L'informativa urgente di Tajani sul caso Salis: "L'unica soluzione è quella delle regole"
Il vicepremier spiega perché l'ambasciata d'Italia a Budapest non sarebbe adeguata per i domiciliari dell'insegnante detenuta in Ungheria da quasi un anno. "È una questione di sicurezza nazionale". E avverte: "Non trasformate una questione giudiziaria in un caso politico"
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha riferito alla Camera sul caso di Ilaria Salis, la donna italiana detenuta in Ungheria da quasi un anno. Occorre evitare di trasformare una questione giudiziaria in un caso politico, che regala titoli di giornali ma non fa il bene della signora Salis, dice il vicepremier. "Un cortocircuito che alimenta polemiche e danneggia la causa di Ilaria", ha avvertito il ministro, che ha anche ricordato che "le regole europee dicono che per ottenere gli arresti domiciliari in Italia occorre prima chiederli nel Paese di detenzione". Ilaria Salis, 39enne insegnante di scuola elementare a Monza, è a processo in Ungheria per la presunta aggressione a due militanti neonazisti. L'aggressione è avvenuta a Budapest, a margine di una manifestazione organizzata per commemorare le imprese di un battaglione nazista che nel 1945 si oppose all'Armata Rossa. Secondo l'accusa, l'italiana fa parte di un gruppo di persone dal volto coperto, registrate in un filmato da una telecamera di sicurezza, che colpiscono due attivisti di estrema destra con dei manganelli. Salis non è stata arrestata in flagranza, ma fermata alcune ore dopo mentre era su un taxi con altre due persone. Le è contestata l'aggravante di aver agito come in associazione.
"La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha chiesto a Viktor Orbán che a Ilaria Salis venga riservato un trattamento dignitoso", ricorda Tajani alla Camera. La premier ha parlato con l'omologo ungherese in due occasioni, "la prima al telefono il 30 gennaio, la seconda a margine dei lavori del Consiglio europeo il primo febbraio".
"Ieri, il nostro ambasciatore ha nuovamente incontrato la signora Salis che gli ha sottolineato il netto miglioramento delle condizioni di detenzione. Ha menzionato gli aspetti igienici (disinfestazione della cella, distribuzione di lenzuola e coperte nuove), sanitari - riguardo sia alla dieta sia alla trasmissione dei referti medici richiesti), l'approccio generalmente più cortese di tutto il personale carcerario, il regime soddisfacente per quanto riguarda le comunicazioni. Può parlare liberamente con famiglia e ambasciata", ha dichiarato il ministro degli Esteri. "La connazionale ha poi informato che le stanno dando l'accesso ai video a sostegno dell'accusa ma non ha ancora la traduzione in italiano degli atti processuali, questione che l'Ambasciata tornerà a sollevare", ha precisato.
Dopo l'udienza di lunedì 29 gennaio, quella in cui Ilaria Salis è entrata in aula in ceppi e tenuta "al guinzaglio" da una guardia, il processo è stato aggiornato al 24 maggio. "L'esibizione della detenuta in catene in tribunale, con le immagini trasmesse in televisione, ha avuto un forte impatto. Essa non appare in linea con lo spirito delle norme europee", ha aggiunto Tajani. Gli stati membri dell'Ue sono infatti tenuti ad adottare "misure appropriate" per garantire che indagati e imputati non siano presentati come già colpevoli, salva la possibilità di adottare "misure coercitive necessarie" dipendenti dal caso di specie. "Ho chiesto al governo ungherese di vigilare e intervenire affinché vengano rispettati i diritti della detenuta in attesa di giudizio".
"La vicenda della signora Ilaria Salis rientra tra gli oltre 2.400 casi di connazionali detenuti all'estero", ha dichiarato il ministro. "Per ognuno di essi, indipendentemente dal merito della loro situazione giudiziaria, ci adoperiamo per fornire assistenza e garantire il rispetto della dignità e dei diritti fondamentali. Così abbiamo fatto, fin dal primo giorno, per il caso Salis, ben prima che diventasse oggetto di polemiche politiche".
Il garantismo inspira l'agire del governo italiano, ha aggiunto il vicepremier, "ciò che conta è sempre la tutela della dignità della persona. L'Italia è la culla del diritto, la patria di Cesare Beccaria, e l'azione del governo è sempre votata alla tutela del diritto". Ma "a chi grida 'Riportate Ilaria in Italia!', chiederei a quale soluzione stia pensando. Siamo pronti ad accettare ogni tipo di suggerimento. L'unica per noi percorribile, per un reato commesso in uno stato membro dell'Unione europea, è quella delle regole", ha spiegato Tajani.
L'ambasciata d'Italia a Budapest non sarebbe adeguata come luogo di eventuali arresti domiciliari di Ilaria Salis, ha detto il ministro. Il 5 febbraio il ministro degli Esteri Tajani e quello della Giustizia Carlo Nordio hanno ricevuto separatamente il padre di Ilaria, Roberto Salis, che ha fatto due richieste: l'invio di una missiva governativa alla magistratura ungherese per misure alternative alla custodia in carcere e la possibilità che questi si svolgano in ambasciata. Il ministro Nordio - ha ricordato Tajani - ha precisato che la missione diplomatica non è adeguata a sostituirsi come luogo di misure coercitive. "Un'ambasciata non è una casa privata. (Salis) non può girare liberamente in ambasciata. È una questione di sicurezza nazionale", ha osservato Tajani. "Per fare in modo che possa stare nell'ambasciata, c'e' bisogno che, pur essendo ai domiciliari, non possa prendere visione o possesso della documentazione riservata del ministero degli Esteri", ha aggiunto.
Sul caso Salis "più che la politica deve parlare la diplomazia", ha detto il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Tommaso Foti, ospite di Skytg24. "Esistono più di duemila italiani carcerati in nazioni diverse del mondo che, in alcuni casi, escludono anche il diritto alla difesa. Il governo italiano farà tutto il possibile sotto il profilo politico, perché entrare nel sistema giuridico e penitenziario di un altro Paese lederebbe il principio della sovranità degli Stati. A mio avviso, si può arrivare a un punto di caduta positivo".