Meloni vuole usare il posto lasciato libero da Sgarbi per puntellare Casellati

Simone Canettieri

Il sottosegretario (quasi) dimissionario non sarà sostituito da Sangiuliano. La casella servirà per aiutare la ministra delle Riforme alle prese, con qualche difficoltà, con il premierato

Non si sente un corvo, ma non gli va nemmeno di cantare. Si è tolto un peso, questo sì. Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano non parla di Vittorio Sgarbi, straripante sottosegretario dimissionario ma non troppo, o almeno non ancora del tutto. Lo sarà – in un modo o nell’altro – prima che la Camera discuta mercoledì la mozione di revoca che lo riguarda. Giorgia Meloni ieri mattina non l’ha voluto incontrare, irritata per la trattativa proposta dal critico d’arte e poi per l’annuncio, ritirato, di un ricorso al Tar. Al ministero della Cultura Sgarbi si è visto nel pomeriggio dell’altro ieri, ma non ha fatto le ore piccolissime come sempre (costringeva i dipendenti a lavorare fino alle 3 di notte per custodire il palazzo).  La notizia è che la casella di Sgarbi non sarà rimpiazzata. Sfuma l’ipotesi Ilaria Cavo. Si fa strada l’idea di un “rinforzino” per Maria Elisabetta Alberti Casellati. 


La ministra è alle prese con la “madre di tutte le riforme”, come la chiama Meloni che le vuole affiancare un sottosegretario per gestire in Aula e in commissione l’iter del premierato. Serve un membro del governo che vigili, notte e giorno, sul disegno di legge costituzionale. E dalle parti della premier credono che Casellati da sola non possa farcela. Ecco perché Sangiuliano potrebbe rimanere con gli attuali due sottosegretari, Mazzi e Borgonzoni,  facendo a meno del sostituto di Sgarbi, ridistribuendone le deleghe.  Per un ministro che si è tolto un macigno dalle scarpe va bene tutto. Anche se per il momento non vuole commentare questa vicenda né rispondere alle accuse  del pirotecnico quasi dimissionario, istrione capace di tutto e senza la minima timidezza. Meloni ha a disposizione anche il posto lasciato libero al ministero dell’Università, ormai quasi un anno fa, da Augusta Montaruli. Anche in questo caso vale la regola “Sgarbi”: la compensazione potrebbe andare in altri ministeri più tecnici, come quello dell’Economia.

 

La premier non ha fretta, eccezion fatta per le Riforme in mano a Casellati. La scelta, in questa fattispecie, potrebbe arrivare anche prima delle elezioni europee di giugno. Sarebbe un commissariamento? Da Palazzo Chigi dicono di no. “Semmai un aiuto per un dossier strategico fondamentale”. I maligni sostengono il contrario. Sgarbi non è in cima ai pensieri della premier che alle brutte potrebbe revocarlo via Consiglio dei ministri (come accadde ai tempi del Conte I con Armando Siri della Lega). L’attenzione del governo in queste ore è sugli agricoltori. Si cercano le coperture per l’esenzione Irpef per i redditi dominicali agricoli. La calcolatrice è in mano al viceministro dell’Economia Maurizio Leo. I soldi – meno di 200 milioni  di euro – si dovrebbero prendere dalla riforma fiscale. C’è il massimo riserbo, l’emendamento al Milleproroghe sarà depositato all’ultimo momento. L’importante sarà spegnere un focolaio di protesta. Niente a che vedere con quanto sta accadendo in Sicilia   dove è stata bocciata la riforma delle Province, firmata dal presidente Renato Schifani per ritornare al voto diretto, uno dei punti del suo programma elettorale.  Il governatore minaccia le dimissioni o di azzerare la giunta.

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.