Il colloquio
“Sulla difesa la Ue si è svegliata”. Parla il capo di stato maggiore Cavo Dragone
L'ammiraglio ammonisce: "Non dobbiamo dimenticarci dell'Ucraina, Putin in persona lavora alla disinformazione, ma per la Russia lo sforzo bellico non sarà sostenibile a lungo"
“Un commissario europeo alla difesa? Una cosa è sicura: la Ue si sta svegliando, la guerra in Ucraina ha accelerato i processi d’integrazione”. A parlare è l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, capo di stato maggiore della difesa italiana, il vertice delle forze armate delle nostre paese, intercettato dal Foglio a margine del convegno alla Camera “Le implicazioni strategiche della guerra in Ucraina per l’Italia”, organizzato dall’Istituto affari internazionali. Nessun esercito europeo, sia chiaro. Come ripetuto durante il convegno anche dall’ex ministro, Lorenzo Guerini, quella “è un’idea romantica”, ma questo non significa che anche in Italia non si ragioni con sempre più serietà di integrazione delle industrie (al Foglio ne ha parlato l’ad di Leonardo Cingolani), vero passo concreto verso una qualsiasi idea di difesa comune. Su tutto questo Cavo Dragone dice di essere “molto positivo”.
Sull’allarme che proprio lui lanciò qualche mese fa a proposito dell’abbassamento delle scorte belliche in seguito al conflitto, Cavo Dragone oggi rassicura: “E’ normale – dice –, quello che è accaduto da noi è successo in tutti i paesi occidentali, siamo economie di pace, non siamo abituati a questi ritmi di produzione, ma l’industria si sta attrezzando”. Proprio l’integrazione e la necessità di investimenti sulla difesa sono stati nel corso del convegno oggetto delle possibili soluzioni finanziarie comuni all’Europa. Non solo gli eurobond, rilanciati dall’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Più concretamente, il presidente di Leonardo, Stefano Pontercorvo, ha parlato del possibile intervento della Bei: “Tra quattro giorni – ha spiegato – si riunisce un Ecofin informale e tra gli argomenti segnati a matita c’è come estendere la missione operativa della Banca europea per gli investimenti. Da anni è diventata la banca del clima, ora a livello europeo è in discussione se e come estendere il campo d’azione anche alla sicurezza e alla difesa”. Al centro di tutto, enzima catalizzatore di questa possibile accelerazione, come detto da Cavo Dragone, sta l’Ucraina.
Il capo di stato maggiore è stato a recentemente a Kyiv e, a pochi giorni dal secondo anniversario dall’inizio della guerra, ammonisce: “Non dobbiamo rassegnarci: all’inizio tutti erano scioccati, ora ci stiamo abituando al conflitto, ma la devastazione e la perdita di vite umane sono le stesse di prima e non possiamo permetterci di dimenticarci dell’Ucraina, un paese che combatte per la sua, ma anche per la nostra libertà”. Il conflitto è anche una questione di racconto. Il pericolo che la narrazione della guerra venga influenzato dalla disinformazione di Mosca è serissimo. Cavo Dragone lo ha spiegato nel corso del suo intervento: “Stiamo assistendo proprio in questi giorni all’intensificarsi di una strategia di disinformazione che vede impegnato in prima fila lo stesso Putin per disorientare le nostre opinioni pubbliche attraverso la diffusione di una narrativa fallace i cui cardini sono principalmente tre: l’immagine di una Russia desiderosa di pace, il quadro di una guerra ormai inutile e il cui esito a vantaggio di Mosca non è più in discussione e la percezione di un occidente ormai stanco di sostenere un conflitto costoso e senza speranze di successo”. Ma dietro la propaganda la realtà sarebbe ben diversa: “La Russia, che puntava su una guerra lampo, si trova invece impegnata in un conflitto di attrito a lunga durata, accusando ingenti perdite. Nessun obiettivo primario di Mosca può dirsi raggiunto. Il supporto dell’economia allo sforzo bellico non sarà sostenibile a lungo alla luce di sanzioni sempre più stringenti e di un impegno finanziario per la difesa nazionale salito a circa il 6,2 per cento del pil, che è pari a un terzo dell’intera spesa pubblica”.
E’ per questo che Putin cercherebbe di far passare l’idea di un occidente sempre più stanco, pronto ormai ad abbandonare Kyiv. Di questa strategia, secondo diversi analisti, fa parte anche la telefonata fake di due comici russi alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni che si sono spacciati per il presidente della commissione dell’Unione africana. Ma le risposte della premier, secondo Cavo Dragone, dicono molto poco: “Non penso che quella telefonata faccia testo”.