L'intervista
Cappato: “Fine vita? Per evitare un altro caso Bigon, in Emilia-Romagna il Pd rischia di affossare la legge "
“I dem vogliono impegnarsi per il fine vita o si preoccupano soltanto di trovare una posizione di compromesso nel partito? I provvedimenti presi da Bonaccini hanno dei limiti. Non si può rinunciare al voto dell'Aula", dice il tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni. Oggi la discussione in Consiglio regionale
Roma. “Non è che per paura di non avere la maggioranza, allora si rinuncia a un dibattito e al voto. Ancor di più se si tratta di una legge di iniziativa popolare e se a parole ci si dice favorevoli”. Marco Cappato si riferisce all’Emilia-Romagna e alla legge sul Fine vita che oggi dovrebbe – il condizionale è d’obbligo – essere discussa in Consiglio regionale. Se non fosse che la giunta guidata da Stefano Bonaccini è intervenuta nei giorni scorsi con alcuni provvedimenti che rischiano di bypassare il confronto in aula, dove i dem potrebbero non avere i numeri. “Provvedimenti che nessuno ha visto”, dice al Foglio Cappato. “Se ho ben capito si tratta di due atti. Una delibera che istituisce un Comitato etico territoriale ed è irrilevante, in quanto non aggiunge nulla di nuovo rispetto a quanto già indicato dalla Corte costituzionale. Con l’altro atto sono state stabilite le Linee di indirizzo che dovranno seguire i medici. Queste invece non sono irrilevanti”, spiega il tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, la stessa che ha raccolto le firme per la legge popolare.
Secondo queste linee guida, entro 42 giorni bisognerà dare seguito alle richieste dei pazienti che chiedono di attivare le procedure per il fine vita. Cosa non convince? “Le linee di indirizzo non hanno la forza di una delibera, e men che mai di una legge”, risponde l’ex eurodeputato. “E poi c’è una considerazione politica: se l’assessore della prossima giunta non è d’accordo le cancella con un tratto di penna. Mentre per cancellare una legge serve una maggioranza alternativa”, è il ragionamento di Cappato, che non nasconde le perplessità sulle modalità adottate da Bonaccini. “La nostra proposta stabilisce i termini delle procedure in 20 giorni: ci si assuma la responsabilità di dire in aula che si preferisce un’altra strada”, continua Cappato, il quale sarà oggi a Bologna per assistere alla seduta dell’assemblea regionale. “Se si tratta di linee guida preparatorie, va anche bene. Ma non possono essere usate per eludere una discussione. Sarebbe politicamente incomprensibile. Soprattutto in un momento in cui Zaia, Toti e Fontana hanno pubblicamente preso una posizione favorevole alla nostra proposta. Questa – aggiunge l’attivista radicale – è un’occasione d’oro per una battaglia che gode di un consenso molto ampio, anche nel ceto politico dirigente di centrodestra”.
E invece il Pd sembra giocare a nascondino. Tanto più considerando che Igor Taruffi è assessore al Welfare in Emilia Romagna ma è anche nella segreteria nazionale dem, come responsabile dell’Organizzazione. Mentre Davide Baruffi, sottosegretario alla presidenza regionale, è il responsabile nazionale Enti locali. Difficile immaginare che la strategia di Bonaccini non sia stata in qualche modo frutto di un confronto con Elly Schlein. Vogliono evitare un altro caso Bigon, le polemiche della componente cattolica, senza cedere il passo ai governatori di centrodestra? “Il punto è molto semplice: il Pd, ma vale per chiunque, vuole impegnarsi per il fine vita o si preoccupa soltanto di trovare una posizione di compromesso nel partito? Nel primo caso la battaglia la facciamo insieme, nel secondo invece non è utile alla nostra causa. La volontà di cercare una mediazione per non scontentare nessuno, finisce per paralizzare il percorso della legge”, spiega Cappato. E puntualizza: “Penso che i partiti non debbano essere caserme, qualcuno non sarà d’accordo, è normale. Penso anche che ci debba essere libertà di scelta, e senza punizioni, non solo sui temi di coscienza. Ma bisogna avere il coraggio di fare le battaglie che si ritengono giuste”. I dem sembrano invece restare sempre a metà del guado.
E’ successo qualcosa di simile anche in Puglia, la prima regione ad adottare una delibera sul fine vita qualche settimana fa, senza tuttavia stabilire tempi e procedure. A questo proposito l’Associazione Coscioni aveva scritto a Michele Emiliano. “Ma non abbiamo avuto riscontri, eppure sia il presidente pugliese che Bonaccini sono d’accordo con la nostra legge. Mettiamo in pratica le dichiarazioni e siamo tutti contenti”, dice ancora Cappato in attesa di capire cosa verrà fuori dalla discussione odierna in Emilia-Romagna. “L’intenzione, sembrerebbe, è quella di rinviare in commissione la legge. Bisognerà poi vedere se verranno indicati tempi precisi per approfondire e tornare in aula. Diversamente è probabile che la volontà sia quella di affossare l’iter legislativo”. Proprio come vorrebbero le opposizioni che intanto hanno, come sempre, annunciato i ricorsi. Comunque la si veda, si ha l’impressione che ancora una volta sia la logica meramente politica a prevalere sull’interesse delle persone. “Per me la politica è una cosa alta e nobile. In questo caso però mi sembra ci sia soltanto una corsa a nascondersi, piuttosto che affrontare il problema nel merito”.