Energia
Todde a tutto gas: i problemi con le energie rinnovabili e i primi screzi con gli ecologisti
La neoeletta presidente della Sardegna propone una moratoria sulle rinnovabili e sostiene lo sviluppo di infrastrutture per il gas: azioni che dimostrano come raccontare la transizione verde sia facile, ma tradurla in atti concreti non appena si occupano posti di responsabilità meno
"Continuare a puntare sulle fossili e considerare il nucleare una scelta principe significa perseverare con un modello obsoleto… Le rinnovabili, abbondanti, gratuite e democratiche, sono le uniche in grado di garantire un approvvigionamento libero e sostenibile". Lo dice una nota del M5s a margine di un convegno organizzato dal responsabile energia di FI, Luca Squeri. I parlamentari del M5s dovrebbero spiegare i medesimi concetti ad Alessandra Todde. Ecco le prime dichiarazioni della neo-presidente della Sardegna eletta con il M5s: “Una priorità è fare in modo che finisca la speculazione energetica in Sardegna. Partendo con una moratoria che sospenda la situazione che si è creata e lavorare sulla mappa delle aree idonee”. Inoltre, ha confermato che “le infrastrutture devono essere realizzate in tempi molto brevi e servire i consorzi industriali e i bacini già esistenti”. Il programma elettorale prevede di “anticipare gli obiettivi comunitari ed emanciparla [la Sardegna] entro il 2040 dalla dipendenza dalle fonti fossili”, a partire dalla conferma del phase-out del carbone. I movimenti ecologisti (Legambiente, Wwf, Greenpeace, Kyoto Club) avevano rivolto un appello ai candidati perché riconoscessero che “la Sardegna si trova nelle condizioni ideali per costituire un vero e proprio laboratorio per la transizione energetica”. Oggi lamentano che l’appello è stato “stracciato”.
L’idea della moratoria sulle rinnovabili non è una novità: se n’era discusso in molte regioni, e qualcuna era andata anche oltre, vedendo successivamente le proprie norme falciate dalla Corte costituzionale. Le aree idonee, peraltro, non vanno intese come gli unici luoghi in cui possono essere realizzati impianti rinnovabili: sono semmai zone dove è previsto un iter autorizzativo semplificato, fermo restando il diritto degli operatori di proporre progetti anche in altri siti con l’iter ordinario. Come ha ricordato il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, il governo ha fatto la sua parte: ora tocca alla Conferenza stato-regioni e alle singole regioni, Sardegna inclusa, tracciare i confini delle aree idonee, sulla base delle linee guida del Mase.
Veniamo all’altra questione. La Sardegna è l’unica regione priva di infrastrutture per l’adduzione e il trasporto del gas. Questo nel tempo è stato fonte di disagi e svantaggi. Vent’anni fa un intervento in tal senso sarebbe stato indiscutibile. Ma oggi? La risposta non è ovvia. Le reti gas hanno una lunga vita tecnica. Se il progetto è davvero quello di abbandonare l’uso dei fossili nel 2040, non è molto sensato sostenere i costi e le difficoltà costruttive per poi abbandonare i tubi alle ortiche dopo pochi anni. A meno che il disegno non sia più ampio. Il programma di Todde prevede, tra l’altro, lo “sviluppo di una nuova classe di centrali termoelettriche ad alte prestazioni dinamiche” di potenza pari almeno a 300 MW “facilmente convertibili da un’alimentazione a metano e miscele di metano e idrogeno ad ammoniaca e idrogeno”. Al di là di queste futuribili innovazioni, l’idea sembra essere che, per abbandonare il carbone, bisogna accettare un po’ di gas nel mix energetico. Può essere ragionevole, ma allora Todde prima dovrebbe andarlo a spiegare al suo partito, alla sua coalizione e al mondo associativo che li sostiene. Ed è paradossale che tutto ciò avvenga in Sardegna, una regione che ha caratteristiche tali, per estensione e popolazione, da consentire una sperimentazione su larga scala di un impiego più ampio delle fonti rinnovabili.
Perché Todde ha posizioni tanto critiche sulle rinnovabili e tanto favorevoli al metano? La risposta l’ha data Lorenzo Tecleme sul manifesto: “In Sardegna sono state presentate moltissime richieste di allaccio alla rete per futuri impianti di energia pulita: più di 750 le domande pendenti. Una grande mole di progetti, in maggioranza promossi senza consultare i territori coinvolti. Il risultato è che, da nord a sud, l’isola brulica di comitati anti eolico… e tutti i candidati alle regionali hanno tentato di conquistarne il voto”. Insomma: raccontare la transizione e promettere un radioso futuro verde è facile, tradurre in concreto le aspirazioni non appena si occupano posti di responsabilità meno.