L'intervista
“Il Pd lottizava la Rai? Io e Schlein non c'eravamo. Conte? In Cda vota con la destra”. Parla Ruotolo
L'ex inviato di Santoro oggi responsabile Informazione del Pd difende la scelta di organizzare il sit-int durante Sanremo: "Con questa destra non c'è tempo da perdere, bisogna intervenire perché occupano tutto, noi vediamo meglio dei grillini che non distinguono Trump da Biden"
“Il sit-in sotto la Rai? Certo che si farà, stiamo organizzando la giornata, non è che se non vengono i 5 stelle battiamo in ritirata”. Sandro Ruotolo, ex inviato di Michele Santoro, oggi responsabile informazione del Pd di Elly Schlein di ritrattare non ha alcuna intenzione. Qualcuno vi ha preso in giro: non proprio una grande idea un sit-in il giorno in cui inizia Sanremo. “E invece no”, dice. “E’ una bella scelta, questi s’inventano ogni giorno una cosa, come questa propaganda ingannevole sui mille euro agli anziani, non c’è tempo da perdere, bisogna intervenire subito”. Per Conte comunque il vostro partito non è credibile: “Non sarà facile eguagliare il record dei servizi confezionati negli anni per soffiare il vento del consenso a favore del Pd”, attacca. Un po’ come se l’ex premier dicesse: siete quelli che più di tutti hanno lottizzato la Rai con quale faccia scendete in piazza? “Ai tempi, non c’eravamo né io, né Elly Schlein, non possiamo mica tornare indietro, non c’è mai stata una governance indipendente, ma noi oggi lavoriamo per quello, in ogni caso è impossibile non vedere quello che sta succedendo: Meloni attacca Repubblica, Report, Saviano. L’allarme non lo lancia il Pd, lo stanno lanciando i sindacati e le organizzazioni europee, l’Italia è monitorata attentamente, è in corso un attacco alla libertà d’informazione”.
Eppure i 5 stelle non ci credono. Dicono: in fondo succede con la destra quello che già faceva il Pd. “Non mi stupisce – sbotta Ruotolo – i 5 stelle sono coerenti con i loro voti in Cda, dove il consigliere scelto da loro, Di Majo, vota con la destra, mentre i delegato dei dipendenti vota insieme a Bria. D’altronde loro non vedono il rischio di tele-Meloni, come non vedono il rischio Trump, noi per fortuna ci vediamo meglio e li percepiamo entrambi”. Eppure sono i vostri alleati, o meglio, gli alleati che vorreste. “Da soli si perde e insieme si può vincere, abbiamo valutazioni differenti ma bisogna dialogare. E’ vero però che dobbiamo far capire più spesso chi sta dalla parte della ragione e chi dalla parte del torto”.
Non è un po’ grottesco comunque un sit-in sotto la Rai? “Io mi ricordo anni fa di averci già fatto un girotondo intorno alla Rai…”. Ma non era un partito a organizzarlo. “Ma anche in questo caso mica ci siamo solo noi: aderiscono Articolo 21, la Rete Nobavaglio ed altre sigle, anche se ammetto che oggi è più difficile rispetto ad allora”. Come mai? “Guardi, io faccio risalire quasi tutti i guai del paese al berlusconismo, ma questi sono peggio, è il primo governo di estrema destra dalla caduta del fascismo”. Comunque è difficile capire proprio la differenza con quanto accadeva prima, quando era il Pd a governare…“La lottizzazione è sempre stata fatta , è vero, ma è anche vero che pure ai tempi del gulag rosso, a viale Mazzini c’erano Bruno Vespa e gli altri, qui invece ci stava solo la direzione Approfondimento lasciata ad Antonio Di Bella che però è andato in pensione, e loro hanno pensato bene di fare 3 a 0 e palla al centro, senza lasciare prigionieri. Sono usciti fuori dagli schemi e dal bon-ton istituzionale sin dall’inizio quando si sono inventati un decreto contra personam (l’ad Fuortes ndr) per azzerare i vertici, tra poco rinnoveranno anche il Cda, e io ricordo che ai tempi dell’editto Bulgaro, prima è finito Zaccaria, poi sono entrati i nuovi e hanno fatto l’editto Bulgaro”.
Il sit-in non rischia di essere una cosa che non interessa a nessuno, se non ai giornalisti? “L’articolo 21 – dice Ruotolo – è diviso in due: da una parte i giornalisti che devono avere il diritto di informare, dall’altra l’opinione pubblica che al diritto di essere informata correttamente, è qui il rischio”. Non è che confondete questa ricerca, magari anche un po’ grossolana e poltronara, dell’egemonia di destra con qualcosa di più grande? “Tutte le culture devono essere libere, ma in Italia dopo la seconda guerra mondiale ci sono gli sconfitti e la repubblica antifascista, la cultura fascista dunque sta fuori dalla libertà, perché è un crimine: finché loro non si diranno antifascisti non sono credibili”. Intanto in Rai è nato un sindacato di destra. “Quel sindacato lì – dice Ruotolo – mi ricorda l’ad Fiat Valetta, benedetto da Vespa e dai dirigenti, che sindacato è ? Io lo chiamo il ‘Valletta memorial’, mi immagino le telefonate ai piani alti di viale Mazzini ‘intervieni tu o fate voi dell’Unirai?’ Non è credibile un sindacato del genere”. Anche nel vostro partito c’è chi ha ritirato fuori una battaglia antica: la Rai modello Bbc, con una fondazione indipendente dalla politica. “E’ prematuro parlare della fondazione, bisogna arrivare lì, ma è chiaro che dirlo ora ha poco senso, ora serve protestare”.