Passeggiate romane
I calcoli di Schlein: mi candido o non mi candido? E se sì, dove?
La segretaria dem è pressata da più parti e con spinte contrastanti per la sua candidatura alle elezioni europee. Il risultato delle regionali in Abruzzo potrebbe essere l'ago della bilancia
Le elezioni in Basilicata non sono poi così lontane, eppure nel campo delle opposizioni non si riesce ancora a trovare la quadra. La candidatura di Roberto Speranza risolverebbe quantomeno il problema dell’accordo tra Partito democratico, Movimento 5 stelle e Avs. Ma l’ex ministro della Salute resiste in tutti i modi. I bene informati nel Pd dicono che la sua ritrosia a candidarsi sia dovuta a una precisa ragione: Roberto Speranza mira più in alto. Già, nel caso in cui Elly Schlein debba lasciare prima la guida del partito, l’ex ministro di Conte punta a prenderne il posto.
In questa fase la segretaria del Partito democratico Elly Schlein è pressata da più parti per la sua candidatura alle elezioni europee. I “suoi” vorrebbero che facesse il grande passo e si buttasse nell’agone elettorale. I massimi dirigenti del partito, invece, anche quelli che l’hanno sostenuta alle primarie, le sconsigliano di intraprendere questa strada. Sottoposta a pressioni contrastanti la leader del Pd sta meditando un’ennesima soluzione per cavarsi d’impaccio. Schlein ha quindi deciso di aspettare il voto dell’Abruzzo domenica prossima. Se, come spera, il maxi campo che si raccoglie attorno all’ex rettore di Teramo D’Amico, il risultato dovesse sorprendere, registrando la sconfitta del meloniano Marsilio, allora la segretaria pd non si candiderebbe. Con quella vittoria, infatti, Schlein rafforzerebbe la sua leadership, che non potrebbe più essere messa in discussione nemmeno nel caso in cui alle elezioni europee il Pd dovesse galleggiare intorno al 20 per cento. Peraltro, le voci che arrivano al Nazareno dal centrodestra confermano l’ipotesi che circola da qualche tempo in qua. E cioè che Giorgia Meloni non avrebbe intenzione di candidarsi. L’assenza della premier vanifica il progetto di Schlein, di un duello tra loro due per consolidare la leadership della segretaria dem sul campo delle opposizioni e mettere fuori gioco Conte. Di più, la ventilata discesa in campo di Arianna Meloni potrebbe comportare dei nuovi rischi di cui Schlein farebbe volentieri a meno. Se però il campo largo non dovesse vincere la sfida abruzzese, la segretaria del Partito democratico sarà costretta a riconsiderare la sua candidatura, con la speranza di rappresentare un valore aggiunto per i dem, di rafforzarsi internamente e di evitare che il giorno dopo il voto europeo parta l’operazione di logoramento del segretario pd (in questo caso della segretaria), che è un classico della storia di quel partito.
L’entusiasmo di Elly Schlein rispetto all’ipotesi di una sua candidatura alle elezioni europee si è andato spegnendo anche per un’altra ragione, che non riguarda l’assenza di Giorgia Meloni nell’agone elettorale. La leader dem, che ormai prova una certa diffidenza per molti dirigenti del suo partito, teme che i suoi avversari interni o anche solo quei big pd che la preferirebbero più debole, approfittino delle elezioni per metterla in difficoltà. Nella circoscrizione dell’Italia centrale, per fare un esempio, come è noto, si candida Nicola Zingaretti, che è forte di suo nel Lazio, cioè nella regione più popolosa di quell’area, e che è sostenuto da tutte le correnti. Prendere meno voti di Zingaretti per la leader dem sarebbe uno smacco, ed è una possibilità su cui al Nazareno si ragiona con una certa preoccupazione. C’è poi l’Emilia-Romagna, dove Stefano Bonaccini è forte. Magari lì la segretaria riuscirebbe a prendere più voti del presidente del partito, ma non è detto. Quasi superfluo parlare del sud, dove due ras delle tessere come i governatori della Campania e della Puglia, Vincenzo De Luca e Michele Emiliano, non aspettano altro che dare una “botta” alla segretaria.
L'editoriale dell'elefantino