Il caso
"Affidai Decaro alla sorella del boss". Ora tutti smentiscono Emiliano ma il centrodestra attacca
"Mai visto", dice la sorella di Capriati. "Emiliano non ricorda bene", si smarca il sindaco di Bari, che però sul palco di sabato non si è dissociato da quanto detto dal presidente pugliese. Intanto spunta una sua foto con due della famiglia criminale, che si difendono: "Scattata durante la festa di San Nicola. Non c'entriamo col boss"
"Per quanto attiene a quell'episodio in particolare, di quasi venti anni fa, Emiliano non ricorda bene. È certamente vero che lui mi diede tutto il suo sostegno, davanti alle proteste di buona parte del quartiere, quando iniziammo a chiudere Bari Vecchia alle auto, ma non sono mai andato in nessuna casa di nessuna sorella” del boss di Bari vecchia Antonio "Tonino" Capriati. Dopo la manifestazione di sabato 23 marzo, convocata contro la decisione del ministro Piantedosi di mandare gli ispettori per valutare lo scogliemento del comune di Bari, il sindaco Antonio Decaro prova a smarcarsi dalle dichiarazioni fatte sul palco dal presidente della Puglia. Peccato che Decaro non abbia approfittato della piazza barese per dissociarsi subito dalle parole di Michele Emiliano. Quest'ultimo infatti ha raccontato di essersi recato, anni fa, insieme all’allora assessore Decaro a casa di Emanuella Capriati, sorella di Tonino, storico boss di Bari Vecchia. "Gli andai a dire: 'vedi che questo ingegnere, assessore mio, deve lavorare perché qui c'è pericolo che i bambini possano essere investiti dalle macchine. Quindi se ha bisogno di bere, se ha bisogno di assistenza, te lo affido'".
La smentita (tardiva) di Decaro, in ogni caso, trova conferma anche nella parole di Lina Capriati, proprio la sorella del boss a cui si riferiva Emiliano. “Mai, mai è successo. Mai visto Decaro con Emiliano! Quando mai Decaro è venuto qui”, ha detto ieri la donna al Tg1.
Stamattina il quotidiano La verità ha pubblicato una foto che ritrae Decaro in compagnia di un'altra sorella del boss, Elisabetta e della figlia Annalisa MIlzi. Uno scatto che risale al 2023, quindi molti anni dopo l'episodio raccontanto da Emiliano. "Non è possibile fare una foto, un selfie, mi dica lei? Mi dica se è normale. Io devo fare una querela adesso, non si dovevano permettere di usare la mia foto senza alcun consenso", ha commentato oggi, sempre al Tg1, Annalisa Milzi spiegando che la foto risale alla festa di San Nicola dello scorso anno. "Chiesi al sindaco: è possibile fare una foto? Lui ha risposto: assolutamente sì. Che c’entra ora associare altro. Siamo persone oneste, i Capriati sono 11 fratelli, non c’entriamo con il boss", ha concluso la donna.
Parole che comunque non hanno placato i sospetti del centrodestri che questa sono tornati all'attacco dell'amministrazione Decaro.
Ieri il governatore Emiliano ha provato ad addrizzare il tiro, spiegando che le sue parole pronunciate in piazza non sono state comprese, sono state strumentalizzate. "Leggo agenzie nelle quali si fraintende una frase che ventimila persone presenti oggi in piazza hanno perfettamente compreso. Ho raccontato un fatto realmente avvenuto quando chiudemmo al traffico Bari Vecchia. E di fronte ad un episodio nel quale avevano invitato il mio assessore ad andarsene dai luoghi dove stava lavorando, andai di persona dalla sorella incensurata del boss Antonio Capriati, che avevo arrestato e fatto rinviare a giudizio e poi condannare per omicidio, per farle capire che le cose erano cambiate, quegli atteggiamenti non erano più tollerati, che potevano rivolgersi all’assessore solo con modi civili ed educati (e qui l'iperbole 'te lo affido se ha bisogno di bere, di assistenzà) visto che si trovava lì per svolgere il suo lavoro", si legge nella precisazione.
Il centrodestra intanto continua a invocare anche l'intervento della commissione parlamentare Antimafia. Mentre "io non avrei mai parlato con la sorella di un boss, per nessun motivo”, ha detto ieri il vicepremier Antonio Tajani. Parole di condanna sono arrivate anche da un altro ministro, Roberto Calderoli che tuttavia ha anche detto che la norma sullo scioglimento dei comuni "va assolutamente cambiata. Purtroppo quella parte è all’interno del testo unico sugli enti locali. Io l’ho detto a Piantedosi: stralciamola quella parte. Il problema va affrontato”. Per il vicesegretario leghista Andre Crippa: “Il Viminale proceda quanto prima con lo scioglimento del Comune di Bari. Dopo l’autodenuncia di Emiliano è impossibile e intollerabile continuare ad avere in carica un presidente di Regione e un sindaco del capoluogo che si affidano alla sorella di un boss per portare avanti l’attività sul territorio”. Nelle prossime ore dovrebbe tenersi una conferenza stampa dei parlamentari pugliesi del centrodestra.
A difesa di Emiliano e Decaro è invece intervenuto il senatore pugliese e capogruppo del Pd Francesdo Boccia. "Vedo che gli esponenti della destra per cercare di uscire dalla buca nella quale sono caduti su Bari continuano a fare un uso scorretto e improprio delle istituzioni. Non gli è bastata una piazza indignata con oltre diecimila persone che hanno difeso Bari e la storia straordinaria di questi 20 anni. Ora è la volta della commissione Antimafia che dovrebbe essere il tribunale dove processare Michele Emiliano per una frase che il presidente della regione Puglia ha già precisato e che il sindaco di Bari ha già chiarito per la parte che lo riguarda".