Il cavallo di Viale Mazzini - foto Ansa

Viva Rai

Al sit-in di Schlein a Viale Mazzini va anche Italia Viva, con Boschi in prima linea

Marianna Rizzini

Alla protesta "per la libertà di stampa" e "contro tele-Meloni" andranno tutte le opposizioni, dal M5s ad Azione. Conte si è smarcato al grido di "ipocrisia", Calenda non aderisce ma vuole dialogare sul tema

Usigrai, Unirai, Viva Rai. Nel senso di: anche Italia Viva, oltre a varie associazioni e ai sindacati della TV pubblica (Usigrai con una conferenza stampa; Unirai, collocato più a destra, con un proprio evento distinto), si mobilita oggi per la TV pubblica. E lo fa partecipando proprio al sit-in “per la libertà di informare” indetto dalla segretaria del Pd Elly Schlein e disertato invece dall’alleato-coltello e leader m5s Giuseppe Conte. Ci sarà, il partito renziano, con una delegazione guidata dalla deputata ed ex ministra Maria Elena Boschi. Diciotto e trenta, viale Mazzini, dunque: il giorno dopo la serata inaugurale di Sanremo, serata in cui Schlein è apparsa anche plasticamente lontana dalla tv pubblica (ospite nottetempo su La7, a DiMartedì), non prima di aver diffuso su Instagram un video in cui illustrava in sintesi i motivi della mobilitazione odierna: il sit-in è stato indetto, diceva la segretaria pd, “per difendere l’indipendenza del servizio pubblico, la libertà di stampa e il diritto della cittadine e dei cittadini a una corretta informazione. Lo facciamo perché pensiamo la misura sia colma: basta attacchi del governo al giornalismo d’inchiesta”, alle testate che si considerano “disallineate”, “a singoli giornalisti che fanno domande scomode”, alla “Rai svilita a portavoce del governo”. Basta “con Tele Meloni, la Rai è di tutte e di tutte”.
 

E dunque tutti in piazza, davanti al Cavallo di Viale Mazzini, con i sindacati e le associazioni e le cittadine e i cittadini indignate e indignati per la preponderanza meloniana in campo mediatico pubblico, e con il convitato che non ti aspetti: Italia Viva, partito di Matteo Renzi, l’ex premier che non sempre, sul territorio, partecipa agli esperimenti schleiniani di “campo largo” o “quasi largo”, ma che – Nemesi delle geometrie variabili – stasera sarà dove il Pd inizialmente pensava si recasse Conte. E invece. Invece dal lato M5s, a sit-in appena convocato, giorni fa, era partito un post della presidente della commissione Vigilanza Rai, Barbara Floridia: l’occupazione Rai “non è un fenomeno che nasce con Giorgia Meloni”, aveva detto Floridia, “ma è radicato nei decenni”. Manifestazione “ipocrita”, quella del Pd, aveva poi rincarato Conte (da cui i commenti sottotraccia dei dem: non sarà che il leader m5s preferisce “TeleMeloni”, viste anche le caselle ottenute in Rai sotto questi cieli meloniani?). Floridia se l’era presa anche con Italia Viva, indicando la “legge Renzi del 2015” come il volano dell’invasione dei partiti in Rai. Le aveva risposto proprio Boschi, prima di decidere la partecipazione al sit-in (il duetto di piazza Meb-Schlein non è inedito, si era visto al Gay Pride). “Se la legge era così negativa, perché Conte non l’ha cambiata? Con i manager nominati dal centrosinistra non si è mai assistito all’occupazione di queste ore, ma è interessante che il M5S difenda Meloni”, aveva detto Boschi, mentre Renzi aveva definito Conte “uomo senza dignità, banderuola che cambia idea a seconda delle convenienze: perché continua a fare da stampella alla premier anche sul servizio pubblico, dopo averlo fatto sul Mes?”.
 

Lo stesso Renzi, qualche giorno fa, aveva segnalato polemicamente l’apertura del Tg1 sul cibo italiano nello spazio, con relativa intervista al ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. E insomma, il campo davanti alla Rai (presente anche Avs) si riduce per l’assenza del M5s e di Azione (il leader ed ex ministro Carlo Calenda non aderisce al sit-in: “Queste cose le fa mio figlio”, ha detto, pur assicurando di “aver sentito Elly Schlein” e pur scrivendo su X di essere pronto a discutere con il Pd un testo condiviso per la riforma della governance Rai). Ma c’è chi, al Nazareno, intravede “una possibilità diversa di convergenza”, dice un parlamentare dem nostalgico dei tempi in cui “a inseguire Conte non ci si pensava proprio”. 
 

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.