il comizio
Il centrodestra a Cagliari per Paolo Truzzu. Meloni: "Il governo durerà cinque anni"
I leader della maggioranza in Sardegna per chiudere la campagna elettorale del candidato di centrodestra. "Siamo insieme, siamo uniti, i litigi e le divisioni li lasciamo agli altri", dice Salvini. Tajani: "La sinistra stia tranquilla, nessuno di noi vuole andare a pescare nel mare dell'alleato"
Fuori Giorgia Meloni incontra i sindacalisti della Cgil per parlare di morti sul lavoro, dentro, nel padiglione F della Fiera di Cagliari, ci sono meno di 3.500 persone (fonti questura, compresi stampa e tv). Meloni entra e forse finalmente parla con Matteo Salvini. Apre il candidato Paolo Truzzu, e c’è un po’ di freddezza da parte dei leghisti in sala. Poi parla Salvini e a sorpresa, per accattivarsi la simpatia di questa piccola folla, dice: "Nessuna trasmissione pubblica parla di voi, sembra qui non si voti. Nessun programma o talk racconta questa sfida". Da Salvini un bell’attacco alla Rai insomma, rincarato da uno dei suoi pronostici: "A occhio le elezioni le vince un signore che si chiama Paolo Truzzu".
Il leader della Lega ritorna sulla compattezza del centrodestra: "Siamo insieme, siamo uniti, i litigi e le divisioni li lasciamo agli altri", dice nel tentativo di fugare ogni dubbio sulle tensioni nella maggioranza, che in questi giorni si arricchiscono di nuove sfumature. "Più provano ad allontanare me e Giorgia, più io e lei andremo avanti insieme cementando quella che non è solo un'alleanza politica ma un'amicizia, che in politica fa la differenza. Andremo avanti cinque anni".
Poi Salvini si concentra sui temi che più gli competono: "Prima di fare il segretario della Lega faccio il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture e voglio parlarvi di quello che in 50 anni la sinistra non ha fatto in Sardegna per i trasporti e quello che invece stiamo facendo noi dopo un solo anno e mezzo di governo". Salvini prosegue elencando cifre e numeri di investimenti e annuncia: "Entro settembre arriverà il progetto per collegare Nuoro alla rete ferroviaria nazionale". Per restare in tema, ecco la metafora: "Domenica prossima ci sarà da fare la scelta tra chi vuole la Sardegna che viaggia, e tra chi invece vuole quella Sardegna dove si può girare in monopattino insieme a Conte e compagnia". Poi un accenno alla polemica di giornata, l'inchiesta sul Ponte sullo Stretto aperta dalla procura di Roma dopo l'esposto di Sinistra Italiana, Verdi e Pd: "Io vado avanti a fare le infrastrutture e le grandi opere, nessuno mi può mettere paura".
L'intervento di Antonio Tajani
Fa il suo ingresso sul palco anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani che dopo aver ringraziato l'uscente Solinas, assicura: "Il sindaco di Cagliari farà benissimo anche il presidente della Sardegna". Ma subito si rivolge agli avversari e a chi accusa la maggioranza di essere sempre più divisa: "Stiano tranquilli i signori della sinistra che nessuno di noi vuole andare a pescare nel mare dell’alleato. Non cerchiamo di andare a rubare voti a Fratelli d'Italia o alla Lega. C’è uno spazio politico enorme tra Giorgia Meloni e Elly Schlein che noi vogliamo occupare con un lavoro di squadra. Oggi la gente vuole certezza e sicurezza, noi vogliamo darla agli italiani e ai sardi. Vogliamo essere la grande forza politica che si assume di guidare la nave in un momento difficile".
Il vicepremier torna sui temi cari agli elettori sardi a partire dalla continuità territoriale – "mi batterò a Bruxelles perché si risolva questo problema", promette – e dall'occupazione: "Basta alla fuga dei giovani sardi costretti ad andare a lavorare in continente. Occorre riuscire a favorire una politica industriale che permetta all’isola di crescere creando lavoro e occupazione", dice Tajani. Non manca poi l'affondo agli avversari: "Chi dice che il centrodestra è un'organizzazione di estremisti mente sapendo di mentire. Sono loro che si sono spostati sempre più a sinistra e si sono pure divisi. Loro chi sostengono? Ancora non l’abbiamo capito. Certamente hanno capito che perdono le elezioni. Non ci stanno e per questo dicono che siamo fascisti. Noi siamo persone per bene". Infine, il ricordo del Cav., "un uomo che amava la Sardegna come la sua Milano e che per questa terra ha fatto tanto. Quell'uomo si chiamava Silvio Berlusconi", dice Tajani accompagnato da un coro che si leva in onore del fondatore di Forza Italia.
