la candidatura
Giorgetti lascia solo Gualtieri a candidare Roma in Europa
Il sindaco vola a Bruxelles per cercare di portare a casa la sede dell'Agenzia europea antiriciclaggio. La visita è un discreto successo ma mentre gli altri paesi schierano i ministri, il primo cittadino della capitale è accompagnato solo da Leo
Bruxelles. Provaci ancora Roma. La capitale scende in campo contro Francoforte, Parigi, Bruxelles e altre sei città europee per cercare di portare a casa la sede dell’Amla, l’Agenzia europea antiriciclaggio e la prima partita è un discreto successo. Per Roma non è il primo approccio all’idea di ospitare un'agenzia Ue: la battaglia per l’assegnazione dell’Agenzia del Farmaco, nel 2017, non era neanche partita a causa di incomprensioni tra l’allora sindaco Raggi e Zingaretti. A vuoto anche il tentativo di ospitare la sede dell'Agenzia Ue per la ricerca biomedica nel 2020, ultima delusione prima della più bruciante sconfitta su Expo.
Gualtieri questa volta porta a Bruxelles una proposta solida e ben organizzata, che mette sul piatto 27 milioni di euro da spendere per l’affitto di un edificio all’Eur di 17mila metri quadri, per sgravi fiscali ai dipendenti Ue e per l'istituzione di un ufficio apposito per aiutare le famiglie a trovare lavoro nella rete delle organizzazione internazionali presenti nella capitale.
I compiti a casa sembrano ben fatti, Gualtieri si muove con destrezza sui temi economici, ostici ad altri sindaci, e dialoga con esperienza con gli eurodeputati, molti dei quali suoi ex colleghi. Unica pecca la mancanza di un ministro a Bruxelles a supportare la candidatura della capitale quando invece presentare Francoforte in aula al Parlamento europeo è arrivato il potente ministro delle finanze tedesco Christian Lindner, con una promessa, più frugale, da 10 milioni di euro per l’affitto di una torre nella capitale della finanza tedesca.
Guidato dal ministro Le Maire anche il team parigino che ha messo tra i suoi punti di forza, “ le potenziali sinergie con altre agenzie con sede nella capitale francese, come la Financial Action Task Force (Fatf), l’Ema e l’Ocse. Pesa dunque l’assenza di Giorgetti sulla candidatura dell’Italia, ma pesa anche la sua presenza virtuale quando a Gualtieri viene fatta la pronosticata domanda sull’impatto della mancata ratifica del Mes sulla nostra credibilità in materia finanziaria: “Parlo solamente della nostra presentazione. No comment”, taglia secco il sindaco.
Ciò che piace all’Ue di Roma, e dell’Italia, è la sua expertise in materia di riciclaggio (si parla ovviamente di finanza e non di rifiuti solidi urbani, in cui la capitale vanta altri primati). “L’Italia è riconosciuta per un livello di eccellenza nell'attività antiriciclaggio”, ha spiegato Gualtieri segnalando “l’unicità dell’esperienza della Guardia di Finanza, l’esperienza nella lotta alla mafia”.
Presente in aula anche il viceministro delle Finanze Maurizio Leo che ha sottolineato “l’introduzione dell’approccio ‘follow the money’, utilizzato dai magistrati italiani in primis Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, già a partire dagli anni ’80 e poi diffusosi a livello mondiale; l'introduzione di limiti all'uso del contante, già dal 1991; la creazione dell'Anagrafe dei conti correnti, in anticipo rispetto alla sua introduzione a livello europeo”.
E poi c’è il fatto che Roma è Roma, e Gualtieri fa ampio ricorso all’appeal della capitale, “le persone in genere sono felici di venire a Roma” punzecchia il sindaco ribattendo ad una domanda polemica dell’ambasciatore greco presente in sala. Tutto rimandato ora al 22 febbraio con il voto congiunto dei rappresentanti dell’Eurocamera e del Consiglio Ue, la prima volta nella storia Ue che si assegna una sede di Agenzia con un voto di questo tipo. Il dossier Roma questa volta ha tutte le carte in regola per farcela, ma in Ue contano alleanze e favori, e ad alleati europei al momento il governo italiano non è tra più forniti.