Il colloquio
Giordano Bruno Guerri: “Giusto che la destra occupi la cultura. Lo faccia con persone di valore”
Lo storico, presidente del Vittoriale degli italiani: "Il 'blitz' di Sangiuliano nella giuria dei David di Donatello è legittimo. L'importante è premiare la qualità, non per forza esponenti di partito"
"Quella del ministro Sangiuliano è una scelta pienamente legittima. E lui ha tutto il diritto non di imporre ma quantomeno di chiedere quel posto. L’egemonia culturale la si fa anche occupando i luoghi della cultura. Certo, si deve andare alla ricerca di persone di valore, di qualità. Non semplicemente ricompensare il senatore o il deputato del proprio schieramento politico”. Lo storico Giordano Bruno Guerri non si scandalizza affatto per l’autonomina che il ministro della Cultura si vorrebbe assegnare nel Consiglio direttivo dell’Accademia del cinema italiano, ovvero quella che stila e consegna ogni anno i David di Donatello: in poche parole, gli Oscar de noantri. Secondo una certa stampa quello di ottenere un posto nel Consiglio, direttamente o attraverso un suo delegato, sarebbe un altro passaggio (dopo il cambio ai vertici del Centro sperimentale di cinematografia) per “espugnare il cinema italiano”. Ma per infondere le istituzioni culturali italiane di una nuova ventata non sarebbe meglio, invece di pensare a piazzare gente, puntare sulla seduzione della vasta cultura di destra? “E’ chiaro che bisogna partire da un riequilibrio. E in questo caso un riequilibrio passa anche dall’occupazione di certi spazi”, dice al Foglio Guerri. Che all’inizio del governo Meloni era stato anche in predicato di diventare ministro della Cultura.
Adesso, da presidente del Vittoriale degli italiani sin dal 2008, oltre che del Museo di Salò, sul Lago di Garda, osserva l’attualità e un poco si stupisce della narrazione apocalittica che viene fatta: “Il grande equivoco è che si tende a credere che gli uomini e le donne di destra siano degli incolti, perché non li si è sperimentati, non hanno avuto la possibilità di esprimersi. In questi anni gli intellettuali si sono nascosti, spesso hanno fatto finta di stare dall’altra parte. Ma ci sono. Lo spoils system esiste ovunque, guardate come funziona negli Stati Uniti. E’ un sistema che va benissimo, a patto però che si premino persone di qualità”. E qui lo storico fa l’esempio della nomina di Pietrangelo Buttafuoco alla Biennale di Venezia, “una scelta che ho condiviso in pieno perché Buttafuoco è persona intelligentissima, colta. E’ il profilo adatto per occuparsi di arte contemporanea, di cultura a tutto tondo. Ma non mi faccia passare in rassegna le altre nomine di questi mesi da parte del governo: non mi sento di mettermi a dare delle pagelle”.
Nel mondo del cinema, però, rivendicare un proprio spazio decisionale potrebbe voler significare piegare le produzioni a dei feticci personali, politici quando non proprio partititici. Se lo ricorda il film su Federico Barbarossa di Enzo Martinelli che volle la Lega, anche con l’obiettivo di approfondire la figura di Alberto Da Giussano? Ecco, non è passato alla storia del cinema, per usare un eufemismo. “Eppure non ci trovo nulla di strano nel fare un film su Federico Barbarossa. E’ un personaggio storico rilevante. Il problema è come lo si fa, quel film. Ma lì, appunto, l’unico imperativo deve essere quello di puntare sulla qualità”, risponde Guerri. Il quale la legittimità dell’operazione varata da Sangiuliano la spiega anche con altre due motivazioni. “Primo, il ministero della Cultura è il principale finanziatore del cinema italiano. E allora non c’è nessuno scandalo nel fatto che voglia poter decidere. E poi, secondo: questo non significa che la norma varrà solo per la destra e per questo governo. Perché si applicherà anche al prossimo ministro della Cultura. Chiunque esso sia”.