giornali e governo
Repubblica e pregiudizio
Dal Tg1 senza Schlein al film della Cortellesi senza fondi, passando per la carne sintetica senza la firma di Mattarella. A Rep., pur di andare contro il governo, una volta al mese le sparano più grosse di Urso e di Lollobrigida
Questo governo ne combina così tante, come sanno i lettori del Foglio, che non c’è bisogno di inventarsene. Perché se i giornali di opposizione integrale le sparano più grosse di Urso e Lollobrigida, alla fine si rischia solo che i ministri che dicono di aver fermato l’inflazione ed esportato gli spaghetti su Marte appaiano più credibili dei loro critici.
Ieri, ad esempio, Repubblica – impegnata in una lotta dura e senza paura contro il governo Meloni – ha pubblicato un articolo choc: “Il Tg1 è tutto per Meloni: a dicembre Schlein oscurata e appena 30 secondi al Pd”. Secondo la denuncia, basata sui dati dell’Osservatorio di Pavia, che arriva nel pieno della battaglia dem contro l’occupazione della Rai, per un mese intero il Tg1 non avrebbe mai dato la parola alla segretaria del Pd “neppure per sbaglio” e solo per mezzo minuto al suo partito. Troppo poco per essere vero. E infatti è falso. Rep., poche ore dopo, ha pubblicato un errata corrige per dire che i dati dell’Osservatorio di Pavia erano sbagliati “per un errore di codifica nel database”. Alla fine risulta che, nel Tg1 di TeleMeloni, Schlein ha avuto addirittura più spazio della Meloni e persino di Mattarella.
Non è la prima volta che accade qualcosa del genere. Anzi, ormai succede una volta al mese. E poi su Rep. dicono: “Meloni andrebbe deferita all’ordine dei giornalisti”. Sicuri che non diventi una forma di auto accusa? A novembre, Rep. pubblicò un articolo per denunciare che il ministero della Cultura aveva negato i finanziamenti al film di Paola Cortellesi in quanto “Opera di scarso valore”. Quel reazionario e maschilista di Gennaro Sangiuliano aveva tolto i soldi alla pellicola campione di incassi e simbolo della battaglia contro la violenza sulle donne dopo la terribile uccisione di Giulia Cecchettin. Troppo patriarcale per essere vero. E infatti era falso. Poche ore dopo, Rep. ha dovuto riconoscere che il diniego dei fondi alla Cortellesi era arrivato quando ministro era il femminista e democratico Dario Franceschini.
A dicembre, un altro episodio simile. Rep. pubblica la notizia di un pesante scontro istituzionale su una legge-simbolo della destra voluta dal ministro-cognato Francesco Lollobrigida: “Mattarella non firma il ddl carne coltivata. Servirà prima l’ok Ue”. In pratica, il Presidente della Repubblica avrebbe subordinato il proprio giudizio a quello di un’altra istituzione, la Commissione europea, e non promulgato una legge per mesi sebbene la Costituzione imponga di farlo entro un mese dall’approvazione. Troppo incostituzionale per essere vero. E infatti era falso. Dopo poche ore, il giorno stesso della pubblicazione dell’articolo di Rep., Mattarella ha firmato la legge Lollobrigida.
Ormai è una tradizione, e gennaio non ha fatto eccezione. Ogni mese Repubblica pubblica una notizia troppo ghiotta per essere vera, che infatti nel giro di qualche lancetta d’orologio si rivela fasulla. La vita di Giorgia Meloni sarebbe più complicata se i media si limitassero a segnalare i veri errori e le reali criticità del suo governo. Senza voler impartire lezioni a nessuno, soprattutto a un giornale libero e indipendente da qualsiasi influenza esterna, persino da quella interna del proprio editore, l’umile consiglio da parte di un “giornale-cognato” è quello di liberarsi anche dal pregiudizio. Perché acceca. E alla fine non fa altro che rafforzare il nemico che si vuole indebolire. Adesso inizia febbraio, ci si può provare: lo sforzo è grande, ma è anche il mese che dura di meno.