Mattarella non è Ghali
Piccolo messaggio di Mattarella all'opposizione: non sono il segretario del Pd
Durante un incontro con i vertici della Casagit il presidente della Repubblica ricorda l'ovvio a chi vorrebbe farne "il partigiano Sergio" contro il governo. "Quando il Presidente della Repubblica promulga una legge, non fa propria la legge, non la condivide, fa semplicemente il suo dovere”
Poiché non è Ghali, non è Patrick Zaki né Paola Cortellesi, ieri il presidente della Repubblica in pratica ha chiesto all’opposizione, e ai giornali di opposizione, di non considerarlo – per favore – il capo dell’opposizione. “Qualche volta ho l’impressione che qualcuno pensi ancora allo Statuto Albertino in cui, come è noto, veniva affidata la funzione legislativa congiuntamente alle due Camere e al re”, ha detto Sergio Mattarella in un incontro al Quirinale con i vertici della Casagit, la cassa sanitaria dei giornalisti. Com’è noto i presidenti della Repubblica usano questo genere d’incontri per lanciare piccoli, eppure chiari messaggi, dentro e fuori dal Palazzo. E anche Mattarella lo fa. Spesso. E dunque eccolo il messaggio: “Quando le Camere approvavano la legge”, ha spiegato Mattarella, pedagogico, “il re prima di promulgarle doveva apporre la sua sanzione, cioè la sua condivisione nel merito, perché aveva anche attribuito il potere legislativo. Fortunatamente non è più così. Il Presidente della Repubblica non è un sovrano, fortunatamente, e quindi non ha questo potere”. Si riferirà, il presidente, a quelli che lo vorrebbero vestire da partigiano contro il regime fascista incipiente? Starà parlando delle richieste pubbliche d’intervento contro questa o quella legge? Sì. Esattamente sì. “Vorrei cogliere l’occasione, approfittando e rivolgendomi ai tanti presenti che sono anche nella veste insopprimibile di giornalisti, per far notare che frequentemente il Presidente della Repubblica viene invocato con difformi e diverse motivazioni. C’è chi gli si rivolge chiedendo con veemenza: ‘il Presidente della Repubblica non firmi questa legge perché non può condividerla, perché gravemente sbagliata’, oppure: ‘il Presidente della Repubblica ha firmato quella legge e quindi l’ha condivisa, l’ha approvata, l’ha fatta propria”. E ancora: “Quando il Presidente della Repubblica promulga una legge, non fa propria la legge, non la condivide, fa semplicemente il suo dovere”.
Subito dopo Sanremo, che ha fatto scoprire per qualche giorno Ghali e Dargen come possibili leader dell’opposizione (prima c’era stata Paola Cortellesi con Biancaneve e il patriarcato), abbiamo avuto la settimana del bavaglio, poi quella dei manganelli seguita da un po’ di respiro con la settimana della “liberazione sarda” che tuttavia, dopo l’Abruzzo, domenica, potrebbe presto farci ripiombare nel regime con una vittoria della destra e dunque riportarci in una settimana dedicata alla lotta democratica contro la dittatura del premierato. Ognuna di queste settimane fin qui ha avuto un suo eroe, a sinistra. Ghali a Sanremo. Cortellesi in Campidoglio. Todde in Sardegna. E anche Mattarella. Il quale ha letto sui giornali praticamente ogni giorno di una sua crisi “irreparabile” con Giorgia Meloni. Il partigiano Sergio. Ecco. Il punto tuttavia è che il partigiano Sergio, non sappiamo come dirlo, si sarebbe, ehm, un po’ rotto le scatole. Egli non canta in rima, non recita al cinema, e non fa da supplente nel Pd. “Vorrei far notare che frequentemente il Presidente della Repubblica viene invocato con difformi e diverse motivazioni”.