La visita del presidente argentino
"Io italiano al 75 per cento". Meloni riceve Milei a Palazzo Chigi
Questa mattina l'udienza in Vaticano con Papa Francesco che aveva definito "demonio in terra": "L'ho rivalutato è l'argentino più importante del mondo". Il presidente sudamericano ha incontrato al Quirinale anche Sergio Mattarella
La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha incontrato a Palazzo Chigi il presidente della repubblica Argentina, Javier Milei. Il faccia a faccia è durato circa un'ora. Alcuni sostenitori dell'eccentrico capo di stato sudamericano, radunati sul marciapiede davanti a Piazza Colonna, lo hanno acclamato mentre arrivava a Palazzo Chigi . "Milei! Milei!", il coro scandito dal gruppetto di persone, una delle quali teneva in mano una bandiera argentina.
Prima dell'incontro, Milei era stato al Quirinale per un colloquio con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Da quello che filtra è stato un incontro informale di cortesia e di conoscenza, durante il quale sono stati ribaditi i legami fra le due comunità e il proposito di intensificarli. Nel corso del confronto, durato circa mezz'ora, è stato inoltre sollecitato il rapporto Ue-Mercosur, uno di quelli al centro delle proteste degli agricoltori.
Durante la sua visita italiana Milei ha anche trovato il tempo per un'intervista televisiva con la trasmissione Mediaset "Quarta repubblica". A Nicola Porro Milei ha ribadito il suo modo di intendere la politica: "Filosoficamente - ha detto - sono anarcocapitalista e quindi sento un profondo disprezzo per lo stato. Io ritengo che lo stato sia il nemico, penso che lo stato sia un'associazione criminale, la più grande del mondo". Perché dunque fa il presidente? "Ogni volta che vai a comprare qualcosa in un luogo, lo stato ti deruba tramite le tasse; quindi, lo stato ti ruba tutti i giorni. Mi sono reso conto che l'unico modo di entrare nel sistema è 'dinamitare' il sistema".
Ma della visita italiana del presidente argentino forse la cosa più interessante resta l'incontro con il suo connazionale più illustre, papa Francesco. Se in campagna elettorale Milei aveva definito il Pontefice "un comunista mandato dal demonio sulla terra", durante la visita i toni sono stati completamente diversi. E non solo per il grande abbraccio che il presidente argentino ha dato a Francesco ieri al termine della messa di ieri a San Pietro per la canonizzazione di un'altra argentina, Santa María Antonia de Paz, ma questa mattina in oltre un'ora di udienza in Vaticano, Milei - che ha portato in dono gli 'alfajores', dolcetti tipici farciti con dulce de leche e biscotti al limone della marca preferita da Bergoglio - ha ascoltato i consigli del Papa per "affrontare la crisi economica" nella comune patria. A Quarta repubblica poi ha spiegato: "Il punto è questo: si evolve, si capiscono le cose, una delle cose che ho capito in questi ultimi tempi è che il Papa è la persona più importante di tutta l'Argentina, è il leader dei cattolici nel mondo. Di conseguenza ho dovuto riconsiderare alcune posizioni e, a partire da quel momento, abbiamo iniziato a costruire un legame positivo". Ma se il Papa è stato perdonato dall'esuberante presidente argentino lo stesso non vale per i comunisti: "Ah, non esistono? Vi sono molti socialisti, che a lungo termine vogliono arrivare a questo. Sono comunisti vigliacchi", ha detto a Porro.
Milei, che ha scelto l'Italia come primo paese europeo da visitare come presidente, ha anche rivendicato le sue origini italiane (circa la metà degli attuali abitanti del paese sudamericano sono di origine italiana). "Per il 75 per cento - ha detto - sono italiano, assolutamente italiano perché i due genitori di mio padre erano italiani" e "da parte di mia mamma, sua madre era di origine italiana e il padre di origine jugoslave". Un'ascendenza che gli avrebbe lasciato in eredità una passionaccia per la musica lirica: "Amo l'Opera italiana, soprattutto la parte che si riferisce a Rossini, Bellini, Donizetti, Verdi, Puccini e, per ragioni di lavoro nel settore privato, ogni volta che dovevo fare un viaggio in Europa, lo facevo con Alitalia perché potevo fare scalo a Roma".