malumori under 30
Baby grane per Elly. I giovani dem vogliono il congresso e sono pronti a manifestare
Oggi i tre candidati a guidare i Gd sono stati convocati nella sede romana del Nazareno, dove parte dell'organizzazione aveva minacciato di sfilare protestando contro la segreteria di Schlein, accusata di voler favorire quello a lei più vicino
Non ci sono solo il medio oriente, la guerra in Ucraina, il risiko delle regionali e la scelta di candidarsi, o meno, alle europee. Dalle parti della segretaria del Pd, Elly Schlein, ora è scoppiata anche la grana dei giovani dem. Sabato alcuni militanti dell’organizzazione giovanile del Pd, i giovani democratici, si sono incontrati a Roma per chiedere di convocare un congresso che manca da 4 anni. Dopo la riunione era prevista anche una rumorosa sfilata sotto la sede del Nazareno con l’obiettivo di “fare casino”, come spiegavano alcuni ragazzi presenti alla riunione. Ma appena un’ora prima il responsabile organizzazione del Pd, Igor Taruffi, ha convocato i tre candidati alla segreteria dei Gd in un incontro che si terrà stamattina alle 11, promettendo regole chiare e una data definitiva. I tre nomi sono Claudio Mastrangelo (abruzzese e membro della direzione nazionale), Paolo Romano (consigliere regionale in Lombardia e di area Schlein) e Tommaso Sasso (che lavora in Campidoglio con il sindaco Roberto Gualtieri, vicino al deputato Claudio Mancini e al responsabile esteri del Partito democratico Beppe Provenzano).
Alla fine la marcia sotto alla sede del partito è stata scongiurata dall’intervento di Taruffi, che nelle ore precedenti aveva chiamato Mastrangelo, preoccupato dal danno d’immagine che la manifestazione avrebbe potuto provocare. “Gli abbiamo detto che da parte nostra non c’era intenzione di farlo – spiega il candidato abruzzese al Foglio – anche perché siamo vicini alle europee. Ma diciamo che il rendere pubblico il problema ha funzionato, visto che per la prima volta siamo stati convocati non online o a margine di qualche altra iniziativa, ma nell’ufficio di Taruffi a Roma. A posteriori direi che abbiamo fatto bene a placare i bollenti spiriti dei militanti, ma se oggi non dovessimo ottenere ciò che ci è stato promesso non so quanto saremo capaci di tenere i ragazzi. Non è una minaccia ma una constatazione. In ogni caso direi che le oltre 200 persone di sabato hanno fatto preoccupare il partito”.
I tre candidati concordano sulla necessità di organizzare un congresso, ciò su cui si scontrano però sono le modalità e le tempistiche con cui dovrebbe svolgersi. Da un lato Sasso e Mastrangelo chiedono che i delegati dell’Assemblea nazionale dei Gd, quelli che nomineranno il prossimo segretario, siano eletti non in base alla popolazione delle regioni ma in base al tesseramento. Romano sospetta che così facendo verrebbero sovrarappresentati alcuni territori in cui ci sarebbe un numero maggiore di tessere false. “Se un candidato ha dei sospetti – ribatte Mastrangelo – lo faccia presente e controlleremo”. Della stessa idea Sasso, che dice di non credere alla tesi delle false tessere, ma che sarebbe disponibile “a fare analisi a tappetto e a mettere in campo misure draconiane per individuarle. Ma serve un criterio che abbia pari effetto su tutte le regioni”. Ma allora perché questo controllo non si fa? Il problema è che per ottenere il 2 per mille il Pd deve rispettare le informative sulla privacy e non può quindi rendere pubbliche le liste dei tesseramenti. “Ma Schlein può analizzarle e individuare i territori sospetti – continua Sasso – ad ogni modo l’unica strada per affrontare questo problema non può essere quella di mettere in campo un meccanismo discriminatorio per alcune regioni, cioè eleggendo i delegati in base alla popolazione, come chiede Romano. Perché un iscritto di Imperia deve valere meno di uno di Bergamo?”.
Romano non ha voluto commentare, spiegando che “in un partito sarebbe preferibile discutere internamente e poi comunicare all’esterno le decisioni prese. Ad ogni modo, resta valido ciò che ho detto sabato all’assemblea”. Il candidato milanese infatti si è presentato all’evento in cui veniva contestato e ha preso la parola dicendo che le regole vanno condivise con i territori, proponendo quindi un tavolo per mettersi d’accordo, ipotesi però rifiutata dagli altri due, che hanno rimandato ogni discussione all’incontro che si terrà stamattina. Tutti e tre chiederanno al Pd un regolamento che li soddisfi, ma è assai improbabile che qualcuno non ne esca deluso. E se dovesse trattarsi dei rappresentanti dei 200 giovani riuniti sabato, la segretaria rischierebbe di trovarseli sotto alla sede a pochi mesi dalle europee.