l'intervista
Vittorio Emanuele Parsi: "A Meloni conviene tifare Biden"
Il professore di Relazioni internazionali della Cattolica: "Se vince Trump per lei e per la destra è un problema”
“La vittoria di Trump per la destra sarebbe come un richiamo della foresta, un ritorno al passato. E a Meloni porrebbe un bel po’ di problemi, soprattutto perché ringalluzzirebbe Salvini. E’ la leader europea che ha più da perdere”. Il politologo Vittorio Emanuele Parsi legge così la possibile rielezione del tycoon alla Casa Bianca e gli ipotetici risvolti sul governo italiano. “In più farebbe emergere delle contraddizioni nella nuova destra conservatrice”. Il docente di Relazioni internazionali all’Università Cattolica di Milano e firma del Foglio nella sua analisi parte da un presupposto: “Tanto sulla crisi di Gaza che sul’Ucraina, Meloni ma anche i ministri Tajani e Crosetto, hanno manifestato una piena convergenza con l’Amministrazione Biden. Anche se il tasto dolente è che l’Italia non ha dimostrato di volersi impegnare ancor di più nei confronti del governo di Kyiv”. Per questo, secondo Parsi, “se Trump dovesse vincere, per la premier si aprirebbero un po’ di questioni”.
Dice Parsi, analizzando l’ipotesi di un Trump-bis: “Intanto nella stessa Fratelli d’Italia c’è stato sostegno alla linea di Biden. Si può immaginare che un posizionamento differente porterebbe un contrasto non indolore per il suo partito. Ma la gran parte delle difficoltà deriverebbero da Salvini, uno che non ha mai rinnegato Putin”. E infatti il leader della Lega, al contrario della premier, non hai smesso di fare il tifo pubblicamente per Trump. “Un altro che si rafforzerebbe è Conte, espressione di un’opinione pubblica vittima di una retorica ammantata di finto pacifismo ma in realtà poco interessata alle sorte altrui, come quella ucraina. Per cui Meloni verrebbe pressata anche da una parte dell’opposizione”, analizza ancora Parsi.
In realtà, l’elezione di Trump seguirà la consultazione europea, in cui al di là dei diversi sovranismi, che spesso tra di loro sono molto diversificati, la premier Meloni potrebbe giocare un ruolo di primo piano nelle interlocuzioni e nella costruzione della prossima maggioranza europea. “Il rapporto tra Macron e Biden non è mai decollato ma quello con Trump sarebbe tra i peggiori al mondo. Eppure il presidente francese è già nel suo secondo mandato. Anche il cancelliere tedesco Scholz vive un’instabilità della sua coalizione. Per questo la leader che avrebbe più da perdere a livello europeo potrebbe essere proprio Meloni, per il ringalluzzimento di Salvini”. Peraltro, secondo Parsi, “mentre il leghista e altri leader sovranisti europei hanno condiviso l’idea di società retriva di Trump, Meloni è stata molto più abile a tenersi alla larga da una condivisione del suo conservatorismo che appare più opportunistico che altro. Credo che Trump non ci creda neppure a certe idiozie che va professando. La sua vittoria nelle elezioni di novembre sarebbe una tragedia in generale, ma anche un passo indietro notevole per una nuova destra conservatrice che cerca di trovare dei punti di equilibrio diversi nelle proposte che ha in mente rispetto a quella classica”.
Da un punto di vista prettamente sostanziale, il primo problema posto da Trump sarebbe ovviamente “il sostegno all’Ucraina, visto che in questi mesi i repubblicani hanno già fatto di tutto per ostacolare l’invio di nuovi aiuti”, dice Parsi. Ma sarebbe deleterio anche perché, analizza ancora il politologo della Cattolica, “mi aspetto che sia molto più estremista del primo mandato. Cercherebbe di eliminare tutti i suoi nemici. E se ne avrà la possibilità blinderà ancor di più il potere conservatore della Corte Suprema”. L’ultimo libro che ha scritto Parsi s’interroga sul concetto di Patria. Una vittoria di Trump non sarebbe un rilancio per il mantra meloniano di Dio, Patria e famiglia? “Come detto Trump a livello sostanziale non ha nulla del conservatorismo professato, visti i suoi trascorsi. Ma per il concetto di patria la sua vittoria sarebbe un dramma. E’ il leader che ha cercato di impossessarsi del concetto di patria stravolgendo in senso partigiano, tradendo la natura liberale e costituzionale della patria americana. Servendosi di una idea invece di servirla. L'assalto a Capitol hill dei suoi seguaci il 6 gennaio 2021 attesta plasticamente quanto sia divisivo e non includente la sua accezione di patriottismo. Peraltro in una nazione il cui motto recita ‘E pluribus unum’”. Insomma, conclude Parsi, “Meloni farebbe meglio a tifare per Biden”.