il discorso integrale del presidente
Mattarella: "La generazione Z è motivo di speranza per il nostro paese"
Il presidente della Repubblica è intervenuto alla cerimonia d'inaugurazione dell'anno accademico 2023/2024 dell'Università degli studi del Piemonte orientale. "Sono convinto che il disorientamento che talvolta quella generazione vive sia responsabilità di noi adulti", ha detto
Pubblichiamo il discorso integrale del presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla cerimonia d'inaugurazione dell'anno accademico 2023/2024 dell'Università degli studi del Piemonte Orientale
Rivolgo un saluto di grande cordialità ai Ministri dell’Università e della Pubblica amministrazione, ringraziandoli per la loro presenza.
Ringrazio il Magnifico Rettore per l’invito ad essere presente in questa occasione così importante.
Un saluto di grande cordialità al Presidente della Regione, ai Sindaci delle tre Città di questo Ateneo - Vercelli, Novara, Alessandria -, al Presidente della Provincia, a tutte le Autorità.
Un saluto cordiale ai Rettori di altri Atenei presenti, al Corpo accademico, al personale tecnico-amministrativo e, soprattutto, alle studentesse e agli studenti di questo Ateneo.
Complimenti alla Dottoressa Mariella Enoc per questo riconoscimento così ampiamente meritato.
Sottolineare i primi 25 anni dell’Università del Piemonte Orientale, Amedeo Avogadro, è un’occasione davvero di grande importanza, resa evidente dalla relazione del Magnifico Rettore. Che ha fatto stato e ci ha presentato il quadro delle attività dell’Ateneo, i dati che ne manifestano la costante crescita ed espansione, il senso dell’impegno delle sue varie componenti, la sua apertura alla dimensione europea, la sua proiezione verso il futuro, attestata, tra l’altro, dalle lauree magistrali in Intelligenza artificiale e innovazione digitale, delle lauree in Chimica verde, in Gestione ambientale e sviluppo sostenibile.
A 25 anni dalla sua istituzione, questo Ateneo - come ha detto poc’anzi il Ministro Bernini - ha vinto la sua scommessa.
La nascita di questa Università si inseriva in una stagione di ampio rinnovamento degli assetti dell’istruzione superiore della Repubblica.
La formula di atenei inseriti in un sistema a rete appariva nuova, superava la rigidità delle strutture del nostro sistema universitario, di quelle esperienze su cui fino ad allora si era basato e suscitava, da alcune parti, qualche riserva e qualche perplessità.
Al contrario, è di ogni evidenza che - qui come altrove - si è trattato di una formula felice. Che si è sviluppata in modo positivo, recando beneficio al nostro sistema universitario e ai territori nei quali gli Atenei sono inseriti e con i quali strettamente collaborano.
Il decreto del Ministro Luigi Berlinguer, con cui, il 30 luglio del 1998, si istituiva questa Università, non sorgeva dal nulla.
Basta pensare alle numerose attività, avviate, in quegli anni, dagli enti locali del Piemonte orientale, con il concorso delle forze sociali e culturali di questi territori. E va ricordato l’impegno - esprimendo loro riconoscenza - di quanti parteciparono a quell’impresa, dei parlamentari che ne ebbero parte.
Non va neppure dimenticato che il decreto di quel Ministro si collegava idealmente all’esperienza dello Studio universitario con cui Vercelli, 770 anni prima - siamo vicini oggi all’ottocentesimo anniversario di quel 1228 - vide nascere la sua prima Sede universitaria: lo Studium, sorto sulla base di un’intesa con la Corporazione degli studenti di Padova e Bologna.
Un’intesa che rientrava in quella “peregrinatio accademica”, che era allora propria alla ricerca culturale, e che vedeva i “Clerici vagantes” muoversi da un’Università all’altra, con l’effetto di moltiplicare gli scambi culturali tra le varie sedi d’Europa, manifestando l’unità e la indivisibilità della cultura, al di sopra delle frontiere.
È lì, infatti, che si ritrovano le prime fondamenta dell’integrazione europea. Non a caso una delle più felici, di successo, emblematica, esperienza e formula della vita dell’Unione è rappresentata dal programma Erasmus: dallo scambio, prezioso, degli studenti, che ne vengono arricchiti culturalmente e umanamente. Anche per questo è significativo che poc’anzi il Rettore abbia parlato di “comunità delle università europee”.
L’attività dello Studium di allora - che prevedeva insegnamenti di diritto, di arti liberali, di medicina, di teologia - ebbe fine a causa della scelta del principato dei Visconti-Sforza che, dopo oltre un secolo, indicò Pavia come “studium” presso il quale si sarebbero dovuti avviare i giovani di quel principato. Ma quella storia è una delle radici di questo Ateneo.
Desidero adesso ringraziare a nome di tutti, per i loro interventi, il Ministro, il Professor Aimaretti, la Dottoressa Enoc, la Rappresentante del personale tecnico-amministrativo, Dottoressa Segreto, il rappresentante degli studenti, Dottor Iato.
Ma vorrei riprendere, per un istante, quello che mi è apparso un dialogo tra il Rettore e il rappresentante degli studenti. Entrambi - come la Dottoressa Segreto - hanno manifestato grande legame con questo Ateneo.
Il Rettore ha parlato di disorientamento che affiora tra i giovani del nostro tempo. Ne ho parlato anch’io qualche giorno addietro.
Il Dottor Iato ci ha detto - se non ricordo male - che la loro generazione – la generazione Z - è vista disorientata, anzi come estraniata dalla realtà, come quasi inerte, come rinunciataria.
Sinceramente non so da dove possano uscire queste valutazioni così difformi dalla realtà, così gravemente sbagliate, sulla nostra giovane generazione. Personalmente penso - costantemente trovandone conferma - che questa sia un motivo di speranza per il nostro Paese. E sono anche convinto che il disorientamento che realmente, talvolta, affiora, sia responsabilità di noi adulti.
Come potrebbero - gli studenti - sentirsi a loro agio, trovare parametri di riferimento, coordinate di comportamento nel mondo che oggi gli adulti presentano loro, in questo periodo?
E, allora, qui credo che, in questo momento storico, ritorna con grande forza e va richiamato il ruolo delle Università, della formazione culturale, di quello che, poc’anzi, il Rettore ha chiamato il mestiere più bello del mondo: quello di trasmettere cultura, sapere, conoscenza, quello di rendere i giovani protagonisti, capaci di spirito critico, padroni della conoscenza per il futuro.
Questo è il veicolo - per riprendere le parole del Dottor Iato - per fare emozionare gli studenti.
Difficile trovare un’espressione più significativa e pregnante: fare emozionare gli studenti, trasmettendo loro cultura e conoscenza. Questo compito straordinario è affidato ai nostri Atenei.
La Dottoressa Enoc, poc’anzi, ci ha detto di avere vissuto una vita nel segno dell’ordinarietà.
Vorrei tradurre questa espressione: di quella straordinaria ordinarietà di impegno che fa crescere e fa avanzare costantemente la civiltà umana.
Buon Anno Accademico. Auguri