passeggiate romane
Chi brinda e chi trema nel Pd per Schlein candidata alle Europee
I sostenitori della segretaria sono i meno convinti della discesa in campo per Bruxelles: temono la sconfitta con Meloni. Orlando tentato dalla candidatura alle regionali in Liguria. E a Firenze si spera in una ricomposizione (anche con Renzi)
A questo punto, per come si sono messe le cose nell’ultima settimana, la candidatura di Elly Schlein è un passaggio inevitabile. La segretaria del Partito democratico, che ufficialmente deciderà cosa fare ai primi di marzo, è stata infatti “incastrata” da Giorgia Meloni. Nel momento in cui la presidente del Consiglio ha annunciato di essere pronta a un confronto a tutto campo in televisione con la leader del Pd, confronto che dovrebbe tenersi tra marzo e aprile, ha lanciato a Schlein il suo guanto di sfida. In pratica le ha detto: alle elezioni europee saremo io e te a duellare. Sfilarsi, annunciando che non ha intenzione di candidarsi, per la segretaria dem diventa quindi difficile. Sarebbe come dire: ho paura del confronto nelle urne con Giorgia Meloni.
Al Nazareno qualcuno brinda per la discesa in campo di Schlein ma qualcuno invece trema. E non si sta parlando di qualcuno che appartiene allo schieramento avversario interno al Pd. Andare alla sfida elettorale con Meloni, infatti, per la segretaria può essere un grande azzardo. Difficile, se non impossibile, che la leader dem ottenga più voti della presidente del Consiglio. E quindi è inevitabile che, qualsiasi sia il risultato del Partito democratico alle elezioni europee, la partita tra le due si risolva in una sconfitta di Schlein. Ma sulla candidatura di Schlein al Parlamento europeo c’è da considerare un altro aspetto ancora. Se è vero, come è vero, che la segretaria del Pd si candida per portare più voti al suo partito, è anche vero che per ottenere questo risultato deve presentarsi in tutte le circoscrizioni elettorali. E questo fa storcere la bocca a chi nel Pd (leggasi le ultime esternazioni di Stefano Bonaccini o di Matteo Orfini) è convinto che candidarsi dovunque sia uno strappo troppo brusco con la tradizione del Partito democratico.
Mentre Schlein soppesa i pro e i contro della strada che le si sta aprendo davanti, nel Pd una parte dei “vecchi” big che l’avevano sostenuta alle primarie contro Stefano Bonaccini, sta pensando alla fuga. Non dal partito o dalla politica perché per la maggioranza di loro optare per un altro “mestiere” sarebbe impossibile. No, si tratta di una fuga da Roma e dal Nazareno. E così, mentre Nicola Zingaretti sta spingendo con tutte le sue forze per candidarsi in Europa nella speranza di essere eletto poi capogruppo del Pse nel Parlamento di Strasburgo, Andrea Orlando, che non ha nascosto il suo fastidio per una certa personalizzazione della politica da parte della segretaria, medita la discesa in campo in Liguria. In quella regione si voterà il prossimo anno e l’ex ministro non fa mistero di ambire al ruolo di governatore.
Dalle parti del Pd si sussurra che la partita di Firenze non si sia del tutto chiusa. Al Nazareno infatti stanno cominciando a capire che il rischio di perdere il capoluogo toscano è molto alto e che le conseguenze possono essere devastanti. Perciò sono stati mandati timidi segnali a Matteo Renzi, il quale, però, non sembra affatto intenzionato a cavare le castagne dal fuoco a Elly Schlein e a Dario Nardella. La sua richiesta è sempre la stessa: si facciano le primarie. Anche la ricomposizione interna sembra impossibile perché anche quella dovrebbe passare per la stessa strada, ossia quella delle primarie. Morale della favola c’è chi all’interno del Pd, soprattutto nell’ala riformista, sta cercando di convincere Elly a lasciar perdere la candidatura senza se e senza ma di Sara Funaro e di rimettere tutto in discussione per evitare una possibile sconfitta.