il fronte dem
"Riformare l'abuso d'ufficio". Da Sala a Manfredi e Gori, parlano i sindaci Pd
"Basta con la gogna ingiustificata", dice il sindaco di Milano. Per i primi cittadini di Napoli e Bergamo: "Questa legge non funziona, lo dicono i numeri". Anche Palazzi (Mantova), Ricci (Pesaro) e Vecchi (Reggio Emilia) chiedono ai dem di impegnarsi per modificare la legge. L'ex sindaca di Crema Bonaldi, responsabile Pa della segreteria Schelin: "Innegabili le loro ragioni"
Le sfumature possono essere un po’ diverse, ma la convinzione è la stessa: “La riforma dell’abuso d’ufficio è un’urgenza che dovrebbe prescindere da chi è al governo. Questione di buon senso, prima ancora che politica”. Su questo tema, dicono, il Pd non faccia barricate. E’ il fronte dei sindaci dem, di cui spesso il Nazareno ha fatto vanto, che oggi chiedono al partito un impegno concreto per superare, o almeno rivedere, quella norma che tanto male ha fatto alla Pubblica amministrazione. Si va dal sindaco di Bari e capo dell’Anci Antonio Decaro al primo cittadino di Firenze Dario Nardella e a quello di Milano Beppe Sala. A favore di una revisione ci sono pure Giorgio Gori, che amministra Bergamo e Gaetano Manfredi che guida Napoli, Matteo Ricci a Pesaro, il sindaco di Mantova Mattia Palazzi, Stefano Lo Russo a Torino e da Reggio Emilia Luca Vecchi. E anche nella segreteria Pd c'è chi, come l'ex sindaca di Crema Stefania Bonaldi, condivide la necessità di una riflessione. Tutti, è la premessa, comprendono le prerogative e le logiche di contrapposizione del dibattito parlamentare. Ma i dati parlano chiaro.
Giorgio Gori: "Più di 5 mila persone che hanno visto compromessa la loro reputazione"
“Le procure penali hanno utilizzato a piene mani il reato di abuso d’ufficio, salvo registrare un numero infimo di condanne: 27, nel 2021, su 5.418 imputazioni. Più di 5 mila persone che hanno visto compromessa la loro reputazione, senza motivo”, dice al Foglio Giorgio Gori. “C’è stato un confronto molto franco all’interno del Pd. Rispetto la posizione dei parlamentari, ma condivido l’opinione della grande maggioranza dei nostri sindaci, che per anni si sono battuti per l’abrogazione del reato, che nella sua indeterminatezza ha il suo principale limite. A tutelare i cittadini ci sono molte altre norme”, aggiunge il sindaco di Bergamo che fa riferimento, su tutti “ai colleghi Simone Uggetti, ex sindaco di Lodi, e Giuseppe Falcomatà”.
Sala: "Il Pd ha fatto troppo poco. Nel frattempo abbiamo visto i colleghi messi alla gogna
Nello stesso solco, si inseriscono le parole di Beppe Sala. “Esponenti del Pd, di cui mi fido, segnalano i rischi relativi alla cancellazione di questo reato e dicono ‘meglio modificare la legge’. Lo capisco, credo ci sia del vero. La mia risposta è però che il Pd ha partecipato a gran parte degli ultimi governi e la riforma non è mai stata attuata. Sono stati fatti solo piccoli e poco utili correttivi. Può darsi che ciò sia avvenuto perché l’alleato di turno, il M5s, era contrario. Nel frattempo però abbiamo visto colleghi messi alla gogna ingiustamente”, sottolinea il sindaco di Milano.
Vecchi: "Non possiamo girarci dall'altra parte. Danni irreparabili"
Dagli stessi numeri e dagli stessi esempi, muove anche il ragionamento di Luca Vecchi. “Non possiamo girarci dall'altra parte. Senza dimenticare che molte sentenze arrivano dopo 8-9 anni, con un danno irreparabile”, dice il sindaco di Reggio Emilia. “Tutto questo deve portarci a un ripensamento. Che non vuole legittimare l’impunità, ma prendere atto di una legge che non funziona”, aggiunge Vecchi puntualizzando che nelle sue parole non ci sono intenti critici verso Schlein.
Manfredi: "La legge non funziona. Lo dice l'esperienza di questi anni"
Uno spartito simile a quello che arriva da Napoli. “Il reato di abuso d'ufficio ha sempre avuto problemi di definizione normativa”, spiega quindi Manfredi. “Premesso che il dovere della politica è tenere sempre alta la guardia per il rispetto della trasparenza e della legalità, non è applicando queste norme che si concretizzano tali principi. Lo dice l'esperienza di questi anni”.
Ricci: "Da dieci anni chiediamo una revisione". Palazzi: "La riforma è una questione di buon senso"
Più polemici nei confronti dei vertici nazionali sono invece i sindaci di Pesaro e Mantova. Il primo, Matteo Ricci, è anche il responsabile uscenti degli Enti locali dem. “Da dieci anni chiediamo una revisione del reato di abuso di ufficio a tutti i governi, adesso che la riforma si può fare non possiamo cambiare opinione, non ci capirebbe nessuno”, è il messaggio che manda dritto al Nazareno, rivendicando la “coerenza dei sindaci di centrosinistra”. Sono grossomodo gli stessi dubbi che avanza Mattia Palazzi. “Oltre il 95 per cento degli indagati finisce con archiviazione o assoluzione”, fa i conti il primo cittadino di Mantova. “Non doveva diventare una questione di parte politica, ma di buon senso del legislatore, visti i dati. In un Paese normale quantomeno”, conclude amaro.
Ed è anche per questo, probabilmente che Stefania Bonaldi, oggi responsabile Pa nella segreteria Schlein, comprende tutte queste perplessità. L’ex prima cittadina di Crema, avvocata, era finita qualche anno fa al centro di una surreale vicenda giudiziaria: indagata e poi archiviata per un piccolo incidente avvenuto a un bambino in un asilo. In quel caso non le fu contestato l’abuso d’ufficio, ma di certo conosce certe stravaganze giudiziarie. “Nessuno può negare le contraddizioni e le ragioni degli amministratori”, ammette al Foglio. “Ma l’abolizione tout court non sarebbe un buon segnale. Noi vorremo riperimetrare la norma e rispettare le indicazioni Ue”, dice Bonaldi che però assicura ai sindaci: “Ci sarà un confronto in sede nazionale nella direzione da loro auspicata, sicuramente”. Anche ragionando con la maggioranza? “Se da parte loro c’è disponibilità, il Pd non si sottrarrà”.