica della Comunità europea di difesa. L’Italia è un paese fondatore dell’Ue, nel primo gruppo dell’euro. Dal “crimine del 30 agosto” al “crimine del 21 dicembre” sono passati settant’anni, durante i quali in Italia i governi sono cambiati a ritmi vertiginosi, ma l’impegno europeista mai. Durante la crisi dell’euro nel 2012 era stata proprio l’Italia – Mario Monti a Palazzo Chigi e Mario Draghi alla Bce – a spingere la Germania ad accettare l’unione bancaria per la consapevolezza della fragilità del proprio sistema finanziario e della vulnerabilità dovuta al suo enorme debito pubblico. Il nuovo trattato del Mes serve esattamente a quello: mettere i soldi di venti paesi – e la Germania più di tutti – a disposizione, non solo dei paesi che non riescono più a finanziarsi a tassi sostenibili sui mercati, ma anche del Fondo di risoluzione unico, chiamato a intervenire in caso di crisi di una banca. Donohoe e il direttore del Mes, Pierre Gramegna, hanno passato gli ultimi mesi a spiegare a Meloni e Giorgetti perché la ratifica è importante. I fallimenti bancari negli Stati Uniti e in Svizzera della scorsa primavera dimostrano che la zona euro non è immune da rischi. Il backstop è la rete di sicurezza del Fondo di risoluzione unico delle banche europee. E’ urgente perché, quando la fiducia viene meno, basta poco per far scattare il contagio, compresa una spirale tra crisi bancaria e crisi del debito sovrano. Il nuovo Mes serve a “rafforzare ulteriormente la resilienza e la stabilità finanziaria dell’area euro nel suo insieme e quella di ogni singolo stato membro dell’area euro, compresa l’Italia”, ha detto Donohoe.
Nonostante le bizzarrie della politica italiana con i suoi populisti anti europei, nessuno a Bruxelles voleva credere che l’Italia potesse bocciare la ratifica. Donohoe e Gramegna confidavano che Meloni e Giorgetti avrebbero messo in riga i parlamentari dei rispettivi partiti. Così succede nei paesi normali. Ancor più dopo aver ottenuto alcune concessioni nella fase finale dei negoziati sulla riforma del Patto di stabilità e crescita. La bocciatura “non ha senso, non è razionale, è contro gli interessi italiani”, spiega al Foglio un diplomatico europeo. “Sono basito”, dice un membro dell’Eurogruppo. Sul piano puramente tecnico, “niente di drammatico”, spiega un funzionario: “Abbiamo il vecchio trattato del Mes che resterà in vigore e il Fondo di risoluzione unico è a pieno regime con i contributi privati delle banche, ma non avrà il backstop pubblico. La vita va avanti”. Sul piano politico l’Italia si è auto inflitta un danno enorme in termini di credibilità e influenza nella zona euro e nell’Ue. “Ci aspettiamo che un paese mantenga la parola data. Una firma sul trattato impegna lo stato membro, anche se cambia governo”, dice il funzionario. In ogni caso, il testo del nuovo trattato del Mes non sarà modificato. Sarebbe troppo complicato riaprire i negoziati e procedere a venti ratifiche, con probabili ritardi per i soliti ricorsi davanti alla Corte costituzionale tedesca. Inoltre, nessuno vuole cedere al ricatto di un unico paese, governato da un premier sovranista che si presenta in Europa come pragmatica, ma non è in grado di dirigere la sua maggioranza. La speranza è che tra qualche mese il Parlamento italiano cambi idea. “Continuerò il mio dialogo al riguardo con le autorità italiane nei prossimi mesi”, ha detto Donohoe.