il colloquio
Bandecchi: "Ritiro le dimissioni da sindaco di Terni per l'infamata di FdI sulle liste per le europee"
L'imprenditore, che vuole candidarsi per Bruxelles, torna sui suoi passi: "Questo governo è pericoloso. Bisogna combattere". Le polemiche legate al sessismo? "Non c'entrano nulla con le dimissioni, il politicamente corretto ha rincoglionito gli italiani", aggiunge citando Boskov
Un'altra giravolta. Sindaco ha cambiato idea? “Quello che è successo in questi giorni a livello nazionale ha inciso in maniera molto forte. Ma ci sono anche fattori locali, le opposizioni”. Questa mattina Stefano Bandecchi, primo cittadino di Terni, ha deciso di tornare suoi passi, ne ha fatta un'altra, ritirando le dimissioni annunciate lo scorso 8 febbraio. Una retromarcia a cui stava già pensando ma che nelle ultime ora ha ritenuto inevitabile. “L'emendamento di Fratelli d'Italia, che se va bene verrà discusso settimana prossima, mi ha portato al ripensamento". Ci spieghi meglio. "Un'infamata che ci costringerebbe a raccogliere le firme in appena due mesi”, dice al Foglio il leader di Alternativa popolare. Si riferisce alla proposta dei meloniani che punta a cambiare la norma per l'esenzione delle firme, rendendo più complicata la candidatura e la presentezione delle liste alle prossime europee per i partiti minori. “Ho capito che questo governo di destra è pericoloso, ma lo è pure la sinistra. C'è bisogno di combattere e non mi tiro indietro. Faremo una campagna elettorale pancia a terra". L'imprenditore prestato alla politica vorrebbe correre come capolista in tutte le circoscrizioni.
Ma a dettare il dietrofront, ci spiega Bandecchi, non sono state solo le notizie arrivate da Roma. L'emendamento dei senatori FdI è stata la proverbiale ultima goccia. Hanno pesato anche le dinamiche locali, gli atteggiamenti delle forze politiche della città che - a quanto pare - tornerà presto ad amministrare. "Merito delle opposizioni, troppi incompetenti. Non potevo lasciare la città nelle loro mani. Quelli che hanno perso le elezioni volevano dettare la linea. Nel frattempo però hanno smesso di lavorare, non fanno piu nulla, non si presentano nelle commissioni. Sembrano i bambini dell'asilo”, aggiunge il sindaco. “Ho sentito che destra e sinistra volevano mettersi insieme, volevano fare inciuci come ha proposto il consigliere Ferranti”.
Così alla fine è maturato l'ennesimo colpo di teatro, probabilmente non l'ultimo, del fondatore dell'Università telematica Nicolò Cusano. Solo una settimana fa aveva annunciato le dimissioni con un video su Instagram, in cui non forniva troppe spiegazioni. “Volevo dare un segnale ai miei, non possiamo essere il partito della poltroncina, dobbiamo lavorare per una politica che sia il più alta possibile. Noi siamo pro tempore, dobbiamo ricordarcelo”.
Solo questo? Insomma si è sbagliato chi ha visto nelle sue dimissioni un nesso con polemiche legale al sessismo e alle donne? Bandecchi se la ride fragorasamennte. “Le cito un grande allenatore, il grande Boskov. Se un uomo ama una donna più della birra gelata davanti alla tv con la finale Champions, forse è vero amore, ma non un vero uomo. Il politicamente corretto ha rincoglionito gli italiani”.