Il colloquio
Anna Maria Bigon: "Punita dal Pd per il mio voto. Schlein? Non mi ha chiamata"
"Prendo atto della decisione del Partito, ma non credo che la scelta sia giustificata. Pluralismo e libertà di coscienza sono sanciti dallo statuto", dice la consigliera regionale dem in Veneto, a cui è stato revocato l'incarico di vice segretaria provinciale di Verona
Roma. “Prendo atto di quello che ha deciso il mio partito, ma non credo che la scelta del segretario provinciale abbia una giustificazione. Questa decisione è arrivata dopo il mio voto in Consiglio regionale, è chiaro che si tratta di una punizione”. Fino a giovedì sera Anna Maria Bigon era la vice segretaria provinciale del Pd a Verona. Poi i dem locali, guidati da Franco Bonfante, hanno deciso di sollevarla dall’incarico, per aver votato contro la legge sul fine vita, anziché uscire dall’aula come indicato dal partito.
In questo breve colloquio con il Foglio, Bigon non nasconde un certo rammarico, ma rivendica il suo voto, le sue idee. E rilancia: “Non lascio il Partito democratico, io vado avanti con le mie battaglie sul lavoro, sull’ambiente e sulla sanità, continuando a occuparmi anche di cure palliative”.
Qualcuno intanto ha avanzato il dubbio che dietro la scelta del Pd provinciale ci fosse lo zampino del Nazareno e di Elly Schlein, che non ha nascosto il disappunto sulla scelta di Bigon, parlando di "ferita aperta". Crede davvero che sia avvenuto tutto a livello locale, come ha detto Bonfante? “Questo non lo so”, sospira la consigliera regionale, il cui telefono da qualche giorno non smette di squillare. “Io sono iscritta al Pd perché il pluralismo e la libertà di coscienza sono sanciti dallo statuto, e non possono essere messi in discussione”. Eppure tutta questa vicenda qualche interrogativo lo alimenta. “Vedremo”, aggiunge Bigon che in realtà non ha troppa voglia di parlare. Non con i giornalisti, almeno. E con la segretaria? Da Roma qualcuno si è fatto vivo? “Schlein non mi ha chiamata. Ma io resto a disposizione per spiegare le mie ragioni, di cui sono convinta”.
Nel frattempo la consigliera veneta ha incassato la solidarietà del senatore di area cattolica Graziano Delrio, che ha definito “inammissibile processare una persona per le sue idee, non può essere accettato”. Mentre per Debora Serracchiani, che nel merito dice di non condividere la posizione di Bigon, “l’esercizio della libertà di coscienza non può essere punito”. Un assunto che ieri hanno ripetuto anche altri esponenti dem dell’area riformista. (rdm)