il colloquio
“Sul ‘no' alle armi il Papa sta con il M5s. Pd, che fai?”. Parla Silvestri
Dopo l'intervento del Pontefice a Natale, i grillini sono pronti a passare all'incasso. "Evidentememte la nostra visione non era tanto sbagliata", dice il capogruppo grillino alla Camera
“Per dire no alla guerra bisogna dire no alle armi. Perché se l’uomo si trova strumenti di morte tra le mani, prima o poi li userà. E come si può parlare di pace se aumentano la produzione, la vendita e il commercio delle armi?”. Potrebbero sembrare parole di Giuseppe Conte, ma ad averle pronunciate lunedì è stato Papa Francesco, nel tradizionale messaggio natalizio in Piazza San Pietro prima della benedizione Urbi et Orbi. Un intervento di cui si è notato il tempismo perfetto per la discussione politica. Ora che i vari partiti si interrogano sui nuovi aiuti da destinare all’Ucraina, su cui ci sarà un voto in Parlamento il prossimo 10 gennaio. Tanto che nei 5s si arriva a dire che “le parole del Papa dimostrano che la nostra posizione, assunta più di un anno fa, evidentemente non era così priva di visione. Anzi, era a ragion veduta”, come dice al Foglio il capogruppo grillino alla Camera Francesco Silvestri.
La scorsa settimana il ministro della Difesa Guido Crosetto ha riferito al Copasir sui contenuti dell’ottavo pacchetto di munizioni da inviare a Kyiv. Un passaggio, quello dal Comitato per la sicurezza della Repubblica, che era l’unico davvero necessario, visto che almeno fino alla fine del 2023 il governo era legittimato a inviare armi sulla base del decreto votato a fine 2022. Eppure è stato lo stesso Crosetto, nell’ultimo Consiglio dei ministri, a scegliere di accelerare sul tema. Presentando un nuovo decreto che estende a tutto il 2024 la possibilità per il governo di inviare nuove armi, sulla base di quanto era già stato fatto con i precedenti. Sarà questo il momento in cui è previsto un passaggio parlamentare, il 10 gennaio prossimo, con il titolare della Difesa che riferirà direttamente alle Camere con un’informativa e il voto sulle risoluzioni. Si aprirà anche un dibattito sul tipo di munizioni che restano in capo alla nostra Difesa. L’iter durerà circa una settimana. “Noi questo nuovo decreto non lo voteremo mai”, dice ancora Silvestri. “Un conto era nell’immediata invasione russa dell’Ucraina, quando abbiamo fatto la nostra parte. Un altro è continuare a non insistere su soluzioni diplomatiche. Mi sembra che anche all’interno del governo siano divisi. Sebbene nella Lega, che è quella in teoria più contraria a inviare armi, preferiscano per adesso fare politica su Facebook piuttosto che in Parlamento”.
Ma nelle mire del Movimento cinque stelle non c’è soltanto la maggioranza, “che evidentemente dovrebbe far proprie le parole del Pontefice”, come spiega ancora il capogruppo grillino. Quanto, piuttosto, le altre opposizioni. A partire dal Partito democratico. Che nelle ultime settimane è sembrato avvitarsi in una serie di discussioni interne sul tipo di atteggiamento da avere a proposito del rifinanziamento degli aiuti militari. Già in primavera, a Bruxelles, il Pd s’era spaccato sul punto. Adesso serpeggia un certo malcontento che potrebbe far vacillare la linea Schlein, che per ora si è mantenuta in continuità con il suo precedessore Enrico Letta. Anche in questo caso i dem si accoderanno ai 5 stelle? “Dove c’è un buon progetto, come sui territori, con loro possiamo dialogare”, dice ancora Silvestri. “Il punto è rendersi conto che la vicenda delle armi dimostra come chi un anno fa ci insultava oggi è costretto a darci ragione. Il Papa non ha mai cambiato idea, ma è evidente che oramai anche nell’opinione pubblica la stragrande maggioranza voglia un maggior impegno diplomatico che in questi mesi non c’è stato”. Insomma, è sul pacifismo che il M5s vuole dimostrare di essere la vera sinistra? Per adesso Conte sceglie il silenzio natalizio, godendosi le feste. Ma è chiaro che nelle settimane a venire è pronto a tornare a battere sul tasto. “Noi lo abbiamo detto prima di tutti. E ora tutti ci danno ragione”.