Passeggiate romane
Basilicata (data per persa), Firenze, europee: le paludi del Pd
La segretaria imputa a Speranza il caos lucano, mentre nel capoluogo toscano vincere al primo turno è complicato e il ballotaggio preoccupa. Nel frattempo la leader dem non ha ancora deciso se candidarsi per Bruxelles
Raccontano che la segretaria del Partito democratico Elly Schlein più che con Carlo Calenda, che da quando ha preso avvio il tormentone della Basilicata cannoneggia contro il Partito democratico un giorno sì e l’altro pure, ce l’abbia con Roberto Speranza. La leader dem infatti imputa all’ex ministro della Sanità il caos lucano. Speranza fino all’ultimo, stando a sentire i dem, ha sostenuto Angelo Chiorazzo, anche quando era stato fatto il nome dell’oculista Lacerenza, contribuendo così a complicare ulteriormente la vicenda della Basilicata che già era bella complessa di suo. Adesso la segretaria vuole che l’ex ministro di Giuseppe Conte riesca almeno a convincere Chiorazzo a correre per il candidato del campo semi-largo Marrese. Non perché si spera così di poter battere la destra. Perché quella partita si dà ormai per persa, ma per evitare ulteriori sfilacciamenti nel fronte delle opposizioni.
Si diceva che la partita viene data ormai per persa. Già perché senza Azione e Italia viva nessuno in Basilicata dà alcuna chance alle opposizioni. Anche se non tutti gli elettori di Carlo Calenda e Matteo Renzi dovessero seguire la scelta fatta dai loro leader, infatti, comunque quello che viene definito il “centro” sarà in grado di portare un tesoretto di consensi che va dal 7 al 10 per cento.
La prospettiva di un’ulteriore sconfitta elettorale dopo quella dell’Abruzzo ha messo in allarme il Nazareno. Conte si può anche permettere di perdere questa partita (accollando poi la colpa alle circostanze, al candidato, che è del Pd e non del Movimento 5 stelle e a diversi altri fattori). Per il leader del M5s non cambia niente anche perché tutti i suoi elettori sono convinti della scelta di non far partecipare Azione alla coalizione.
Per Schlein, invece, le cose sono molto diverse. Nel Pd i riformisti di Stefano Bonaccini sono molto irritati per tutta la gestione della vicenda e, soprattutto, per la decisione di andare dietro Conte sul veto ad Azione. Certo, sono in pochi a uscire allo scoperto per motivi di opportunità (non si spara alla segretaria quando una prova elettorale è alle porte) e per motivi di posti (quelli nella lista delle europee) ma tutti danno per scontato che nella prossima Direzione (che i riformisti solleciteranno a gran voce dopo il voto lucano) si porrà la necessità di un “chiarimento”.
Nel frattempo resta alto l’allarme anche per Firenze. Appare praticamente impossibile che Sara Funaro riesca a vincere al primo turno. Al ballottaggio quindi bisognerà conquistare altri voti. Solo che Matteo Renzi ha già lasciato intendere che i suoi non sono scontati e qualcuno teme che alla fine Italia viva possa convergere sul candidato del centrodestra Schimdt, l’ex direttore delle Gallerie degli Uffizi. Per questa ragione i dem che sono ancora in contatto con l’ex premier hanno già cominciato un’opera di avvicinamento nei suoi confronti. Ma nessuno da’ per certo l’esito di questa strategia.
E adesso che la segretaria del Partito democratico è in questo momento di grande difficoltà, dentro il Pd riprendono fiato tutti quelli che ritengono che Schlein non debba candidarsi alle elezioni europee. E i soliti dem bene informati sostengono che la stessa leader cominci a nutrire qualche perplessità, anche se i suoi fedelissimi, a partire dal capogruppo al Senato Francesco Boccia, la spronano a scendere in pista perché sono convinti che solo così potrà trarsi d’impaccio ed evitare che, dopo il voto di giugno, il suo ruolo venga messo in discussione.