Le concessioni della commissione
Ursula von der Leyen mina il suo Green deal per quietare gli agricoltori
Ritirata la riduzione del 50 per cento dei pesticidi entro il 2030. L'agricoltura, che rappresenta il 14 per cento delle emissioni della Ue, viene risparmiata: dalla proposta per il 2040 è scomparsa la riduzione del 30 per cento delle emissioni di metano, azoto e altri gas
Bruxelles. Ursula von der Leyen ieri ha fatto altre concessioni agli agricoltori, mentre assediavano la sede del Parlamento europeo a Strasburgo con i loro trattori. La presidente della Commissione ha annunciato il ritiro di una proposta che era già stata bocciata dagli eurodeputati: la riduzione del 50 per cento dei pesticidi entro il 2030. Ma la concessione più significativa è su un’altra proposta presentata ieri dalla Commissione per indirizzare l’Ue verso la neutralità climatica nel 2050: gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 per il 2040. La raccomandazione è un taglio del 90 per cento rispetto al 1990. Ancora una volta, come accaduto con gli obiettivi del 2030 (meno 55 per cento), l’agricoltura viene risparmiata dal Green deal, nonostante il settore conti per il 14 per cento delle emissioni dell’Ue. “Guardando allo scenario 2030-40 le emissioni dell’agricoltura restano stabili”, spiega al Foglio Simone Tagliapietra del think tank Bruegel: “E’ un segnale politico per evitare che le proteste degli agricoltori continuino fino alle elezioni. Si stanno cercando valvole di sfogo”.
Di fronte alle proteste degli agricoltori, a quattro mesi dalle elezioni europee, dovendo cercare l’appoggio dei governi per la riconferma, von der Leyen non vuole correre rischi, anche a costo di compromettere la promessa di azzerare le emissioni nette dell’Ue nel 2050. Dalla proposta per il 2040 è scomparsa la riduzione del 30 per cento delle emissioni di metano, azoto e altri gas legati all’agricoltura. Per contro viene sottolineato il “ruolo di garante della sicurezza alimentare” dell’agricoltura. Anche gli accordi di libero scambio sono presi di mira. “Dato che è tra i produttori mondiali di alimenti più efficienti in termini di emissioni di gas serra, l’Ue dovrebbe anche lavorare per prevenire la concorrenza sleale e garantire condizioni di parità con i produttori extra Ue”, dice la comunicazione della Commissione.
Negli ultimi giorni, von der Leyen ha moltiplicato le concessioni sull’agricoltura. Dieci giorni fa è stato lanciato il Dialogo strategico sul futuro dell’agricoltura. La scorsa settimana è stato rinviato l’obbligo di mettere a riposo il 4 per cento dei terreni coltivabili e sono state introdotte salvaguardie per limitare le importazioni di prodotti agricoli dall’Ucraina. Von der Leyen ha sospeso la conclusione dell’accordo di libero scambio con il Mercosur e ha promesso entro fine mese una proposta per ridurre il carico amministrativo degli agricoltori. Con un paradosso: l’agricoltura è “la categoria più sussidiata d’Europa, conta l’1,4 per cento del pil e il 4 per cento dei posti di lavoro, e ha un terzo del bilancio europeo allocato in sussidi”, ma “non è stata toccata veramente dal Green deal”, dice Tagliapietra. Secondo il ricercatore del Bruegel, le proteste e il dibattito sulla legislazione ambientale sono “strumentali”. Perché “il vero tema è distributivo all’interno del settore. L’industria agroalimentare fa un sacco di soldi, mentre i piccoli agricoltori hanno un sacco di problemi”. Il tema centrale non è “l’agenda verde”, ma come “evitare di sussidiare la rendita dell’industria agroalimentare rispetto ai piccoli che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese”, dice Tagliapietra.
Al di là dell’agricoltura, von der Leyen ha scelto un approccio molto prudente sugli obiettivi 2040 di riduzione delle emissioni. “Stiamo lanciando un dialogo sul percorso verso il 2024”, ha detto il commissario al Clima, Hoepke Hoekstra: “Le decisioni di presentare proposte legislative spettano alla prossima Commissione”. Ma nella prossima legislatura il rischio è di uno stallo del Green deal. “Il vero problema europeo per il futuro sono auto e casa”, dice Tagliapietra: con le regole già adottate, “la decarbonizzazione entra nella vita delle persone e questo può diventare un problema sociale serio, se non ci saranno politiche che sostengono la classe media” senza compromettere la sostenibilità fiscale degli stati membri. La Commissione non è in grado di costringere i governi a implementare le regole climatiche. Von der Leyen 2.0 potrebbe diventare la Commissione dell’impasse sul Green deal.