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Il racconto

Von der Leyen promuove l'Italia, Meloni ringrazia l'Ue: l'intesa che guarda al futuro

Simone Canettieri

A Forlì l'ennesima prova del rapporto strettissimo fra la premier e la leader della Commissione: tra alluvione, Pnrr, giochi per le Europee (e piadine). E intanto cade la resistenza leghista in Sardegna. Domani Bill Gates dalla premier

Forlì, dal nostro inviato. Per pigrizia e brutale banalità sarebbe il patto della “piadini”, certo. Da come Ursula von der Leyen storpia un po’ (e rievoca) la specialità romagnola assaggiata otto mesi fa, quando il fango ricopriva di disperazione un bel pezzo di questa regione (“me ne ricordo il profumo, era ancora calda”). Nel dubbio il sindaco di Forlì Gian Luca Zattini, civico di centrodestra, gliene farà trovare dieci (cinque normali, impasto classico con strutto e cinque senza strutto, ma solo con l’olio) uscendo in giacca, senza cappotto, e sfidando “un freddo birichino” che dissuade anche i contestatori (se ne conteranno 78). Cade la pioggia, e anche qualche tabù. Da come si guardano e da come parlano si capisce che la presidente della Commissione e la premier Meloni non hanno stretto alcun patto nella sala della giunta del Comune di Forlì. Non ne hanno bisogno, ormai. 


Durante i quaranta minuti di bilaterale, prima di presentarsi a stampa e autorità locali per le dichiarazioni di rito, si consolidano rapporti per i dossier di questo ultimi mesi: dall’allarme immigrazione alla luce della crisi nel Mar Rosso fino al bilancio passando per i negoziati di adesione alla Ue dell’Ucraina.


“Ursula” e “Giorgia” si chiamano per nome in pubblico. Si sorridono con grandi occhioni d’intesa. Si scambiano complimenti che diventeranno titoli di giornata. Von der Leyen – in giacca satinata color sabbia Star Trek in tono con i capelli – dice che l’Italia è un modello virtuoso nell’attuazione del Pnrr e  che è “in linea con la tabella di marcia”. Insomma promozione totale di Bruxelles: il ministro Raffaele Fitto, seduto in prima fila, gongola. Meloni, con blazer rosa merkeliano ma sneakers sotto ai jeans, farà l’elogio dell’Europa per come si è impegnata con i territori alluvionati, figlio di un grande lavoro di squadra con la Ue. Insomma altro che i signori di Bruxelles. Non c’è da stupirsi, al di là dei merito. Le due hanno un rapporto forte e di mezzo, non sfugge a nessuno, ci sono le vicine elezioni europee di giugno. Quelle del possibile grande abbraccio. Qui sì che ci sarebbe da impastare tantissimo sull’argomento: l’appoggio della leader dei Conservatori a Ursula in Consiglio Ue per spuntare poi un commissario con una delega con i contro fiocchi. Il risiko nel Parlamento europeo. Meloni usa l’articolo al femminile per la presidente per la quale chiama anche l’applauso in sala. L’ospite ormai è di casa in Italia: nell’ultimo anno è venuto qui quattro volte. La quinta sarà il 28 gennaio a Roma quando ci sarà la conferenza Italia-Africa, antipasto del Piano Mattei.    

Nessuna sorpresa. Arrivano solo conferme da qui, dal questo palazzone piantato ai lati di piazza Saffi, in un quadrato molto razionalista con tanto di balcone fatale da cui si affacciò, nel Ventennio, il genius loci Mussolini per vari comizi (scimmiottato da Matteo Salvini nel 2019). Il primo passo della marcia di Trump verso la Casa Bianca, l’effetto che potrebbe avere sulla Ue e sul mondo il ritorno di “The Donald”, la posizione della conservatrice Meloni sono lontanissime, seppur contingenti, da queste cartoline da Forlì.  Dove si premiano a vicenda l’Europa che dà una mano e l’Italia che fa i compiti a casa. Si incrociano molti temi da queste parti. Stefano Bonaccini dice di non aver parlato di europee con la sua amica Giorgia: lui vorrebbe candidarsi o almeno correre per il terzo mandato, ma nulla dice di sapere (“sono a disposizione del Pd”). Il generale Paolo Figliuolo, ringraziato dalla premier, dice al Foglio “che la sfida per i rimborsi e gli indennizzi ai privati sarà come la corsa alle vaccinazioni ai tempi del Covid: ce la faremo”. Dal Pnrr spuntano 1,2 miliardi di euro per i territori colpiti dall’alluvione. Galeazzo Bignami, colonnello meloniano, fotografa dall’alto i pochissimi contestatori che manifestano. Meloni sorride accompagnando con gli occhi Ursula nello spazio. “Tin botta: l’Europa è con voi”, dirà la presidente della Commissione riprendendo il motto di queste terre. Chi non sembra tenere botta, sulla Sardegna, è Matteo Salvini che ormai ha messo in conto l’uscita di scena del governatore uscente Solinas, indagato per corruzione e con i beni sotto sequestro. La resistenza leghista sull’isola è terminata. Jacopo Morrone, luogotenetente di Salvini, chiacchiera con Figliuolo, italico uomo della provvidenza e dell’emergenza, costretto a dividersi con il comando del vertice interforze. Meloni se ne va a Roma (domani riceve Bill Gates), von der Leyen si porta a casa dieci piadine e nuove speranze per il suo futuro.

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.