Verso le regionali
Calenda frena sul Piemonte: "Cirio? Non è stata presa nessuna decisione"
"Decideremo in direzione quando sarà chiaro lo scenario", dice l'ex ministro, smentendo il presidente regionale di Azione Osvaldo Napoli che aveva lasciato intendere il sostegno al presidente uscente, candidato del centrodestra. Intanto le trattative tra Pd e M5s sono in alto mare
"Cirio? La decisione sul Piemonte non è stata presa". Carlo Calenda rallenta sul sostegno al presidente uscente Alberto Cirio, la cui (ri)candidatura è stata confermata pochi giorni dal centrodestra. "Decideremo in direzione quando sarà chiaro lo scenario", dice al Foglio l'ex ministro.
Nelle scorse ore la componente locale di Azione aveva lasciato intendere che il governatore forzista sarebbe stato anche il loro candidato. Con un post su Facebook infatti, Osvaldo Napoli, presidente del partito in Piemonte, spiegava le ragioni per cui un'alleanza larga sarebbe stata impossibile. "Il M5S segue la politica delle 'mani libere' in fatto di coalizione e accetta di allearsi a condizione che sia esso a esprimere il candidato presidente", ha fatto sapere Napoli, aggiungendo che "per costruire in futuro alleanze strutturate sulla sinistra è necessario che il M5S accetti la logica di una disponibilità senza condizioni per quanto riguarda sia le candidature che il programma". Il modello, secondo Napoli, dovrebbe essere lo stesso dell'Abruzzo, dove in queste ore lo stesso Calenda sta facendo campagna elettorale per Luciano D'Amico, sostenuto da tutte le forze di opposizione.
Nella sua nota, Napoli si è rivolto anche a Riccardo Magi, segretario di +Europa, che invitava tutti a fare uno sforzo e a proposito del sostegno dei calendiani a Cirio aveva detto: "Lo rispettiamo, ma non lo condividiamo affatto”. Questa mattina Magi è tornato a parlare, sostenendo ancora la necessità di una mediazione tra le forze di opposizione a partire dai "disastrosi risultatati della giunta Cirio". Il leader di +Europa ha anche aggiunto che "serve un metodo basato sul programma". Ma allo stesso tempo, "non è possibile che il M5s accetti di stare in coalizione solo quando esprime i candidati presidente".
La strada verso una candidatura unitaria per il centrosinistra, sotto la Mole, è insomma ancora molto lunga, forse impossibile. Nonostante le elezioni siano sempre più vicine, si voterà il 9 giungo in concomintanza con le europee. Qualche giorno fa proprio Calenda, in un'interivista ad Huffington post, aveva detto: "È impossibile non parlare con Conte". Una considerazione indotta dal voto sardo e dalla vittoria di Alessandra Todde, ma anche dall'insuccesso di Renato Soru e della terza centristra. Ed era comunque una mezza apertura che non cancellava affatto le divergenze tra l'ex ministro del governo Renzi e il leader dei grillini, in particolare sulle questioni nazionali e di politica estera.
A complicare ulteriormente il quadro piemontese c'è anche il fatto chei due principali interlocutori– Pd e M5s – faticano a trovare una sintesi sul nome per il Piemonte: i dem vorrebbero proporre Chiara Gribaudo su cui per ora permangono forti reisistenze grilline, figlie degli screzi consumatisi soprattutto a Torino durante l'amministrazione di Chiara Appendino e poi durante quella, corrente, del dem Stefano Lorusso. Gli incontri delle scorse settimane si sono sempre risolti con un nulla di fatto.
A pesare, oltre a queste incomprensioni, ci sono anche i temi e l'approccio diverso su infrastrutture e grandi opere. A partire dalla Tav, uno degli ostacoli più difficili da superare per la creazione di una coalizione larga.