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Scuola grillina

Dopo la "patria", la lezione sulla "sovranità". Lo strano dialogo del M5s con la destra

Ruggiero Montenegro

Qualche settimana fa la lezione con Marco Tarchi, oggi invece Giuseppe Conte sarà insieme all'intellettuale di destra Marcello Veneziani. Dopo la virata a sinistra il Movimento si sta riposizionando un'altra volta?

Dopo la “patria”, è il turno della “sovranità”. Parole che non sembrano scelte a caso. Dove vuole andare il Movimento 5 stelle? L'interrogativo ritorna attuale oggi. L'occasione è la nona lectio magristalis organizzata dai grillini al Tempio di Adriano, a Roma, dal titolo appunto “Sovranità a politica”. Iniziativa che si inserisce nelle attività di formazione promosse del M5s, parallelamente a quelle della “scuola”.

 

 

A discutere questa sera, oltre a Pasquale Tridico – candidato pentastellato alle prossime europee – e al leader Giuseppe Conte, ci saranno la professoressa di Dottrine politiche dell'Università di Bologna Maria Laura Lanzillo e Geminello Preterossi, docente universitario a Salerno (che non ha mancato di esprimere nei mesi scorsi perplessità sull'Ucraina ma anche sul Mes). E soprattutto Marcello Veneziani, intellettuale cosiddetto d'area, a destra, firma de La Verità dalle cui colonne commenta l'attualità politica e non solo, dal punto di vista dei conservatori. Veneziani, e lo dimostra anche l'articolo che ha firmato oggi sull'autonomia differenziata, di certo non nasconde, pur apprenzandolo, le sue perplessità sul governo. Ma altrettanto certamente non è proprio un riferimento di quel progressismo a cui Conte continua a richiamarsi.

E non era un riferimento progressista nemmeno Marco Tarchi, il politologo con un passato in orbita Msi – poi superato come ci ha tenuto più volte a sottolineare lui stesso – protagonista del precedente seminario, un mese fa, in quell'occasione dedicato alla “Patria”. Quel giorno confrontandosi con la filososa Donatella Di Cesare ribadiva la centralità della Patria, “con tutti i suoi limiti”, come dimensione ancora centrale della politica. Anche Tarchi è considerato in una certa misura un'intellettuale, se non organico, quantomeno legato alle vicende della destra italiana, di cui è appunto profondo conoscitore.

Dopo esserci collocato praticamente a sinistra del Pd, quando Letta era segretario, negli ultimi mesi Giuseppe Conte ha sempre evitato di definirsi di sinistra, riparandosi puntualmente, di fronte alle domande dei cronisti, dietro l'etichetta di “progressista”. E' il Movimento il vero partito di sinistra nell'opposizione? "Noi siamo i veri progressisti", ha risposto una volta al Foglio. Tra Trump e Biden preferisce non esprimersi, anche a costo di far storcere il naso ai dem e a quelli che potrebbero essere i suoi sodali. L'ambiguita come cifra politica e strategica, tanto più alla vigilia della contesa elettorale europea dove non serve allearsi, si corre con il proporzionale.

Così oggi l'avvocato di Volturara, con il suo Movimento, si dà all'esplorazione di concetti e parole proprie del governo Meloni e della destra italiana. Al punto che qualche sospetto inizia a venire. La sensazione sempre più concreta è che stia tentando di riposizionarsi, una volta ancora. Strizzandol'occhio di qua e di là. D'altra parte Conte è il premier del Redidto di cittadinanza ma anche quello dei decreti sicurezza. Con gli ultimi e contro gli ultimi. Un ritorno al partito pigliatutto, che rispolvera il mantra della fine delle ideologie. Ma più che andare oltre le classiche categorie di destra e sinistra, come amano ripetere, sembra che il Movimento quelle categorie voglia coprirle tutte.