(foto Ansa)

una voce a sinistra

Unico nel Pd, Fassino ricorda il 7 ottobre ma raccoglie insulti. Un caso antropologico

Andrea Minuz

Leggendo i commenti sotto al post dell'ex sindaco di Torino si esce sconfortati per le sorti della sinistra. Andrebbero raccolti, magari letti al prossimo congresso del Partito democratico

Il 27 gennaio Vasco Rossi ha postato su Instagram una caption da “La vita è bella”. In altri tempi una cosa pacifica, magari un po’ banalotta, da Giornata della memoria in un liceo. In poche ore è stato sommerso da una valanga di insulti. Costretto a giustificarsi, a spiegare, a “contestualizzare” “La vita è bella”. Un Vasco ora divisivo, schierato con le forze del Male. Bollato come “sionista”, “insensibile al genocidio di Israele”, “voltagabbana”, “venduto”, “schiavo degli americani”, “servo degli ebrei”, e in un crescendo sempre più sfrenato e fantasioso, “massone”, “satanista”, “azionista di Pfizer”.  

 

Pochi giorni fa ecco Fassino. Che non è certo Vasco, non ha un esercito di fan che lo venera come un Dio, ma su X conduce una vita davvero spericolata, e lascia sempre aperti i commenti. In due giorni Fassino ha sbancato il box office degli insulti, prima con un post sulle foibe, poi, soprattutto, tornando sulle polemiche sanremesi. Ha scritto che in un evento musicale come Sanremo sarebbe stato bello ricordare anche che il 7 ottobre Hamas ha “massacrato centinaia di giovani che assistevano pacificamente a un festival”, oltre a quelli che sono ancora tenuti in ostaggio, mentre si è solo tirata fuori la parola “genocidio” contro Israele. Lasciamo perdere “genocidio”. Le parole sono ormai feticci sfoderati “a cazzo di cane”, se ci si passa il tecnicismo (chiamiamo “negazionista” chi non è d’accordo con noi, vogliamo “più meritocrazia” per film e libri che non riescono a trovare pubblico, eccetera).

 

Stupisce fino a un certo punto il tribunale dell’Aia, mentre è ovvio che un trapper sul palco di Sanremo parli per hashtag. Ci sta. So’ ragazzi. Il senso del post di Fassino, improvvisandomi qui suo esegeta, è però un altro. E’ una cosa che mi chiedo dal 7 ottobre. Com’è possibile che a Sanremo nessun cantante sia mosso anche solo da empatia per tutti quei coetanei trucidati a sangue freddo mentre ballavano e cantavano? Com’è possibile che ballando e cantando sul palco dell’Ariston sembri più facile e immediato maneggiare paroloni sproporzionati e non spendere una parolina facile facile su quel rave? Perché ricordare le vittime del più grande pogrom dai tempi della Shoah fa letteralmente impazzire tre quarti della sinistra italiana?

 

La risposta è nei quattromila commenti che mi sono letto sotto al tweet di Fassino. “Stai con gli ebrei assetati di sangue di bambini”; “gli ebrei sono da sempre malvagi”; “la tua anima sionista si è rivelata”; “sconcertante che tu fossi comunista”; “il 7 ottobre l’ha organizzato Israele”, o un più moderato “i fatti del 7 ottobre devono ancora essere chiariti”; “quello che ha fatto Hamas è deplorevole, ma…” (segnatevi questa parola: “deplorevole”). Tantissimi chiocciolano Elly Schlein per chiedere di mandarlo via dal Pd. Stracciano la tessera, promettono di non votarlo più. Poi altre perle notevoli. Quello che accusa di mansplaining a Francesca Albanese durante l’audizione alla Camera, o l’account di Enrico Berlinguer che gli rinfaccia i passaggi su di lui (cioè su Berlinguer) nella sua autobiografia. E’ una lettura da cui si è esce svuotati, tramortiti, sconfortati per le sorti della sinistra italiana. Andrebbero raccolti, conservati, magari letti a teatro, come va di moda fare adesso con gli hater, al prossimo congresso del Pd.

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