Verso il voto in Senato
"Terzo mandato per tutti, senza contare gli abitanti", dice il sindaco dem di Mantova
"Su ventisette paesi Ue, il limite ai mandati per i sindaci esiste soltanto in Italia e in Polonia", dice Mattia Palazzi. "Si sentono commenti allarmati, come se si chiedessero mandati illimitati per sindaci eterni e con stravolgimento dell'equilibrio tra poteri. Ricordiamoci che i cittadini possono mandarti a casa"
La croce e la delizia del terzo mandato, nel senso dell'argomento dirimente che incombe su centrodestra e su centrosinistra, è posizionata al primo tornante: il voto di giovedì, in Senato, in commissione Affari Costituzionali, sugli emendamenti al decreto elettorale non ritirati dalla Lega, nonostante la divergenza di opinioni nel centrodestra, e riguardanti proprio l'argomento suddetto. L'incertezza regna in entrambi gli schieramenti. Un risultato è stato raggiunto intanto nel centrosinistra: in una settimana, nel Pd, si è passati dal disegnare un fantomatico paese delle satrapie (le città potenzialmente governate da sindaci eletti tre volte, per dirla con le parole capogruppo schleiniano in Senato ed ex ministro Francesco Boccia, subito incalzato da alcuni sindaci dem al grido di “incredibile”) al possibilismo del “tavolo di discussione” interno partorito dalla direzione di lunedì e previsto per domani.
“Ne stiamo parlando”, è il mantra, ma sottotraccia si pensa, in una parte del Pd, che arriverà il sì, mentre nel centrodestra il vicepremier e vertice di Forza Italia Antonio Tajani, dalla Basilicata, assicura che “si troverà una sintesi nella maggioranza”, dicendosi favorevole al terzo mandato per i sindaci dei comuni fino a 15mila abitanti, sebbene sfavorevole al terzo mandato per i governatori. In attesa di vedere i numeri e scoprire le carte, il sindaco dem di Mantova Mattia Palazzi, da tempo in prima linea a favore del terzo mandato (“i sindaci vanno rispettati”, è stata la sua risposta a Boccia), pensa sia “un bel passo avanti”, dice al Foglio, “il fatto che nel Pd si sia deciso di discutere la posizione che il partito dovrà prendere con i sindaci e gli amministratori: vuol dire che si sta cercando di evitare la divaricazione tra segreteria e parlamentari, da un lato, e amministratori locali, dall'altro”. E ribadisce intanto la questione nel merito, Palazzi, in particolare per il distinguo su comuni al di sopra e al di sotto dei quindicimila abitanti: “Non ha alcun senso, a mio avviso. La possibilità di correre per un terzo mandato, se c'è, deve valere indistintamente per tutti”.
Ma perché nel Pd si è stati così tiepidi al riguardo? C'entra l'attivismo di Vincenzo De Luca, governatore campano non schleiniano, anche più volte sindaco di Salerno? “Credo si debba fare uno sforzo di spersonalizzazione, per affrontare questioni così importanti. Certo è che, su ventisette paesi in seno all'Unione europea, il limite ai mandati per i sindaci esiste soltanto in Italia e in Polonia. Si sentono commenti allarmati, qui, come se si chiedessero mandati illimitati per sindaci eterni e con stravolgimento dell'equilibrio tra poteri. Ripeto: si sta parlando di tre mandati, in nome della stabilità, e senza fare differenze rispetto al numero di abitanti. Credo sia una richiesta di buonsenso, ci aspettiamo quindi che il Parlamento deliberi con serietà e coerenza”.
Quanto ai rischi di eccessiva concentrazione di poteri (le famose “satrapie” temute da una parte del Pd), Palazzi fa notare che “spesso nei ragionamenti che si fanno attorno al terzo mandato c'è un non-detto. Si dimenticano cioè i voti: i cittadini possono mandarti a casa, e infatti a volte lo fanno. Cito come esempio il mio caso: io sono stato eletto due volte, ma nella stessa Mantova non è stato così per i due sindaci che hanno governato prima di me, appartenenti a due diversi schieramenti. E insomma: per fare tre mandati devi convincere per tre volte gli elettori”.