Il commento

Decaro è il pasticcio indecente della furbizia levantina

Salvatore Merlo

Il sindaco di Bari chiagne e fotte. Ma di ispezioni come quella che riguarda il suo comune ce ne sono state 137 da quando è in carica. Stamattina il Pd in piazza

Nessun sindaco può reagire con la stizza e con gli sbotti per l’invio di tre ispettori ministeriali in una città in cui ci sono stati un centinaio di arresti per mafia (“è una dichiarazione di guerra”). Nessun sindaco può reagire con le lacrime del chiagne e fotte (“ho paura ma lotto”) perché lo stato vuole verificare cosa succede in un comune in cui la municipalizzata dei trasporti  è sospettata dai magistrati di essere infiltrata dalla mafia. Nessun sindaco può reagire con una manifestazione di piazza perché il Viminale vuole capire cosa accada in un Consiglio comunale in cui una consigliera di maggioranza, ma eletta dall’opposizione, è stata arrestata.  E invece Antonio Decaro, sindaco di Bari, presidente dell’Associazione dei comuni italiani, ha sbottato, ha pianto e stamattina ha pure organizzato una manifestazione, con tutto il Pd barese. Si tiene alle 10.30 nella piazza più antica di Bari vecchia, Piazza del Ferrarese. Questo lo slogan, e sembra davvero Forza Italia davanti al tribunale di Milano ai tempi dei processi Ruby. La scena finale del Caimano: “Giù le mani da Bari. IoStoConDecaro”. 


Il fatto è che Antonio Decaro, come Michele Emiliano e come Vincenzo De Luca, di cui è amico, è il tipico prodotto del pasticcio meridionale, che merita molto più interesse del duello tra Schlein e Meloni o della restaurazione del Campo largo con Giuseppe Conte. Egli infatti è tutto semplicità e verità, passeggiate, lacrime, bagni di folla, pochissime interviste di ragionamento e molti social: è la transumanza degli eletti a destra che passano con la sinistra, la taranta o il kamasutra del trasformismo del sud Italia: la sua cifra è l’eccesso popolare. E dunque forse non stupisce che questo sindaco che fa il pieno di voti sbotti, strepiti, pianga e chiami la piazza contro lo stato che sta semplicemente facendo quello che sempre si fa in questi casi.

 

Da quando infatti il sindaco Decaro è capo dell’Anci, l’associazione nazionale comuni italiani, lui ha dovuto fare i conti con circa 137 accessi ispettivi del Viminale nei comuni che lui rappresenta. E mai Decaro ha fatto una sceneggiata come quella dell’altro giorno a Bari. E’ una questione di decenza. Mai infatti aveva chiamato la piazza come stamattina. Lo fa adesso, perché l’intervento del ministero riguarda il suo comune. Bari. E lo fa adesso perché c’è la campagna elettorale. Lo fa adesso perché intende candidarsi alle europee tra pochi mesi. E forse lo fa anche perché, presentendo la debolezza di Elly Schlein, ha anche ambizioni nazionali, come dicono in tanti nel suo Pd. Vuole fare il segretario del partito? D’altra parte è persino seguito da una notissima azienda di marketing politico che si chiama Proforma, e che ha lavorato anche per Matteo Renzi. Gliel’hanno suggerito loro di piangere? Di arrivare in conferenza stampa senza la fascia tricolore per poi rimettersela, in un climax drammatico, con un gesto da soap opera di Rai1? Era preparata da un copyrighter pubblicitario l’espressione “atto di guerra” che sa un po’ di Churchill e un po’ (tanto) di Armando Testa? Chissà. Bari è la terra del pensiero meridiano e delle astuzie levantine dove l’imbroglio è ornamento barocco, dunque anche lacrime. Chiagne e fotte. Ed è per questo che Decaro, come Emiliano, in questi anni a Bari ha messo in scena la geometria non euclidea dell’ammucchiata. La consigliera comunale arrestata era stata eletta a destra, sì, ma era passata a sinistra. Tuttavia, alla fine, di tutta questa storia, soprattutto resta la sensazione indecente di una reazione scomposta e indegna di una amministrazione civile. Come può davvero il Pd scendere in piazza stamattina, contro chi? Contro lo stato che manda tre ispettori, Claudio Sammartino, prefetto in quiescenza, Antonio Giannelli, viceprefetto e Pio Giuseppe Stola, maggiore dello Scico della Guardia di finanza, tre galantuomini che probabilmente non scioglieranno nemmeno il comune com’è accaduto nell’80 per cento dei casi di comuni coinvolti in ispezioni in questi anni in cui Decaro – rimanendo correttamente in silenzio – ha fatto il presidente dell’Anci? 

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.