Pina Picierno (Ansa)

L'intervista

Picierno (Pd): “Un errore le scelte di Schlein su Kyiv, candidature rosa e Patto di stabilità”

Pietro Guastamacchia

"Il Pd non disperda lo sforzo di Gentiloni. Leggere sui giornali di possibili capolista e in generale di scelte che avrebbero un effetto penalizzante sulle donne dem lo trovo poco rispettoso nei confonti di chi fin qui ha lavorato per il partito", dice la vicepresidente del Parlarmento europeo

Bruxelles. Al quindicesimo piano della torre degli uffici dell’Eurocamera, a Bruxelles, il piccolo giardino zen da tavolo della vicepresidente del Parlamento europeo, Pina Picierno, sembra colpito da una tempesta di sabbia e si presenta con un aspetto molto poco zen. “Non farò giri di parole”. Se si concretizzasse la scelta delle candidate civiche come capolista in tutte le circoscrizioni, in aggiunta alla candidatura di Schlein, “sarebbe oggettivamente un problema, un problema di femminismo”, spiega  Picierno al Foglio. Ad agitare i rapporti della vicepresidente Ue con la direzione del suo partito, il Pd, però non sono solo le liste ma anche una serie di scelte, dall’Ucraina al Patto di stabilità. 

Sono decisioni che mettono a nudo le divergenze tra la linea della segretaria Schlein e parte di quell’anima del Pd che per per cinque anni ha tenuto a Bruxelles il timone fermo su una linea di politica riformista. Sulle liste però si è aperta una trincea molto profonda. La tattica elettorale che piace al Nazareno infatti rischia di mettere in difficoltà tutte le eurodeputate in carica che si vedrebbero relegate dalla quarta posizione in giù. “Sarebbe una scelta incomprensibile perché abbiamo fatto della parità di genere una bandiera e del femminismo il nostro tratto identitario”, dice Picierno. “Il femminismo e la sorellanza si rivendicano, ma soprattutto si praticano ogni giorno, specie in scelte che hanno un impatto importante, come la composizione delle liste”.

Nel suo collegio, quello dell’Italia meridionale, la vicepresidente uscente infatti potrebbe veder candidata la giornalista Lucia Annunziata, seguita prima dal sindaco di Bari, Antonio Decaro, e poi dalla segreteria stessa. Notizia che lei stessa ha appreso dalle agenzie. “Certamente leggere sui giornali di possibili capolista e in generale di scelte che avrebbero un effetto penalizzante sulle donne del Pd lo trovo poco rispettoso nei confonti di chi fin qui ha lavorato per il partito”, spiega Picierno, che però si dice anche “certa che troveremo nei prossimi giorni un metodo di lavoro che tenga conto di tutto”. 

L’armonia in casa dem tuttavia scricchiola anche sull’Ucraina con parte del Pd, e della segreteria, sempre più affascinata dalle sirene del pacifismo M5s. Movimenti tellurici che impensieriscono Picierno, spesso descritta come portatrice di una posizione intransigente di supporto alla causa Ucraina. “Non è intransigenza, credo sia lucida valutazione dei rischi che corrono le nostre democrazie e la nostra sicurezza di fronte al largo disegno egemonico di aggressione di Vladimir Putin e delle altre autocrazie. E’ la mia posizione, certamente, ma è soprattutto la posizione del Parlamento europeo e della Commissione, del gruppo S&D e del Pse. Tuttavia, non mi sfugge che ci siano toni e accenti legittimamente diversi. Il cuore della questione però non è in discussione”, assicura Picierno. 

Dissapori inoltre si registrano anche sulla nuova linea barricadera scelta da Schlein sui temi economici. All’ultima plenaria del Parlamento europeo gli eurodeputati si esprimeranno in merito all’accordo finale sul Patto di stabilità, la riforma della governance economica europea, negoziata per conto della Commissione Ue dal Commissario Paolo Gentiloni. Un testo che Schlein ha già fatto sapere di voler impallinare, chiedendo l’astensione della sua delegazione.
“Quella riforma certamente non ci soddisfa per nulla – spiega la vicepresidente – ma serve freddezza e lucidità. La tenacia del commissario Gentiloni non può essere dispersa con un’alzata di spalle, vale lo stesso ragionamento fatto per la politica estera: credo che nessuno possa permettersi di gettare alle ortiche cinque anni di lavoro in Europa”.

Le scelte della segreteria romana dunque sembrano ridurre lo spazio per i moderati e i riformisti nel Pd brussellese, alle prese con l’avanzata di una linea più radicale. Torna alla mente la polemica, poi sfumata, del cambio nome al gruppo dei Socialisti e democratici a Bruxelles, quando una circolare interna diramata dalla dirigenza spagnola tastò il terreno per levare la dizione “Democratici” dal nome del gruppo. “La polemica per l’appunto è rientrata e così deve rimanere”, taglia secco Picierno con un augurio per il futuro: “Nella prossima legislatura i Socialisti e Democratici dovranno essere capaci di allargare il proprio consenso e di estendere le proprie alleanze. Non sarà il tempo per affermare ciò che siamo, ma sarà il tempo di costruire ciò che vogliamo”.
 

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