Cosa ha detto Giorgia Meloni
L'ultima ad arrivare sul palco è stata la presidente del Consiglio Giorgia Meloni: "Grazie a Paolo Truzzu per aver raccolto questa sfida, non si preoccupi per il tanto fango che cercheranno di gettargli addosso, ci siamo passati tutti: dimostra il nervosismo di partiti senza più identità, senza risposte da dare e senza il potere che li ha tenuti in piedi", ha detto la premier. Il suo discorso ha tracciato una panoramica dell'ultimo anno e mezzo di governo, dalla riforma fiscale, alle misure legate alle donne, all'imprenditoria, fino allo spread: "Lo stato deve diventare la nostra azienda di famiglia. Le opposizioni dopo il nostro insediamento hanno aspettato che lo spread salisse per mandarci a casa, per mettere un governo tecnico e per continuare a fare i loro 'inciuci'. Lo spread è rimasto invariato. Come abbiamo fatto? Abbiamo smesso di buttare soldi dalla finestra". La premier parla del Superbonus: "Quando vengono a fare campagna elettorale qui chiedetelo a loro quanto ci è costato il Superbonus. Noi abbiamo smesso e abbiamo raggiunto risultati credibili. Non andiamo in giro a raccontare alla gente che gratuitamente puoi fare quello che vuoi. La campagna elettorale dei 5 stelle ci è costata 140 miliardi di euro".
Meloni torna poi sulla compattezza del governo: "Tutti sappiano che durerà cinque anni", dice, e rimarca la solidità della maggioranza: "Noi stiamo insieme non perché ci fa comodo, ma perché siamo insieme da 30 anni, perché nonostante le differenze e le discussioni riusciamo sempre a trovare una soluzione. La solidità di una maggioranza si misura col metro della velocità con la quale il governo procede e noi in questo anno e mezzo abbiamo fatto tantissimo".
"Non veniamo qui a fare 'l'esperimento del campo largo'" continua Meloni: "Cos’è? Un campo da calcio? Lo fanno per il gusto disperato di tornare al potere e per far finta di mettersi di nuovo insieme. La vedono come una cosa nuova, ma il Conte II lo abbiamo già visto. Quando metti insieme gente che non ha molto da dirsi, i risultati sono esattamente quelli che abbiamo visto col Conte II". Meloni torna poi sulle accuse di familismo e risponde a chi le rimprovera di aver candidato Truzzo perché è "un suo amichetto": "Sì, conosco Truzzu da 20 anni. Non perché ci andavo in discoteca ma perché ha fatto militanza politica, si è fatto tutta la trafila senza approdare in Parlamento e mi fido di lui. Voglio con me gente che sappia di cosa sta parlando. Li abbiamo visti gli improvvisati".
Da questo argomento la premier si aggancia alla stabilità politica che nel suo ragionamento ha come effetto una maggiore facilità nel tessere rapporti internazionali, e rilancia la sua riforma del premierato: "Non lo faccio per me, ho già detto che dureremo cinque anni, ma lo faccio per chi verrà dopo. È un argomento importante e sarete voi dalla Sardegna a decidere chi vi rappresenterà a Roma dicendo basta alla stagione dei trasformismi, degli inciuci di palazzo e dei governi tecnici". La premier rivendica anche i risultati raggiunti sul Pnrr e con l'accordo con l'Albania sull'immigrazione: "Quando lavori con costanza e determinazione le conseguenze arrivano. Noi abbiamo scelto di lavorare per una soluzione strutturale al problema dell'immigrazione che io presenterò prima della fine del mio mandato".
La premier rilancia poi l'idea di candidare la Sardegna come ponte tra il nord Africa e l'Europa: "Abbiamo, come penisola, un'infrastruttura che spesso ci dimentichiamo. È quella del mare, che nessuno ha mai utilizzato e per la quale io ho creato un ministero". Meloni tocca poi i temi legati all'agricoltura e dell'ambiente, già sollevati da Salvini prima di lei, spiegando che "chi pensa di poter difendere l’ambiente non sa di cosa sta parlando. Non abbiamo paura della transizione ecologica. Abbiamo paura di quella ideologica, dei deliri e che ci portano alla desertificazione del nostro sistema produttivo perché la sostenibilità deve essere ambientale ed economica". Infine, Meloni conclude augurando un buon lavoro a Paolo Truzzu, invitando tutti sul palco accompagnati dall'inno d'Italia: "Viva l'Italia, viva la Sardegna, viva Paolo Truzzu".