Il retroscena
Dibba-Raggi-Casaleggio: il progetto di un nuovo partito anti Conte fuori dal M5s
L'ex sindaca di Roma è vicina all'associazione Schierarsi di Di Battista. Il cui presidente è un dirigente dell società di Casaleggio. Tutti e tre sono in rotta con l'ex premier grillino
Dibba, i’ vorrei che tu Davide e io fossimo presi per incantamento. Sabato scorso, come non accadeva da tempo, ecco che è successo: Virginia Raggi – già sindaca del M5s nella Capitale e messa abbastanza ai margini da Giuseppe Conte – si è presentata ad autenticare le firme di “Schierarsi”. E’ l’associazione che, citiamo testuali, “prende posizione con coraggio su temi nazionali e globali” di cui Alessandro Di Battista (l’eterna promessa dei grillini, partito di cui non fa più parte) è vicepresidente oltre che animatore totale in giro per l’Italia. Il presidente di “Schierarsi” è Luca Di Giuseppe, un altro ex M5s, che nella vita è responsabile commerciale di Camelot. Come cos’è? E’ la piattaforma di Davide Casaleggio (figlio di Gianroberto) e della moglie Enrica Sabatini, un altro pezzo importante della burocrazia grillina che fu, finito a piatti in faccia con l’ex premier. Dibba, Raggi e Casaleggio junior: quanto basta per far arricciare il ciuffo a Conte, diventato padre padrone del M5s, partito quasi personale che guida con pugno duro e un discreto successo mediatico con buone capacità di manovra parlamentare.
Di Battista e l’ex sindaca di Roma hanno un rapporto di lunga data e assai consolidato. Per dire: nel 2016 fu lui, una volta ascoltato il parere del suo meccanico (non è battuta) a dirle di rifiutare la candidatura della Capitale alle Olimpiadi. E così andò. Nel corso degli anni, tutte le volte che si metteva male, è stato sempre Dibba a correre in supporto della “regina di Roma” e a immolarsi per lei al cospetto dei vertici del partito che la percepivano come fonte di guai più che di vanto. Quanto alla presenza del giovane Di Giuseppe si può affermare – senza tema di smentita – che rappresenta un contatto fra Dibba e il mondo casaleggiano, da venti anni ormai in grado di fornire servizi e piattaforme alla politica (oltre che alle aziende): dall’Italia dei Valori di Di Pietro al M5s.
L’occasione di sabato scorso è servita ad autenticare le firme – Raggi è consigliera comunale di opposizione – per “il progetto di legge di iniziativa popolare per il riconoscimento dello Stato di Palestina lanciato dall’associazione Schierarsi”, ha spiegato la grillina, che fa parte, seppur in maniera molto critica, del comitato di garanzia del M5s (su nomina di Beppe Grillo). Conte si attacca al malleabile statuto del M5s per non ricandidarla in quanto – regolamenti alla mano – ha esaurito tutte le possibilità (è al terzo giro in Campidoglio, anche se uno, quello ai tempi di Marino sindaco, si interruppe prima del tempo). Dibba invece non ha intenzione di scendere in campo per le europee perché preferisce coltivare la sua associazione che vanta circa diecimila iscritti. Una piattaforma che dovrebbe diventare qualcosa di più: un partito alle prossime politiche, quando saranno. E anche Raggi a quel punto potrebbe essere della partita, arrivata ormai al capolinea. Siamo a metà fra la suggestione e il progetto che inizia a prendere piede. Li unisce il richiamo verso una storia che ormai non ha più cittadinanza nel nuovo M5s. Ma anche un certo scetticismo per come Conte sta governando il partito ereditato da Grillo – che percepisce un lauto contratto di collaborazione annuale da circa 300 mila euro – senza più gli orpelli della democrazia diretta. I due contestatori ed eretici si parlano e fanno progetti. Che non passano dal M5s.
L'editoriale dell'elefantino