Alleanze eretiche
Salvini si avvicina a Conte. La Lega sogna Fedriga segretario: "Sembriamo ormai l'Udc"
Fa eleggere in un organo di vigilanza un parlamentare M5s, ma il partito esplode. Dopo le europee si torna a parlare di una sostituzione del segretario
Si scambiano Cassa depositi e prestiti come i Baci Perugina. Salvini fa eleggere un deputato del M5s alla Commissione di vigilanza Cdp, Conte gli prepara la sedia da compagno d’opposizione. Finirà che Donald Trump celebrerà le loro seconde nozze. Si sta sfasciando l’amore di governo. E pure la pazienza di Salvini. Giorgia Meloni lo provoca: tiene Giancarlo Giorgetti al ministero come scudo umano. Salvini deve liberarsi di Giorgetti: vuole che vada via, a Bruxelles, con Draghi. La Lega aspetta le europee per pugnalare il segretario. I leghisti desiderano perdere. Questa volta credono nella riuscita della congiura: “Salvini ci ridurrà all’Udc”. FdI suggerisce il nome del sostituto. E’ Massimiliano Fedriga. Il Capitano si avvicina alle Idi di Marzo.
Il giorno di San Valentino, Meloni e Salvini hanno deciso di trascorrerlo con i loro rispettivi “amanti” di governo. La premier si è scelta Schlein. Salvini è tornato da Conte. Dopo la decisione di Meloni, martedì pomeriggio, di astenersi, far passare la mozione del Pd, sul cessate il fuoco a Gaza (era una richiesta personale formulata da Schlein alla premier e serviva a ridimensionare i contiani in sonno nel Pd, i più estremi) Salvini ha contraccambiato. La Camera era chiamata a eleggere i componenti supplenti della Commissione di vigilanza di Cdp e lui si è presentato a Conte con un dono. La destra ha indicato Saverio Romano, Domenico Furgiuele, Carlo Maccari. La sorpresa è l’elezione di Gianmauro Dell’Olio del M5s, che viene eletto al posto di Luciano D’Alfonso del Pd. I voti per Dell’Olio sarebbero arrivati dalla Lega. Una volta scoperto l’adulterio, il M5s ha fatto sapere che a tradire per primo è stato il Pd, che stava praticando una slabbratura (“ne hanno già incassati altri”), il Pd replicava che il M5s, già di mattina presto, si baciava con la Lega. Il voto su Cdp segue a distanza di poche ore un’altra intesa che avvicina Conte e Salvini. Sulla Rai entrambi hanno difeso l’ad, Roberto Sergio, ieri finito sotto scorta per aver fatto leggere a Mara Venier il comunicato pro Israele. E’ una difesa che anticipa il posizionamento sulla Rai. Meloni ha già detto, ai parlamentari che si occupano di Rai, che a fine aprile possono essere avviate le procedure per comporre il nuovo cda. Lo nomina il Parlamento ma il calendario è stabilito dai presidenti di Camera e Senato. Alla Camera, il leghista Fontana. Al Senato, La Russa per FdI. Il resto lo dovrebbe fare Giorgetti, azionista della Rai, in quanto ministro dell’Economia. Salvini vuole la riconferma dell’attuale ad Sergio, tanto più ora che è sotto scorta. Meloni ha scelto il dg Rai, Rossi. Salvini per il cda, come consigliere, ha già un nome da spendere. E’ quello del direttore del Tgr, Casarin. La sua necessità è tuttavia un’altra. Deve una condurre una campagna elettorale aggressiva e ha un ostacolo. Giorgetti. Il ministro dell’Economia ha avvisato la Lega. C’è una sua frase che sta allarmando Salvini: “Presto serviranno 30 miliardi in più perché scadono i titoli di stato emessi in passato”. Significa che il governo sarà costretto a mettere nuove tasse? Chi ci vuole mettere la faccia? Anche Giorgetti ha un amante. E’ Draghi. Per non farsi vedere da Meloni e Salvini si incontrano all’estero. Dal 22 al 24 fanno una fuitina a Gent, in Belgio. E’ la città dove si terrà il prossimo Ecofin e per la prima volta sarà invitato a partecipare pure Draghi. Alla Camera l’unica domanda che ora si fanno i deputati di FdI è “quando romperà Salvini?”. I leghisti sottovoce: “Anche se Salvini volesse rompere questa volta nessuno lo seguirebbe. E in ogni caso, dopo le europee, andrà fatto un ragionamento sulla segreteria”. Sono tornate anche le battaglie “trumpiane”. Claudio Borghi propone l’abolizione dell’Organizzazione mondiale della Sanità. Dopo il Mes, il suo tormentone è ”10 motivi per cui l’Oms va fermata”. Prima delle europee, Salvini vedrà quasi azzerata la sua compagine in Sardegna e Abruzzo, dove si vota a fine febbraio. In Veneto, l’assessore leghista, Roberto Marcato ha dichiarato: “Io con il generale Vannacci non c’entra nulla, nulla. Non è il campione del federalismo. La Lega è questa roba qua: federalismo”. Quella roba là oggi è superata e tra poco tempo non ci sarà neppure il paracadute di Luca Zaia. Il terzo mandato è un’altra delle pistole cariche che Meloni punta contro Salvini. Riccardo Molinari, il capogruppo della Lega, in una dichiarazione, fortissima, accusa la premier: “C’è un gioco di FdI. Non vogliono darci il terzo mandato per i governatori”. Finirà male. A Milano, Venezia, Trieste stanno raccogliendo prove del tradimento di Salvini. I parlamentari del nord sono irritati per le continue riunioni tra Salvini e i leghisti del sud. Sono inferociti perché Salvini ha deciso di puntare tutto sul Ponte sullo Stretto. Le nomine di sottogoverno non vengono più comunicate. Quelli di partito ancora sì. Ne sono arrivate tre, importanti, per coordinare gli enti locali. Candiani al nord, Marchetti al centro, Durigon al sud. Non glielo dicono a viso aperto, ma tutto quello che ora desiderano i leghisti è perdere, perdere, perdere. Vogliono perdere le europee per poi offrire la segreteria a Fedriga, provare a ricominciare.
La Lega ha amato Salvini, ma può un amore finito tradursi in un carcere? La Lega lo ha amato come nella Prigione di Simenon, la moglie Micetta amava, malgrado tutto, Alain Poutad. Non faceva altro che cambiare donne perché non riusciva a cambiare vita, come Salvini non riesce purtroppo a cambiare posizione europea, slogan, tic. Per Poutad erano diventate tutte Micetta, prima di scoprire che pure Micetta voleva cambiare marito.