il voto dei cattolici
Per fortuna i cattolici possono ancora votare con il naso turato. Di metter su casa da soli non è aria
I cattolici (una volta moderati) vanno a braccetto con la destra e la sinistra di oggi. Del tutto incuranti delle contraddizioni e certi di poter accomodare la propria fede e i propri valori con le scelte dei diversi partiti
Mentre si avvicinano le elezioni europee, occasione irripetibile per contarsi e regolare i conti all’interno dell’attuale coalizione di destra-centro e della futuribile coalizione di sinistra-sinistra, c’è qualche “mattacchione” che si preoccupa dei “cattolici senza casa”. Riproponendo il dilemma sul “posto” dei cattolici nell’accidentata geografia politica italiana.
Puro esercizio retorico? Certamente no, perché la questione cattolica non si è esaurita né con il Concordato, né con le vere o presunte ingerenze della Chiesa nella vita pubblica italiana, né con la ricerca di simpatie dentro le mura leonine. Intanto la realtà ci dice altro, molto altro. A partire dalla consapevolezza che il peso dei cattolici, in ogni ambito, è da decenni in fase calante.
Le statistiche, impietose, mettono a nudo la debolezza della proposta di vita cristiana. Basti pensare all’eclissi del matrimonio religioso, come ha documentato su queste colonne Roberto Volpi. Ma la crisi dei sacramenti non finisce qui. Allarmano la rarefazione dei battesimi, i confessionali semivuoti e la rinuncia a chiedere il perdono attraverso il sacramento della Penitenza. “Faccio i conti con la mia coscienza” è il refrain di questa religione disintermediata che è diventata il cattolicesimo secondo Francesco.
Questo contesto di desertificazione religiosa dà ai cattolici la sensazione di essere destinati a divenire un “piccolo gregge”. Il che impone la necessità di abbandonare alcuni paradigmi. Uno fra tutti: i cattolici sono moderati per natura. E perciò legittimati a occupare il centro della scena politica.
La realtà è che i cattolici, come tutti i cittadini, vivono con disincanto la politica, al punto da esserne protagonisti inconsapevoli e spesso passivi. Di sicuro, ingrossano l’esercito degli astensionisti. E quando votano scelgono la destra o la sinistra (populismi compresi), sulla base dei propri interessi: sicurezza, salute, lavoro, pensioni, scuola e tasse. Non abbiamo inserito nell’elenco il tema dell’immigrazione perché è l’esempio più lampante del fatto che i cattolici non scelgono soluzioni moderate ma estreme: l’accoglienza “senza se e senza ma” della sinistra o i respingimenti e i campi di accoglienza all’estero della destra. Scelte da iscriversi nel radicalismo (pure nella versione chic) o conservatrici e un pizzico razziste, ma niente affatto moderate. In quest’ottica non aiuta neppure il magistero di Francesco che non ha nulla di moderato, preoccupato com’è di esercitare la profezia.
In sintesi, la moderazione è ormai percepita come un vecchio arnese della politica. Quasi un disvalore. Come quando, nel secolo scorso, la peggiore accusa da rivolgere ai propri avversari, in qualunque sede, era sempre la stessa: sei un democristiano. Quasi una condanna di natura antropologica. Eppure, quegli strani soggetti occupavano il centro della politica. Ecco forse perché gli italiani (cattolici compresi) non vogliono più sentir parlare di centro.
Così i cattolici (una volta moderati) vanno a braccetto con la destra e la sinistra di oggi. Del tutto incuranti delle contraddizioni e certi di poter accomodare la propria fede e i propri valori con le scelte dei diversi partiti. Chiudendo un occhio (a sinistra) sulla deriva radicale in tema di bioetica e di nuovi diritti o sorvolando (a destra) sul familismo e sulla pratica dei condoni. Dato per scontato che ci siano cattolici nell’attuale maggioranza come nell’opposizione, da cosa possiamo riconoscerli? E’ praticamente impossibile perché non toccano quasi palla. Ecco perché gli analisti politici si chiedono sino a quando i cattolici che ancora bazzicano le stanze della politica potranno sopportare di non contare più nulla. E immaginano che possano guardare al centro. Ma quello spazio è già occupato da altri, molto diversi da loro. Infatti, da Forza Italia a Italia viva, passando per Azione e +Europa, è evidente la chiarissima inclinazione laica e/o laicista di queste formazioni. Al punto che non sorprende che molti di questi centristi guardino con fiducia al presidente francese Emmanuel Macron. I cattolici con Macron? Difficile da accettare un leader che ha benedetto l’iscrizione del diritto di aborto nella Costituzione francese. Va bene che i cattolici hanno imparato a ingoiare l’indigeribile e a farsene una ragione, ma questo forse è davvero troppo pure per loro.
Vestendo i panni dell’agente immobiliare, possiamo dire che i cattolici abitano sia nei quartieri di sinistra (Ztl comprese) sia nelle periferie popolose della destra. Ma in entrambi i casi sono ospiti (talvolta mal sopportati) e mai padroni di casa. Al centro, poi, ci sono nuovi proprietari e per i cattolici di spazio non se ne vede. Comunque, di metter su casa da soli, ai prezzi di oggi, non è aria. Per fortuna non è mai andata fuori moda la dottrina Montanelli: votare con il naso turato. Solo che ai tempi di Indro erano i laici che votavano i puzzoni cattolici. Oggi, invece, sono i cattolici che, turandosi il naso, votano le sinistre, le destre e i cespugli di centro.