Il caso

La marcia di Meloni su Salvini. E lui: "Perché questa violenza?"

Simone Canettieri

Dai trattori al terzo mandato fino alla Sardegna. La premier dà mandato ai suoi colonnelli di non fare sconti alla Lega

Matteo Salvini annusa l’aria e con i suoi fedelissimi sembra cadere dal pero: “Perché tanta violenza da parte di Fratelli d’Italia?”.  I leghisti mettono in fila i segnali e iniziano a percepire un clima strano. La premier d’altronde ha cambiato strategia sul come stare a tavola con il bizzoso alleato. Ora la linea è: nessuna concessione al Carroccio. Nessuna. Su niente. Al punto che fino all’altro giorno era pronta ad andare mercoledì prossimo a Cagliari anche da sola a sostenere il candidato governatore Paolo Truzzu (che come si sa ha scalzato quello di Salvini, Solinas).  

Alla fine, per carità di coalizione, ieri pomeriggio la data è stata sbloccata. E con Meloni ci saranno gli altri due tenori del centrodestra, cioè Tajani e Salvini. Caso rientrato. Ma i  malumori restano. Andrea Crippa, vicesegretario leghista ed esegeta del pensiero del capo, sottolinea come in “Sardegna Meloni  verrà una volta sola, mentre Matteo sette. E la stessa attenzione, poca, è arrivata dai ministri di Fratelli d’Italia, al contrario dei nostri molto presenti sull’isola”. Pensieri storti figli di una situazione di scontro e sfida che inizia a essere così plateale e scontata nel finale da avere anche una colonna sonora vincitrice a Sanremo: “La noia”. Ma tant’è. Francesco Lollobrigida – alla Stampa –  ha paragonato Salvini a Gianfranco Fini: “che pagò la divisione e la rottura del centrodestra”. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, persona mite, alla trasmissione Start su SkyTg24 è andato addosso all’emendamento leghista per il terzo mandato dei governatori. Emendamento presentato in Senato in commissione Affari costituzionali: una leva per l’eventuale tris di Luca Zaia in Veneto, arrivato ormai quasi a fine corsa. Leggete Ciriani: “Senza peccare di immodestia, noi di FdI possiamo giocare tutte le partite. Zaia è stato un ottimo governatore del Veneto”. Ma, e qui arriva la stoccata che non ti aspetti, “un’alternanza potrebbe essere possibile perché nessuno è eterno, nemmeno Zaia”. Sulla fine di questo emendamento che si voterà giovedì, cioè il giorno dopo l’evento di Cagliari, si accettano già scommesse. “Per ora non è stato ritirato”, dice Crippa. Per ora, certo. Dal governo sono convinti infatti del contrario e che farà la fine del famoso gatto in tangenziale. “Anche perché non era stata concordato”, raccontano da Via della Scrofa, quartier generale del partito della nazione o del “tutto mio, tutto mio”, come i leghisti fanno il verso ai meloniani, razza padrona del centrodestra. Per evitare l’ennesimo titolo di giornale, la millesima interpretazione sempre uguale a se stessa, Salvini fa trapelare di non fare sul terzo mandato una questione “di vita o di morte nel governo”. Certo, e allora perché la Lega lo ha presentato? Si confondono piani e strategie, si capisce che Zaia, che a sua volta dice di sentirsi come san Sebastiano, potrebbe essere un problema più per il segretario della Lega che per Meloni. E tutto va letto con questa chiave. Se il Carroccio storce il naso all’intesa che la premier ha avuto con Schlein sulla Palestina, Meloni tiene a farci sapere che rispetterà, appunto, le volontà del Parlamento. Da questa situazione sembra, almeno secondo i sondaggi, trarne vantaggio Forza Italia: il pensiero stupendo del sorpasso alla Lega scintilla nella testa di Tajani da qualche settimana. Salvini dice non crederci. Nel dubbio Meloni va dritta come un trattore, convinta di aver dalla sua anche un alleato leghista: il ministro Giancarlo Giorgetti.
 

Di più su questi argomenti:
  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.