In Europa
Zanni e il gruppo Id aiutano Putin aizzando gli agricoltori
Il capogruppop leghista ha inventato lo slogan per la campagna elettorale dell'estrema destra europea: "Nell’Ue c’è chi “vuole togliere la benzina ai trattori per metterla nei carri armati”. Si cammina sulla linea sottile del sostegno alla Russia mascherato da solidarietà verso l’Ucraina
Bruxelles. Marco Zanni, eurodeputato della Lega e presidente del gruppo di estrema destra Identità e democrazia al Parlamento europeo, ieri ha lanciato quello che potrebbe essere lo slogan della campagna elettorale di quelli che Ursula von der Leyen chiama “gli amici di Putin”. Nell’Ue c’è chi “vuole togliere la benzina ai trattori per metterla nei carri armati”, ha detto Zanni nella plenaria di Strasburgo, accusando il presidente francese, Emmanuel Macron, che non esclude l’invio di soldati sul terreno in Ucraina, di “deriva pericolosa”. Lo stratagemma retorico è abile. Come Marine Le Pen che decide di astenersi all’Assemblea nazionale in Francia, Zanni non ha difeso esplicitamente la Russia di Vladimir Putin. Il messaggio è più sottile. Sostenere l’Ucraina è “sacrosanto”. Ma sarebbero gli europei a volere andare in guerra. Il grido è analogo a quello dell’editoriale di Marcel Déat, pacifista francese e futuro collaborazionista del regime nazista, sull’Oeuvre il 4 maggio del 1939. “Ma morire per Danzica, no!”. Il discorso di ieri di Zanni è una sintesi della retorica utilizzata dai partiti di estrema destra.
Camminano sulla linea sottile del sostegno alla Russia mascherato da solidarietà verso l’Ucraina, alimentando al contempo l’opposizione delle opinioni pubbliche al sostegno a Kyiv. Il presidente del gruppo Id ha detto che il sostegno all’Ucraina è “sacrosanto”, ma “si sta trasformando in qualcosa di diverso. Qualcuno oggi vuol dare l’idea di un continente che si prepara alla guerra, un’economia dell’Ue che si trasforma in economia di guerra”. La realtà di chi fa la guerra a chi è ribaltata. Non più Putin che aggredisce e minaccia paesi europei, ma Macron pronto a inviare una manciata di addestratori in Ucraina. “Si vuole trasformare un’istituzione premiata nel 2012 col Nobel per la Pace in un continente che si prepara alla guerra”, ha detto Zanni. I trattori sono il catalizzatore della stanchezza dell’opinione pubblica. Gli agricoltori polacchi, ungheresi e slovacchi che protestano contro le importazioni di cereali dall’Ucraina. Quelli francesi che non vogliono più vedere pollo e uova ucraini nei loro supermercati. Quelli del resto d’Europa che scendono in piazza per protestare contro la burocrazia della Pac, ma spinti dalla retorica del pacifismo collaborazionista pensano che i soldi dell’Ue vadano a Kyiv anziché a loro. Il 4 maggio 1939, nel suo editoriale, Déat parlava dei contadini francesi. “Non si tratta affatto di cedere alle voglie di conquista del signor Hitler, ma lo dico chiaramente: lanciare la guerra in Europa a causa di Danzica significa esagerare un po’ e i contadini francesi non avranno voglia di morire per i poldevi”.
La Poldevia era un paese immaginario inventato dall’estrema destra dell’Action française per farsi beffe del Parlamento. Non c’è nulla di originale nelle tecniche della propaganda di Putin e dei suoi amici contro la democrazia. Viktor Orbán è un maestro nel presentare il suo collaborazionismo come un interesse fondamentale degli ungheresi e degli europei. Perché l’Ue dovrebbe approvare un pacchetto di aiuti da 50 miliardi di euro per l’Ucraina? Il premier ungherese, minacciando il veto sul via libera, ha continuato a ripetere che quei soldi devono essere usati per l’Europa in crisi economica. Per Orbán, la soluzione è semplicemente abbandonare l’Ucraina. Matteo Salvini o Marine Le Pen in questo momento non possono permettersi tanta sfacciataggine. Il leader della Lega fa parte di un governo, quello di Giorgia Meloni, che si mostra risolutamente al fianco di Kyiv. La leader del Rassemblement national sta facendo tutto il possibile per ripulire la sua immagine e presentarsi come responsabile e credibile. Nessuno dei due vuole cadere nella trappola tesa da Macron in vista delle elezioni europee: “O con l’Ue o con Putin”. Il loro istinto li spinge a Mosca. Il loro opportunismo li porta a parlare di “trattori” o “linee rosse”.
“Bisogna ribadire che noi siamo pronti a sostenere l’Ucraina, ma che l’Ue rimane un percorso di pace, non un progetto militare o di difesa”, ha detto Zanni nel suo intervento al Parlamento europeo. E’ un’altra eco della propaganda di Putin, quella della Nato o dell’Europa guerrafondaia che vuole fare guerra alla Russia. “Vediamo che ci sono certe forze che approfittano della situazione di incertezza e saltano sul carro della propaganda russa”, ha risposto indirettamente la vicepresidente della Commissione europea, Vera Jourova. Il pacifista-collaborazionista Déat terminava così il suo editoriale sull’Oeuvre: “Combattere al fianco dei nostri amici polacchi per la difesa comune dei nostri territori, dei nostri beni, delle nostre libertà, è una prospettiva che si può coraggiosamente immaginare, se contribuisce al mantenimento della pace. Ma morire per Danzica, no!”. Lo slogan ebbe un successo immediato tra i pacifisti e i realisti che erano pronti a cedere altri territori ad Adolf Hitler, perché alla fine la conquista di Danzica lo avrebbe placato. Il giorno dopo, il 5 maggio, il Times di Londra titolò: “Danzica non vale una guerra”. Il primo settembre del 1939 Hitler invase la Polonia.