L'intervista
“Cara Lega, ora il Veneto tocca a noi di Fratelli d'Italia”. Parla De Carlo (FdI)
Affossato l’emendamento del Carroccio sul terzo mandato, il senatore meloniano richiama “il centrodestra all’unità” ma rilancia la corsa per la regione di Zaia: “Rinunciare significa rinunciare a far politica”
“Non c’è forza politica al di fuori degli eretici – i cacicchi del Pd, ndr – che abbia dimostrato una posizione diversa da quella di tutti”. Fine della telenovela. Luca De Carlo, coordinatore veneto di Fratelli d’Italia, liquida l’emendamento della Lega sul terzo mandato come un capriccio “dall’esito scontato. Inoltre, trovo che nel metodo questo tecnicismo non sia appropriato al ddl Elezioni. Spero che ora si possa a tornare ragionare su temi di lavoro seri, nella mia regione come a Roma”. Vallo a dire al Carroccio. “La gente non capisce perché la classe dirigente perda tempo su queste cose quando il centrodestra è stato chiamato per risolvere altro: i problemi di milioni di italiani. E non quelli di tre o quattro persone”. Salvini, Zaia, sugli altri due licenza poetica. L’alfiere meloniano non si ferma qui: “Puntiamo al Veneto, senza farne mistero”.
In pratica una pioggia di schiaffi. Tipo treno di Amici miei, agli amici leghisti. “Ma con loro c’è dialogo e lavoriamo in sintonia”. Sì? “In Senato”, dove De Carlo siede dal 2020, “abbiamo la commissione parlamentare sull’Ilva su cui ci stiamo muovendo molto bene insieme: una questione importante da nord a sud. Mentre in Veneto si voterà presto in tante località significative, da Bassano a Rovigo. È bene non sbagliare e restare uniti. Dietro l’angolo c’è un’elezione chiave in Sardegna, poi le amministrative, le europee: dopo tanti governi imbastiti a tavolino, gli elettori hanno premiato il centrodestra proprio perché compatto. Dunque ogni eventuale divisione non farebbe bene né a FdI né alla Lega. Cosa che comunque non sento nell’aria”. Ma un'indebolimento degli alleati però si sente. La banda Salvini non se la passa bene: alle urne briciole, sul terzo mandato pernacchie. Almeno le restano le regioni del nord. O forse no. “Se noi di Fratelli d’Italia rinunciassimo al Veneto, dovremmo fare a meno di fare politica. Siamo concentrati sul territorio e sulle persone. Abbiamo i numeri dalla nostra parte: dopo tanti anni di crescita è legittimo aspirare a Palazzo Balbi”. E se la Liga gonfiasse il petto e corresse davvero da sola? “Ne prenderemo atto. Ma ripeto, oggi c’è piena collaborazione”.
Poco importa insomma che Zaia non si arrenda – “la partita è ancora lunga”, ha commentato all’Ansa il governatore –, che per i suoi uomini il Veneto a oltranza – tre, quattro, enne mandati – sia “una battaglia identitaria”. E che Salvini, dietro le pose da famiglia modello con gli alleati di governo, piazzi le trappole per le europee: magari proprio l’ingombrante candidatura di Zaia. “Non vogliamo farci distrarre da logiche e tattiche per le quali gli italiani non ci hanno votato”, taglia corto De Carlo. “Conta il nostro pragmatismo. La nostra capacità di amministrare. Poi ognuno può fare quello che vuole del proprio tempo: il mio so bene come impiegarlo”. E in quanto alla Lega, chi vivrà vedrà. Chi vivrà, appunto.